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Autore principale: Uyurkulak, Murat
Pubblicazione: Bagno a Ripoli : Passigli, 2002
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
La letteratura di una certa lingua è l'insieme delle opere scritte e pervenute fino al presente. Tale definizione non è affatto scontata e va precisata sotto diversi aspetti. Da un lato, le definizioni che sono state date del termine, sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche o filosofiche, sono diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Assai varia è anche la misura del "campo" della letteratura e incerta la definizione di ciò che letteratura non è, tanto che vi è stato chi ha affermato che letteratura è ciò che viene chiamato letteratura, chi ha trovato nell'impossibilità della definizione la sola definizione possibile, o chi, sottolineando "la polivalenza e ambiguità del fenomeno letterario", sostiene tuttavia che "non tutto ciò che è scritto è letteratura, per diventarlo, un testo scritto dev'essere mosso da un'intenzionalità precisa e da una conseguente logica strutturante". È tuttavia vero che la letteratura di una nazione costituisce una "sintesi organica dell'anima e del pensiero d'un popolo", ovvero uno specchio della rispettiva società in un tempo definito e che varia di opera in opera.
La letteratura comparata, anche detta comparatistica (in inglese Comparative literature, talvolta abbreviata come Comp. lit.), è la disciplina che studia i rapporti tra le letterature in diverse lingue. È una forma di interrogazione dei testi nell'ambito del quale l'incontro con l'Altro, attraverso molteplici strategie rappresentative, si costituisce come principale motivo di interesse. Gli studiosi e i docenti di questo campo disciplinare, solitamente chiamati comparatisti conoscono di solito diverse lingue e hanno approfondito le tradizioni letterarie e i principali testi letterari di quelle lingue. I comparatisti operano spesso (negli Stati Uniti) in programmi universitari o dipartimenti di letteratura comparata (presso istituzioni universitarie provviste di tali programmi), per quanto molti studiosi formatisi nella comparatistica possano operare anche in altri dipartimenti correlati al loro campo di studi, come i dipartimenti dedicati a una specifica lingua (per esempio, dipartimenti di studi francesi o studi italiani). In Italia i docenti di letterature comparate insegnano generalmente nelle facoltà di materie letterarie (siano esse lettere italiane o letterature straniere); i primi insegnamenti di comparatistica risalgono all'inizio degli anni ottanta, e furono impartiti da Paola Mildonian a Venezia e Armando Gnisci a Roma. Prima degli anni sessanta l'ambito della letteratura comparata negli Stati Uniti era tipicamente circoscritto alle letterature dell'Europa occidentale e del Nordamerica, per lo più limitatamente alle letterature in inglese, francese e tedesco, con occasionali incursioni nella letteratura italiana (principalmente per Dante Alighieri) e in quella spagnola (dove ci si concentrava su Cervantes). Un monumento a quell'approccio è il saggio Mimesis: il realismo nella letteratura occidentale di Erich Auerbach, una ricapitolazione delle tecniche del realismo in testi di diverse letterature su un arco di duemila anni. Questo approccio è ancora prevalente negli insegnamenti di letteratura comparata in Italia. Anche se nell'Europa orientale una letteratura comparata vera e propria non fu mai praticata esplicitamente per l'ostilità della cultura ufficiale del regime sovietico, in realtà la tendenza a un approccio globale alla letteratura universale, che valorizzasse gli elementi culturali comuni alle scritture letterarie di paesi lontani e diversi (temi, motivi, formule, stilemi, cliché, intrecci, personaggi, schemi narrativi ecc.), era conosciuto e praticato almeno dal XIX secolo: Aleksandr N. Veselovskij lo intraprese nell'ambito della sua poetica storica; nel XX secolo un rappresentante illustre di questa tendenza, che incrociava la comparatistica con la mitologia e il folklore, è stato Eleazar Meletinskij. Oggigiorno il campo disciplinare, e non solo negli Stati Uniti, in contrasto col precedente modello, si è estremamente diversificato: per esempio, i comparatisti studiano regolarmente la letteratura cinese, quella araba, e le letterature della maggior parte delle altre lingue del pianeta, così come le letterature inglesi e le altre del continente europeo. La teoria della letteratura è assai diffusa in molti dipartimenti di letteratura comparata delle università statunitensi, forse più che nei dipartimenti di lingua e letteratura inglese. Comunque, ci sono molte eccezioni, e un approccio più legato al testo, e meno filosofico, viene praticato accanto alla teoria letteraria in tutti i dipartimenti di letteratura comparata. Fanno parte della letteratura comparata gli studi sulla traduzione, la tematologia, lo studio dei generi letterari, l'imagologia, i gender studies, i rapporti tra letteratura e altre arti, le storie letterarie comparate.
La letteratura greca, espressione dell'antica Grecia e della sua ricchissima cultura, è tra gli elementi fondanti dell'idea moderna di Occidente e di gran parte della cultura occidentale. Essa è usualmente datata dal IX-VIII secolo a.C. al 529, anno in cui l'imperatore Giustiniano ordinò la chiusura della scuola neoplatonica di Atene. La letteratura successiva in lingua greca è detta, pertanto, letteratura bizantina.
