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Autore principale: Beylie, Claude
Pubblicazione: [S.l. : s.n.], stampa 1979
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Jean Renoir (Parigi, 15 settembre 1894 – Beverly Hills, 12 febbraio 1979) è stato un regista, sceneggiatore e scrittore francese, secondo figlio del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir. Le Patron: è questo il soprannome coniato da Jacques Rivette e utilizzato dai registi francesi della Nouvelle Vague per definire Jean Renoir. Éric Rohmer scrive nel 1979: "Renoir contiene tutto il cinema".La sua è una lunga carriera che si sviluppa dal 1924 al 1969: inizia negli anni venti, durante i quali gira nove film muti; negli anni trenta, in Francia, gira quindici film sonori; trasferitosi a Hollywood, negli anni quaranta, gira sei film; ritornato in Francia, fra gli anni cinquanta-sessanta, gira i suoi ultimi otto film. Alcuni dei suoi film più rappresentativi: La grande illusione, La regola del gioco, La cagna, Boudu salvato dalle acque, La scampagnata, La Marsigliese, Nanà, L'angelo del male, L'uomo del Sud, Il fiume, La carrozza d'oro, French Cancan.
Il teatrino di Jean Renoir (Le Petit Théâtre de Jean Renoir) è un film del 1969 diretto da Jean Renoir. È l'ultimo film girato da Jean Renoir. Il film è costituito da 4 episodi trasmessi in televisione nel 1970; fu proiettato nelle sale cinematografiche solamente a partire dal 1975.
La grande illusione (La Grande Illusion) è un film del 1937 diretto da Jean Renoir, nominato all'Oscar al miglior film nel 1939.
L'angelo del male (La Bête humaine) è un film del 1938 diretto da Jean Renoir. Il soggetto è tratto da La bestia umana, romanzo di Émile Zola, diciassettesimo dei venti che formano il ciclo dei Rougon-Macquart, pubblicato in feuilleton nel 1889-90. Lo stesso soggetto è alla base de La bestia umana (Human Desire) di Fritz Lang del 1954.
La regola del gioco (La Règle du jeu) è un film del 1939 diretto da Jean Renoir. È considerato dai critici cinematografici non solo uno dei migliori del regista, ma anche uno dei più grandi film mai realizzati.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
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