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Autore principale: Lunghi, Paolo
In telecomunicazioni la radiopropagazione è lo studio della propagazione del segnale elettromagnetico attraverso il mezzo o canale radio o etere nelle radiocomunicazioni o nei sistemi radar. Diversamente dalla propagazione guidata che studia la propagazione in portanti fisici come linee di trasmissione, guide d’onda e fibre ottiche, la radiopropagazione studia dunque la propagazione libera di segnali elettromagnetici nello spazio libero o in mezzi tenui come l'atmosfera (interazione radiazione-materia) o nello spazio vuoto come lo spazio cosmico. In generale essa può suddividersi in radiopropagazione in un canale radio tra punti fissi (es. ponte radio, telediffusione e radiodiffusione), radiopropagazione in un canale radiomobile tra terminali mobili e le stazioni radiobase.
Le trasmissioni radiotelevisive per gli italiani all'estero sono produzioni audiovisive in lingua italiana con finalità di informazione o intrattenimento, destinate alle comunità italiane nel mondo. Vengono prodotte sia dal servizio pubblico radiotelevisivo nazionale, oggi Rai, sia da enti privati (Mediaset) e possono essere gratuite o a pagamento. Sono disponibili su diverse piattaforme di trasmissione: digitale terrestre, digitale satellitare, via cavo o IPTV per la televisione, FM, AM o DAB per la radio. I programmi radio possono essere inoltre trasmessi anche via digitale terrestre, via satellite o via internet. Per fruire di queste produzioni è indispensabile un apparecchio ricevitore analogico o digitale (smartphone, tablet, notebook, PC, televisione, radio), e se necessario di un decoder.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
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