La storia della letteratura italiana inizia nel XII secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie. Il Ritmo laurenziano è la prima testimonianza di una letteratura in lingua italiana. Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario di cui sia noto l'autore è considerato il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale. Queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita da Dante nel suo “De vulgari Eloquentia”). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale. Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua che pur nata verso il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nel XIII secolo.
Della letteratura statunitense (o più genericamente letteratura americana) fanno parte gli scritti e le opere letterarie prodotte nell'America coloniale, prima, e negli Stati Uniti d'America, dalla loro formazione a oggi. Nella storia della letteratura americana possiamo distinguere tre periodi fondamentali: il periodo coloniale (1607-1810) il periodo romantico (1810-1865) il periodo realista (1865-1950 circa)
Con la definizione di letteratura turca si intende tutta la produzione letteraria che le diverse tribù di origine e di lingua turca hanno creato durante l'arco della loro storia a partire dal VI secolo nelle diverse zone geografiche del pianeta da loro abitate. Le tribù turche, infatti, per lunghi secoli furono nomadi nelle steppe della Mongolia (secoli VI-XI), loro patria di origine. Poi, intorno all'XI secolo, si convertirono all'Islam, si infiltrarono da oriente nel cadente impero arabo e in breve tempo ne presero di fatto il controllo fondando delle dinastie indipendenti per molti secoli entro un vasto territorio esteso dall'India al Mediterraneo. Le più famose dinastie sono quella dei selgiuchidi in Persia (secoli XI-XIII), che regnarono sula Persia, la Mesopotamia e sulla Siria, quelle dei vari sultani di Delhi in India (secoli XIII-XVI) e quella dei mamelucchi in Egitto (secoli XIII-XVIII). Tutte queste dnastie erano formalmente soggette al califfo di Baghdad. In ultimo, i selgiuchidi della Siria vinsero l'impero bizantino, conquistarono Anatolia e fondarono il Sultanato di Rum (secoli XI-XIII), il primo stato turco politicamente indipendente. All'estinzione dei selgiuchidi, il potere del Sultanato di Rum passò alla dinastia ottomana che, presa Bisanzio nel 1453, fondò l'impero ottomano (secoli XV-XX), dalle ceneri del quale è sorta la repubblica Turchia moderna (secoli XX-XXI). Con la definizione di letteratura turca, quindi, non si intende solo quella composta in Anatolia in età ottomana o contemporanea ma anche quella composta nei secoli precedenti in Mongolia, in Persia, in Siria, in Egitto, in Azerbaigian e nelle altre zone dell'impero arabo, dell'India un tempo soggette al dominio turco. Ognuna di queste letterature, a sua volta, è composta in una specifica variante linguistica (essenzialmente tre, turco chagatai, turcomanno e turco propriamente inteso). L'evento capitale della storia turca è stato ovviamente l'incontro con l'islam, e non solo per motivi religiosi: esso, infatti, sottopose i turchi a un secolare processo di persianizzazione (secoli X-XIX) che ha finito per modificare radicalmente la lingua, la poesia, la cultura e lo stile di vita dei turchi originariamente nomadi. Sebbene sia attestata una produzione poetica precedente all'Islam, infatti, si può dire che la grande poesia turca, quella 'classica', sia nata in età islamica e all'ombra della letteratura persiana, tanto da sembrarne quasi un'infinita, elegantissima variazione. La poesia persiana, d'altronde, che si era imposta brevemente in tutto l'oriente islamico dall'XI secolo, si era sviluppata nelle stesse epoche e negli stessi territori di quella turca, quindi l'influenza sui turchi è diretta: non è un caso che proprio due grandi poeti persiani quali Gialal al-Din Rumi (XIII secolo) e Giami (XV secolo) siano due punti di riferimento importanti per la poesia turca sia in Persia sia in Anatolia, ma non solo. Per questo scrittori bilingui (persiano-turco) sono comunissimi dagli esordi sino a tutto il periodo ottomano: spesso i poemi persiani classici vennero letteralmente "rifatti" in turco ottomano, venendo imitati temi e motivi, personaggi e persino i titoli delle opere originali. Nel XIX e nel XX secolo, dopo la Nahda e dopo il crollo dell'impero ottomano, la letteratura turca ha subito in Turchia un profondo rinnovamento, sia con l'introduzione dei generi letterari europei sia con l'uso di schemi metrici liberi, non vincolati dalla tradizione persiana, riforme appoggiate da Mustafa Kemal Atatürk, padre della moderna repubblica turca, negli Anni 20-30, il quale promosse la depersianizzazione e la dearabizzazione della lingua turca e l'abbandono dell'alfabeto arabo in favore di quello latino, nel tentativo di trovare per la Turchia moderna una sua fisionomia culturale moderna e laica. Nel 2006 Orhan Pamuk è stato insignito del Nobel.
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