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Autore principale: Museo del tessuto
Serie: I quaderni del Museo del Tessuto ; 1
Il Museo civico etnografico Giovanni Podenzana ha sede alla Spezia.
Il Museo di Normandia (in francese Musée de Normandia) è un museo municipale della città di Caen, nel dipartimento del Calvados e nella regione di Normandia. È stato fondato nel 1946 ed è ospitato nel castello di Caen dal 1963. Inizialmente fu consacrato all'etnografia, ma dal 1968 è stata aperta una sala dedicata all'archeologia e le sue collezioni archeologiche continuano ad incrementarsi grazie agli scavi condotti nel dipartimento dagli anni 1980. Nel castello è ospitato anche il Museo dei belle arti di Caen, aperto nel giugno del 1970. Dalla fine degli anni 1970, il museo ha ospitato numerose mostre e si è progressivamente accresciuto con la costruzione di nuove sale. La collezione del museo è ricca di più di 80.000 oggetti, che illustrano l'evoluzione materiale e culturale delle popolazioni della Normandia dalla preistoria al XX secolo. Il museo aderisce al réseau des musées de société de Basse-Normandie, creato dal Centro regionale di cultura etnologia e tecnica (CRECET) e alla Fédération des écomusées et des musées de société.
La Decima Triennale di Milano è stata inaugurata il 28 agosto 1954 e si è conclusa il 15 novembre dello stesso anno. Il fine della Mostra è portare il pensiero creativo verso la funzionalità del mondo reale, quindi a una integrazione del Disegno industriale con la realtà e le esigenze della prefabbricazione, con il contributo delle arti decorative e architettoniche moderne.
Ferrara (Fràra ['fra:ra] in dialetto ferrarese) è un comune italiano di 132 350 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna. Fu capitale del Ducato di Ferrara nel periodo degli Estensi, quando rappresentò un importante centro politico, artistico e culturale. Lo sviluppo urbanistico avvenuto durante il Rinascimento, l'Addizione Erculea, trasformò la città in un modello urbano che le valse il titolo di "prima capitale moderna d'Europa". Nel 1995 ottenne dall'UNESCO il riconoscimento di patrimonio dell'umanità per il centro storico e nel 1999 ne ottenne un secondo per il delta del Po e le sue delizie estensi. È sede universitaria (Università degli Studi di Ferrara) e arcivescovile (arcidiocesi di Ferrara-Comacchio). L'economia si basa storicamente sulla produzione agricola, ma possiede vari impianti industriali, in particolare nel settore petrolchimico, e un polo per la piccola e media impresa.
Sulmona (Sulmóne in abruzzese) è un comune italiano di 23 049 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Situata nel cuore dell'Abruzzo, a ridosso del Parco nazionale della Majella, Sulmona è nota nel mondo per la secolare tradizione nella produzione dei confetti. Inoltre è sede vescovile dell'omonima diocesi Sulmona-Valva. Già oppidum dei Peligni, successivamente municipio romano, nel 43 a.C. Sulmo diede i natali al poeta latino Publio Ovidio Nasone. Nel Medioevo, per volontà di Federico II, fu dal 1233 al 1273 sede del giustizierato d'Abruzzo. È tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della medaglia d'Argento per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale.
Il prato di Bežin (in russo: Бежин луг?, traslitterato: Bežin lug) è un film sovietico del 1937 diretto da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn e noto per essere stato in gran parte distrutto prima di essere terminato. Il film narra le vicende di un giovane contadino che cerca di opporsi al proprio padre che ha l'intenzione di tradire il governo sovietico sabotando il raccolto dell'anno. La pellicola termina con l'assassinio del giovane seguito da una sommossa popolare. Il titolo è il medesimo di un racconto di Ivan Sergeevič Turgenev, e nelle intenzioni originali del regista doveva incorporare alla novella la vicenda della vera vita di Pavlik Trofimovič Morozov, ritenuto dalla propaganda un martire sovietico per essere stato ucciso dai suoi familiari nel 1932, reo di aver denunciato alle autorità il padre per tradimento. Tuttavia in fase di sceneggiatura Ejzenštejn decise di eliminare tutti i riferimenti allo scritto di Turgenev ad eccezione del titolo. La figura di Morozov venne inserita nei programmi scolari russi e resa mitica attraverso la poesia, la musica e, in parte, da questo film. Commissionato da un gruppo di giovani comunisti, la produzione si protrasse dal 1935 al 1937, finché non venne bloccata dal governo centrale che riteneva contenesse errori di carattere artistico, sociale e politico. Alcuni presero quest'occasione per denunciare l'ingerenza politica sul cinema arrivando a criticare lo stesso Stalin e un certo numero di persone venne arrestato proprio in conseguenza agli eventi che seguirono il blocco del film. Tuttavia lo stesso Ejzenštejn, riconsiderando in seguito la sua opera, la valutò come un errore. Per molto tempo si è creduto che il girato di Il prato di Bežin fosse andato irrimediabilmente perduto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tuttavia negli anni Sessanta vennero ritrovati una parte del montaggio e alcuni fotogrammi. A partire da questi frammenti venne intrapresa una ricostruzione basata sulla sceneggiatura originale, rimasta conservata. Il ricco simbolismo religioso dell'opera diede origine a un ampio numero di studi, ma la sua natura storica, le circostanze della sua produzione, il fallimento del progetto e la bellezza dei pochi frammenti rimasti nutrirono un grande interesse anche al di fuori della letteratura specialistica. La controversa storia di questa pellicola non nocque al regista che al contrario guadagnò in fama e divenne il direttore artistico del grande studio cinematografico Mosfil'm.
Record aggiornato il: 2024-04-24T06:23:41.477Z