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Autore principale: Ottolenghi, Gustavo
Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (in tedesco: ), conosciuto anche come Partito nazista o con la sigla NSDAP, nato dal Partito Tedesco dei Lavoratori (Deutsche Arbeiterpartei, DAP), fu un partito politico tedesco che, guidato da Adolf Hitler, agitatore e uomo politico di origine austriaca, prese il potere in Germania nel 1933 dopo l'esperienza della Repubblica di Weimar, perfezionando l'anno successivo, con il decreto per la ricostruzione del Reich e la nomina di Hitler a Führer del popolo tedesco, un governo totalitario di estrema destra dalle forti connotazioni nazionalistiche, militaristiche e revansciste, antisemitiche e di superiorità razziale, fortemente espansionista in termini di politica estera, in particolare verso i territori dell'est europeo abitato da popolazioni slave. Il termine «nazismo» è un'abbreviazione del termine tedesco Nationalsozialismus (nazionalsocialismo). Fu l'unico partito politico legalmente autorizzato della Germania nazista dal luglio del 1933 fino alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945, quando venne dichiarato illegale e i suoi capi arrestati e condannati per crimini di guerra e contro l'umanità al processo di Norimberga.
Il nazionalsocialismo, chiamato anche nazismo, talvolta anche hitlerismo, è stata un'ideologia che ha avuto la propria massima diffusione in Europa, nella prima metà del XX secolo. Si caratterizza per una visione nazionalista del socialismo radicale, populista, statalista, collettivista, razzista e totalitaria. Nacque subito dopo la prima guerra mondiale in Germania. Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) sotto Adolf Hitler salì al potere nel 1933 trasformando il Reich tedesco nel periodo 1933-1945 in un totalitario "Stato Leader", la Germania nazista o Terzo Reich, ispirato completamente all'ideologia nazionalsocialista, all'antisemitismo, al nazionalismo tedesco e al pangermanismo. Con l'invasione della Polonia, nel 1939 innescò la seconda guerra mondiale. L'esperienza nazista come sistema di governo si è conclusa con la resa incondizionata dell'esercito tedesco in data 8 maggio 1945 e la vittoria militare delle contrapposte forze alleate. Il termine "nazionalsocialismo" ed il concetto di socialismo nazionale, preesistenti al 1919 da almeno un trentennio e di diverso e vario utilizzo, si videro confluire in quell'anno nel nome del DAP, Deutsche Arbeiterpartei, in realtà fondato nel 1903 in Austria, il cui nome venne riutilizzato da Hitler per poi rinominarsi nel 1920 appunto come NSDAP. Hitler ha definito i concetti di nazionalismo e socialismo in modo molto personale: il nazionalismo è citato come la devozione del singolo per la sua comunità nazionale, mentre il socialismo è descritto come una responsabilità della comunità nazionale per l'individuo. Sono state rintracciate dagli storici molte cause che avrebbero favorito l'ascesa del nazionalsocialismo; tra queste si rammenta la forte paura di una rivoluzione comunista che, data la pessima situazione economica instauratasi in Germania, era vista come imminente (in questo contesto si inserisce anche l'incendio del Reichstag). Una controrivoluzione preventiva (secondo le parole di Luigi Fabbri) era vista come una soluzione per evitare una rivoluzione comunista. Cionondimeno, la svolta autoritaria fu determinante nello scoppio della seconda guerra mondiale e generò un'impressionante quantità di morti e torture, forse superando quello che sarebbe successo con una rivoluzione comunista.
I ghetti nazisti (Jüdischer Wohnbezirk o Wohngebiet der Juden) servirono durante l'Olocausto come prima tappa nel processo di segregazione, sfruttamento e poi di sterminio della popolazione ebraica europea. I più grandi furono quelli di Varsavia, Łódź, Częstochowa, Białystok e Lublino in Polonia, Leopoli e Odessa in Ucraina, Minsk in Bielorussia, Vilnius in Lituania, Riga in Lettonia, Budapest in Ungheria, e la città-ghetto di Theresienstadt in Boemia. La concentrazione forzata degli ebrei in quartieri urbani a loro designati (chiusi da recinti spinati o da muri) favoriva non solo il loro controllo e sfruttamento (con la confisca dei beni e delle proprietà e la loro riduzione in condizioni di schiavitù) ma anche l'obiettivo del loro progressivo sterminio. Solo la fame e le malattie causarono oltre 800.000 vittime nei ghetti. Gli "abili" erano quindi selezionati per il lavoro coatto, all'interno dei ghetti maggiori o più spesso trasferiti in appositi campi di concentramento. Gli "inabili" (vecchi, donne e bambini) venivano quindi progressivamente eliminati in luoghi isolati lontano dal ghetto attraverso fucilazioni di massa, o per gassazione nei campi di sterminio.
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