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Autore principale: Bulferetti, Luigi <1915-1992>
Pubblicazione: Pisa : Ipem, [1983]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: analitico, Lingua: ita, Paese: IT
Per storiografia s'intende la descrizione della storia (in greco graphia, da graphè, "descrizione") e comprende tutte le forme di interpretazione, di trattazione e trasmissione di fatti e accadimenti della vita degli individui e delle società del passato storico. Con il termine storiografia si indicano anche tutte le opere storiche relative a uno specifico periodo o che si riferiscono a un definito argomento o scritte in osservanza a un determinato metodo
Il metodo scientifico (o metodo sperimentale) è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile: esso consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare; dall'altra, nell'analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati, associando cioè, come enunciato per la prima volta da Galilei, le «sensate esperienze» alle «dimostrazioni necessarie», ossia la sperimentazione alla matematica.Nel dibattito epistemologico si assiste in proposito alla contrapposizione tra i sostenitori del metodo induttivo e quelli del metodo deduttivo, con l'approccio scientifico che è valutato diversamente anche in base al suo campo di applicazione, ossia se si riferisce alle scienze naturali, o viceversa a quelle umanistiche (nel primo caso si parla di «scienze dure», nel secondo di «scienze molli»). Sebbene la paternità ufficiale del metodo scientifico, nella forma rigorosa sopra definita, sia attribuita storicamente a Galileo Galilei, da cui anche il nome metodo galileiano, studi sperimentali e riflessioni filosofiche in merito hanno radici anche nell'antichità, nel Medioevo e nel Rinascimento.
Per fonte si intende, nelle discipline storiche in particolare - secondo la sintetica definizione di Paul Kirn - «ogni testo, oggetto o manufatto da cui si può ricavare una conoscenza del passato»; più diffusamente possono chiamarsi fonti «tutti i resti del passato, materiali o immateriali, scritti o non scritti, prodotti intenzionalmente da chi ci ha preceduto per lasciare memoria di sé e delle proprie azioni, o risultato meccanico delle varie attività umane».Per definizione quindi ogni fonte è oggetto di ricerca da parte degli storici. Il primo passaggio della ricerca storica è l'esame della "raccolta delle fonti", ossia dell'insieme delle fonti disponibili su un dato argomento; la raccolta non è in genere operata dal solo storico professionista, ma è basata sul lavoro di altre figure professionali quali gli archeologi, i genealogisti, i paleografi, i numismatici, eccetera: per il lavoro di ricerca è fondamentale disporre di raccolte di fonti metodicamente ordinate e selezionate, per arrivare a una valutazione ragionevole dei fatti.Alla raccolta segue la critica: la critica delle fonti è stata introdotta, tra gli altri, da Johann Gustav Droysen e Barthold Georg Niebuhr nelle discipline storiche, e sviluppata da Ernst Bernheim; si interessa in primo luogo di valutare l'autenticità di una fonte, successivamente di verificarne l'affidabilità, e ciò tramite metodi complessi che integrano numerose conoscenze, oggi sempre più interdisciplinari. Anche la storia della critica, ovvero il susseguirsi delle interpretazioni date nel tempo di una determinata fonte, come pure la storia degli interventi umani che l'abbiano deformata (la cosiddetta "tradizione"), rivestono un'importanza fondamentale nell'inquadramento della fonte stessa.
La storiografia quantitativa è una corrente storiografica che si serve di un metodo di ricerca e organizzazione di fonti quantitative che permettano allo studioso di basare le sue ricostruzioni storiche su una quantità notevole di dati, elaborati tramite operazioni matematiche, statistiche e informatiche . La descrizione degli avvenimenti storici si è in genere sempre avvantaggiata delle misurazioni quantitative per rafforzarne l'autenticità ma, negli anni Cinquanta del XX secolo, la storia quantitativa tradizionale, che si era rivolta soprattutto allo studio di fenomeni economici, ora, ad opera della scuola statunitense della New economic history, estendeva il metodo quantitativo alla storia del lavoro e della schiavitù, dell’agricoltura e dei trasporti. Alla storia si cercava così di attribuire una validità scientifica, mai finora raggiunta, grazie al nuovo metodo storico, empirico e oggettivo, che realizzava l'unione tra storia e scienze esatte: una nuova storia che dagli Stati Uniti approdò anche in Europa, specie nella storiografia francese . Nella storiografia quantitativa il metodo e le analisi statistiche, affiancandosi alla comprensione intuitiva, acquistano un ruolo primario nelle ipotesi relative a processi ed effetti storici: si pensi ad esempio all'importanza dei dati statistici per la storia del clima. L'avvento del personal computer e di programmi informatici di elaborazione dati, attorno alla metà degli anni 1980-90, hanno permesso agli storici di più ampiamente avvalersi dapprima dell'uso della statistica e, in seguito, dell'informatica operando una vera e propria rivoluzione documentaria. François Furet e Pierre Chaunu, considerato quest'ultimo uno dei fondatori della nuova storiografia, hanno mostrato da una parte il progresso e l'innovazione apportati dalla storia quantitativa e dall'altra i limiti del nuovo metodo: ed è quindi necessario possedere fonti da cui è possibile ricavare una grande quantità di dati, come ad esempio il registro parrocchiale, verificare l'omogeneità dei dati raccolti, la loro completezza e come sono stati trasmessi tenendo conto che «il privilegio sociale esistente nei secoli trascorsi ha condizionato la possibilità delle fonti storiche e lo studioso riesce difficilmente a ovviare a tale inconveniente» . Insomma il nuovo storico deve utilizzare il calcolatore senza assistere in maniera passiva alla produzione "oggettiva" della storia da parte dei documenti.
La storiografia romana deve ai Greci l'invenzione di questo genere letterario. I Romani ebbero grandi modelli su cui basare le loro opere, come Erodoto e Tucidide. I modelli storiografici romani sono comunque diversi da quelli greci, e esprimono preoccupazioni tipicamente romane. Il suo stile si basava sul modello secondo cui venivano registrati gli avvenimenti sugli Annali del Pontifex maximus (o Annales pontificum). Gli Annales pontificum includono una vasta gamma di informazioni, comprendenti documenti religiosi, nomi di consoli, morti di sacerdoti, elezioni di politici, trionfi di generali, importanti fenomeni naturali ecc. sulla vita della città. Tali documenti consistevano in una serie di tavolette di legno sbiancato, le Tabulae dealbatae (tavolette bianche), contenenti informazioni sull'origine della repubblica.
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