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Autore principale: Rucellai, Giovanni
Rosmunda, talvolta anche Rosamunda (... – fl. 572), fu una nobildonna gepida, regina consorte dei Longobardi e regina consorte d'Italia come moglie di re Alboino. La sua fama si deve a un celeberrimo episodio che la vide orrendamente coinvolta. Infatti, dopo essere stata rapita e maritata ad Alboino, secondo la tradizione fu costretta da quest'ultimo a bere direttamente dal teschio del suo stesso padre, da lui sconfitto e assassinato pochi anni prima. Tale episodio riaccese il desiderio di vendetta e la spinse a partecipare (o comunque a non opporsi) alla congiura regicida contro il marito, ordita dall'amante Elmichi e favorita dai Bizantini. La sua vita intrisa di passione, violenza e barbarie ha ispirato nei secoli, soprattutto durante il Romanticismo, varie opere poetiche e letterarie: si ricordano in particolare le tragedie di Giovanni Rucellai (Rosmunda, 1516), di Vittorio Alfieri (Rosmunda, 1783), di Algernon Swinburne (Rosamond, 1860).
Rosmunda Benedetta Pisaroni, nome d'arte di Benedetta Pisaroni (Piacenza, 16 maggio 1793 – Rivergaro, 6 agosto 1872), è stata un contralto italiano, inizialmente attivo come soprano, celebre per le sue interpretazioni rossiniane. Sebbene, secondo alcuni, cantasse piuttosto come soprano sfogato, la carriera della Pisaroni può essere suddivisa in due epoche, la prima in cui cantò come soprano e la seconda, di gran lunga più fortunata, come contralto. A differenza delle contemporanee Maria Malibran o Giuditta Pasta, non alternò ruoli di soprano con ruoli di contralto, il suo fu piuttosto un caso di evoluzione vocale.
Rosmunda è una tragedia di Vittorio Alfieri. Alfieri stesso scrisse nella sua Vita che questa tragedia venne ideata nel 1779; nello stesso anno ci fu una prima stesura, mentre la verseggiatura risale al 1780. Si tratta di una tragedia basata su antecedenti storici reali, ma le vicende che vengono narrate sono frutto dell'invenzione dell'autore. Alfieri si disse in seguito perplesso sulla scelta di ricorrere a un soggetto del tutto inventato: «Credo oltre ciò, che sia anche mal fatto di volere interamente inventare il soggetto d'una tragedia; perché il fatto non essendo noto a nessuno, non può acquistarsi quella venerazione preventiva, ch'io credo quasi necessaria, massimamente nel cuore dello spettatore affinch'egli si presti alla illusion teatrale».Alfieri descrisse così i personaggi della tragedia: Rosmunda «è un carattere di una singolare ferocia, ma pure non in verisimile, visti i tempi: e forse non del tutto indegna di pietà [...] se si pon mente alle crudeltà infinite a lei usate da altri»; Almachilde è «un carattere veramente tragico, in quanto egli è colpevole ed innocente quasi ad un tempo; ingiusto ed ingrato per passione, ma giusto e magnanimo per natura; ed in tutto, e sotto vari aspetti, fortissimamente appassionato sempre, e molto innalzato dall'amor suo»; Romilda «mi pare che faccia un contrasto molto vivo e tenero con la ferocia di Rosmunda: ed ella mi par calda quanto basti»; Ildovaldo «è un perfetto amatore e un sublime guerriero. Le tinte del suo carattere hanno però un non so che di ondeggiante fra i costumi barbari dei suoi tempi, e il giusto illuminato pensare dei posteriori».. L'autore sembrava piuttosto soddisfatto del risultato ottenuto: «Mi risulta dal tutto, che questa tragedia è la prima di quattro soli personaggi, in cui all'autore sia riuscito di creare quattro attori diversi tutti, tutti egualmente operanti, agitati tutti da passioni fortissime, che tutte s'incalzano e si urtano e s'inceppan fra loro».L'idea della scena finale, in cui i due amanti di Romilda vedono la giovane soccombere sotto i colpi di Rosmunda, è presa in parte dal romanzo Mémoires d'un homme de qualité, di Prévost.
Rosmunda e Alboino è un film del 1961 diretto da Carlo Campogalliani.
Alboino (Pannonia, 530 circa – Verona, 28 giugno 572) è stato re dei Longobardi dal 560 circa al 572, anno del suo assassinio. Nel 568 guidò il suo popolo alla conquista dell'Italia, abbandonando la terra natia, la Pannonia. Riuscito nell'impresa che tutti i Germani avevano sognato (conquistare l'Italia), divenne un personaggio leggendario. Esistevano diversi canti epici longobardi sulle sue imprese; Paolo Diacono vi si ispira per numerosi episodi da lui narrati nella sua Historia Langobardorum. La storia si confonde con la fantasia, a causa delle tradizionali gesta arricchite via via con il passare del tempo, e la sua figura sfocia pertanto nella leggenda, rendendo la cronologia e i fatti molto spesso confusi.
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