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Autore principale: Giovannetti, , Ottaviano
Pubblicazione: Firenze : [s.n.], 2003
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Antonio di Padova, noto in Portogallo come Antonio da Lisbona, al secolo Fernando Martins de Bulhões. Entrato nei frati minori scelse il nome di Antonio e così fu chiamato in vita senza precisare il luogo di provenienza. (in portoghese António de Lisboa; Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1231), è stato un religioso e presbitero portoghese appartenente all'Ordine francescano, proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946. Da principio canonico regolare a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia e in Francia. Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco d'Assisi. Terminato il capitolo, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì. Fu dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta proprio a Forlì nel 1222. Antonio fu incaricato dell'insegnamento della teologia e inviato dallo stesso san Francesco a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all'età di 36 anni. Rapidamente canonizzato (in meno di un anno) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo.
Con l'espressione Francescanesimo spirituale si possono intendere due fenomeni, distinti ma collegati tra loro, della storia dei primi due secoli del movimento francescano. In senso lato, si parla di Francescanesimo spirituale in riferimento ad una corrente ampia e diversificata, già individuabile persino negli anni in cui Francesco d'Assisi era in vita. Alcuni frati, infatti, aspiravano ad una povertà assoluta e senza compromessi, e dopo la morte di Francesco chiesero di vivere secondo un'interpretazione letterale della Regola sine glossa (cioè senza interpretazioni ufficiali che ne sminuissero la portata), e secondo il Testamento dello stesso Francesco, al quale il resto dell'Ordine non riconosceva autorità normativa. In senso più specifico, invece, parlando di Spirituali si indica un movimento ben preciso che sorse a metà degli anni settanta del XIII secolo e durò una cinquantina d'anni, in due contesti locali ben individuabili (e molto diversi tra loro): le città di lingua occitana dell'attuale Francia meridionale, che furono teatro della predicazione del frate Pietro di Giovanni Olivi, e gli eremi dispersi tra le montagne dell'Italia centrale, i cui frati avevano i loro punti di riferimento in Angelo Clareno e Pietro da Macerata, detto fra' Liberato. Questi gruppi di frati (e nel caso della Francia anche di beghine, beghini e altri sostenitori laici, tra i quali spiccava Arnaldo da Villanova) sicuramente appartenevano alla più vasta corrente descritta precedentemente, ma avevano anche alcuni tratti comuni ben identificabili: una forte attesa apocalittica dell'arrivo dell'Anticristo e del rinnovamento della Chiesa, la critica più o meno esplicita contro le autorità della Chiesa (particolarmente contro papa Bonifacio VIII) e dell'Ordine (soprattutto il ministro generale Giovanni da Morrovalle) e, spesso, il tentativo di imporre al francescanesimo uno stile di vita più tipicamente eremitico.
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