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Autore principale: Pignotti, Lamberto ; Stefanelli, Stefania, 1948-
Scritti sulla letteratura e sull'arte è la più importante raccolta di saggi letterari di Bertolt Brecht comparsa in Italia. La prima edizione è stata curata da Cesare Cases per i Saggi di Einaudi nel 1973. Raccoglie scritti che vanno dal 1920 al 1956. Dalla "spavalderia monellesca" degli scritti giovanili, all'impegno dell'intellettuale tedesco in esilio contro il nazismo, alla polemica con György Lukács sul realismo, l'antologia permette di ricostruire l'itinerario di un artista sui generis, che non si propone soltanto di descrivere la realtà, ma si impegna per cambiarla. Accade così che in questi saggi sulla letteratura e sull'arte, di 'opere' d'arte e letteratura si parli assai poco. Appare più spesso l'arte come istituzione che deve, costretta dalla contingenza, fare i conti con ciò che è fuori di sé, battendosi per la propria sopravvivenza contro la malafede del capitalismo e successivamente contro la repressione dei totalitarismi. Questa lotta avviene all'interno del "Mercato": Brecht, ad esempio, non si fa scrupolo di citare in giudizio una società cinematografica per l'inadempimento delle clausole di un contratto. Lo stesso atteggiamento pragmatico emerge in un frammento indirizzato a Thomas Mann: ... la lotta fra la Sua e la mia generazione... non sarà una lotta per le opinioni, ma una lotta per i mezzi di produzione. Un esempio: nella polemica noi dovremo lottare per occupare non il Suo posto nella storia dello spirito tedesco, bensì il Suo posto in un giornale che ha 200.000 lettori. Le Sue idee sono innocue... la Sua posizione politica (nei confronti della borghesia: una venerazione pervasa di ironia) non dà nell'occhio... Di pericoloso in Lei e nei Suoi defunti giganti del pensiero c'è una cosa sola: che essi ci fregano quei mezzi di produzione che hanno tanta importanza... È insito nella nostra natura che lei combatta signorilmente e io no. Lei dunque non avrà nessuna intenzione di ammazzarmi! Io, però, l'intenzione di ammazzare Lei ce l'ho. Nel partecipare alla lotta per il possesso dei mezzi di produzione (sul fronte che gli compete: quello degli artisti), Brecht manifesta la sua volontà di costituirsi come intellettuale organico al proletariato.
La poesia visiva nasce da tutte quelle sperimentazioni artistiche e letterarie compiute nel clima della Neoavanguardia, a partire dagli anni sessanta del XX secolo. Anche se, tuttavia, è dalla rinascita culturale del secondo dopoguerra che le ricerche verbo-visive hanno il loro punto di partenza, come presa di posizione critica sulla cultura, sulla società e sul linguaggio attraverso il quale si esprime la nuova realtà modernizzata e industrializzata del secondo dopoguerra. Sono gli anni in cui gli intellettuali si specializzano negli ambiti della cultura e si fanno più pragmatici e coinvolti nell'interpretazione dei grandi mutamenti della società e nella partecipazione attiva alla critica militante, culturale e sociale. Attività intellettuali che rispecchiavano il desiderio di rinnovamento e, quindi, di svecchiamento della cultura italiana, ancora ancorata all'estetica romantica e simbolista, all'idealismo crociano e gentiliano. La Neoavanguardia - all'interno della quale si sviluppano le ricerche verbo-visuali - si qualifica come uno strumento di analisi, come azione sul piano della cultura, come interpretazione della realtà e, di conseguenza, come analisi dell'intreccio fra Arte e Cultura, caratteristico dei dibattiti intellettuali degli anni Sessanta. Le ricerche linguistiche ed estetiche della Poesia Visiva nascono in questi contesti - facili definire - di "eclettismo" culturale. Solo analizzando la cultura e le ideologie dell'epoca si può avere una chiara percezione della complessità dei dibattiti e del perché la Poesia Visiva abbia avuto uno sviluppo simultaneo a livello mondiale, collocandosi a metà fra i generi artistici e i generi letterari, essendo essa un fenomeno ibrido di Arte e Letteratura..
La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di "creazione") è una forma d'arte che crea, con la scelta e l'accostamento di parole secondo particolari leggi metriche, un componimento fatto di frasi dette versi, in cui il significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi. La poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa, in cui le parole non sottostanno alla metrica. La lingua nella poesia ha una doppia funzione: - Vettore di significati - con contenuti sia informativi sia emotivi; - Vettore di suoni. Per svolgere efficacemente questa duplice funzione, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni rispetto alle norme dell'Italiano neostandard (le cosiddette licenze poetiche) se ciò è funzionale (non solo esteticamente) ai fini della comunicazione del messaggio. A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, anziché essere letta direttamente, è ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo e il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo la dimensione teatrale della dizione e della recitazione. Nel mondo antico - ed anche in molte culture odierne - poesia e musica sono spesso unite, come accade anche nei Kunstlieder tedeschi, poesie d'autore sotto forma di canzoni accompagnate da musiche appositamente composte. Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale. Queste particolari criticità insite nella traduzione poetica determinano spesso un ampliamento del ruolo e delle competenze del traduttore anche in relazione alla progettualità e al lavoro editoriali nell'allestimento di raccolte e collane di poesia tradotta.
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