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Autore principale: Arvon, Henri
L'esistenza di Dio costituisce una delle fondamentali questioni aperte della filosofia e in particolare della metafisica. La teologia si occupa fin dai tempi della Grecia antica della natura e delle opere di Dio o degli dei. Le diverse teologie hanno spiegato in vario modo l'origine della fede in Dio facendo riferimento, per esempio, al ragionamento, alla rivelazione soprannaturale o alla libera scelta del singolo. Un esempio della prima posizione è la teologia cattolica, che nella linea di Tommaso d'Aquino ritiene l'esistenza di Dio tutt'altro che auto-evidente alla ragione, ma cui la ragione può giungere in seguito a un ragionamento fondato su argomenti naturali, ovvero non rivelati (cfr. Teologia fondamentale). Un esempio della seconda è il luteranesimo, che conta sul principio dei cinque sola per giustificare la credenza in Dio. Particolarmente nell'età contemporanea (anche se non mancano spunti nel mondo antico) alcuni filosofi hanno teorizzato, usando varie argomentazioni razionali, l'inesistenza di un dio (ateismo). Spesso hanno difeso questa loro tesi in opposizione alle tradizionali ontologie teistiche alla base di metafisiche fisicalistiche, spiritualistiche o umanistiche.
Il teismo, nell'accezione più ampia, è la credenza che esista almeno una divinità. Più specificamente, il teismo è comunemente una dottrina monoteistica riguardante la natura di una divinità e il rapporto tra quest'ultima e l'universo. In tale senso specifico, il teismo concepisce Dio come personale, presente e attivo nel governo e nell'organizzazione del mondo e dell'universo; descrive così la concezione classica di Dio che si trova nel cristianesimo, nell'ebraismo, nell'islam, nel sikhismo e nell'induismo. L'uso del termine "teismo" per indicare questa forma classica di monoteismo ebbe inizio durante la rivoluzione scientifica del XVII secolo per distinguerlo dall'allora emergente deismo, il quale sosteneva che Dio, sebbene trascendente e supremo, non interviene nel mondo naturale e potrebbe essere conosciuto per via razionale, non tramite una rivelazione. Il termine "teismo" deriva dal greco theòs, ossia "dio". Questo termine venne utilizzato per la prima volta da Ralph Cudworth. Secondo la definizione di Cudworth, sono "strictly and properly called Theists, who affirm, that a perfectly conscious understanding being, or mind, existing of itself from eternity, was the cause of all other things". Dio, per i teisti storici, è una divinità non sempre ben definita, a volte di carattere più personale e a volte più impersonale, ma comunque caratterizzata da una volontà e da una provvidenza. In tal senso l'intendevano sia Voltaire (il quale, però, nel suo Dizionario filosofico, definisce “teismo” ciò che oggi intendiamo con “deismo”) che Rousseau come compromesso tra il panteismo e il monoteismo. Il primo, di Dio accentuava la natura provvidente e deterministica, il secondo la bontà e l'elemento sentimentale. Lo stesso Kant presenta una distinzione del deismo dal teismo: Nell'accezione kantiana, diventata poi canonica, Dio interviene nel mondo attraverso i miracoli, le conversioni, i pentimenti, e può essere intuito attraverso la fede e per alcune correnti anche attraverso la ragione. In senso esteso e corrente, per teismo si intende anche la credenza in un Dio unico, supremo, perlopiù personalizzato e provvidenziale. Il termine teismo nell'accezione storico-filosofica è stato quindi definito da Immanuel Kant. Quelli che prima di lui avevano fatto uso del termine non ne avevano data definizione sufficientemente chiara e non esisteva una chiara distinzione tra teismo e deismo. La tesi teista si oppone a ateismo e agnosticismo ed è diversa dal panteismo.
Il deismo (dal latino: deus) è una filosofia razionalista e anticlericale sviluppatasi nei secoli XVII e XVIII in Gran Bretagna, diffusa successivamente in Francia, Germania e Stati Uniti d'America. Nato in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione, il deismo intendeva porre fine ai contrasti fra le religioni rivelate in nome di quell'univocità della ragione sentita, in particolare nell'ottica dell'Illuminismo, come l'unico elemento in grado di unire in fratellanza tutti gli esseri umani. In quest'ambito Kant nella Critica della ragion pura diede una definizione dei due termini di deismo e teismo: Il deismo assume quindi a priori l'esistenza di un Essere Supremo, creatore e regolatore delle leggi dell'universo, indispensabile a spiegarne l'ordine, l'armonia e la regolarità. Nega però sia la necessità di una rivelazione, dalla quale comunque prescinde ritenendo che sia solo per gli incolti, sia la storicità di qualsiasi pretesa rivelazione. Nega anche qualsiasi forma di provvidenza. La negazione della rivelazione ha come conseguenza il rifiuto di qualsiasi dogma, testo sacro o autorità religiosa. L'uso corretto della ragione consente all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa e autosufficiente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Il deismo infatti viene definito anche come "religione naturale", fondata non su testi sacri ma sulla ragione che, ribadendo l'esistenza di Dio, lo configura in termini differenti da quelli delle religioni rivelate. Esso assume anche alcuni elementi del panteismo di Spinoza, ma riconferma l'esternalità di Dio rispetto all'universo.
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