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Autore principale: Saint Clair, André
Per movimento cattolico in Italia si intendono tutte le forme associative create dai laici cattolici nell'Italia unita (ossia dopo il 1861). Fino al 1919 le associazioni cattoliche furono attive sul fronte sociale e culturale; dal 1919 anche su quello politico.
L'Azione Cattolica Italiana (in acronimo AC o ACI) è un'associazione cattolica laica finalizzata alla collaborazione con le gerarchie ecclesiastiche della Chiesa cattolica; l'origine risale al 1867.Nel 1954 contava due milioni e mezzo di iscritti, dei quali un milione e settecentomila tra le sole associazioni giovanili; nel 1959 giunse al massimo di 3.372.000. Nel 2018 contava 283.002 soci e, secondo i dati emersi dalle ricerche della Conferenza Episcopale Italiana, alle sue attività partecipano ogni anno complessivamente oltre un milione di cattolici italiani. L'attuale presidente nazionale è Matteo Truffelli, mentre l'assistente ecclesiastico è il vescovo Gualtiero Sigismondi.
La Federazione Universitaria Cattolica Italiana, nota soprattutto con l'acronimo F.U.C.I., è una federazione di gruppi di studentesse e studenti universitari cattolici. È stata uno dei capisaldi della formazione degli intellettuali cattolici italiani del XX secolo, e fu anche l'unica associazione cattolica riconosciuta nelle università durante il ventennio fascista, nella quale si formò buona parte della futura classe dirigente della Democrazia Cristiana. Ancora oggi è attiva nella formazione alla politica e alla responsabilità civile ed ecclesiale delle coscienze degli studenti universitari.
Il regionalismo, in Italia, è il processo di decentramento che ha portato a concedere autonomia legislativa e amministrativa alle regioni italiane. Il decentramento amministrativo è stato introdotto nel 1948 con la Costituzione Italiana, in cui viene esplicitamente citato all'articolo 5, come principio alternativo e opposto al principio dell'accentramento amministrativo. Il più ampio decentramento amministrativo viene realizzato concretamente attraverso l'attribuzione delle relative funzioni a organi diversi da quelli centrali, ovvero gli enti locali. Sebbene costituzionalmente previsto, il decentramento avvenne in maniera graduale e progressivo, in tema si ricordano la legge 16 maggio 1970, n. 281, la legge 22 luglio 1975, n. 382 e il d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112. I suoi fautori sostengono che il decentramento regionale offra maggiori garanzie contro ogni attentato alla libertà: esso risponderebbe agli effettivi bisogni della vita del paese (autonomie amministrative che comportano una maggiore conoscenza dei problemi economici della singola regione), varia nella sua unità, e permetterebbe una struttura dello Stato più articolata e democratica.
Record aggiornato il: 2025-09-23T01:36:47.397Z