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Serie: Toscana beni librari ; 0014
'Magliano in Toscana \xc3\xa8 un comune italiano di 3 392 abitanti della provincia di Grosseto in Toscana.\nIl territorio comunale, ricco di numerosi insediamenti di epoca etrusca, comprende le caratteristiche localit\xc3\xa0 di Pereta e Montiano, di origini medievali. Il centro storico \xc3\xa8 circondato da una cinta muraria edificata tra il tardo Medioevo e il Rinascimento.\n\n'
'Con dialetto toscano si intende un insieme di vernacoli (ossia un continuum dialettale) di ceppo romanzo diffuso nell\'area d\'Italia corrispondente all\'attuale regione Toscana, con l\'esclusione delle parlate della Romagna toscana, di quelle della Lunigiana e di quelle dell\xe2\x80\x99area carrarese.Caratteristica principale di tali idiomi \xc3\xa8 quella di essere sostanzialmente parlati; ci\xc3\xb2 garantisce una chiara distinzione dall\'italiano, che da sempre (e soprattutto fino al 1860) \xc3\xa8 stata una lingua quasi esclusivamente scritta, letteraria, aristocratica, parlata dalle \xc3\xa9lite scolarizzate. Il toscano quindi \xc3\xa8 un sistema linguistico allo stesso tempo innovativo (grazie all\'uso vivo), ma anche conservativo, arcaizzante, grazie al suo (ancora oggi forte) legame con le aree pi\xc3\xb9 rurali della regione. \nTradizionalmente, il toscano non era considerato un dialetto italiano data la grande somiglianza con l\'italiano colto di cui, peraltro, \xc3\xa8 la fonte (sia pure modificatasi nel tempo rispetto alla parlata odierna) perch\xc3\xa9 ritenuto, erroneamente, una semplice variante o vernacolo dell\'italiano. \nI primi contributi letterari significativi in toscano risalgono al XIII-XIV secolo con le opere di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, e successivamente nel XVI secolo con Niccol\xc3\xb2 Machiavelli e Francesco Guicciardini, che conferirono ai parlari toscani la dignit\xc3\xa0 di "lingua letteraria" della penisola. \nAl momento dell\'unificazione dell\'Italia fu scelto come lingua da adoperare ufficialmente, mettendo fine a una secolare discussione, a cui aveva partecipato anche Dante (nel De vulgari eloquentia), che vedeva due fazioni contrapposte, una che sosteneva la nascita di una lingua italiana sulla base di uno dei cosiddetti dialetti e un\'altra che si proponeva di creare una nuova lingua che prendesse il meglio dai vari dialetti. Prese piede agli inizi del XIX secolo proprio la prima corrente, soprattutto grazie al prestigioso parere di Alessandro Manzoni (molto nota \xc3\xa8 la vicenda relativa alla scelta della lingua per la stesura de I promessi sposi e i panni sciacquati in Arno), ma non poche furono le critiche mossegli da chi sosteneva (in primo luogo il glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli) che il toscano era un dialetto come gli altri e una vera lingua nazionale sarebbe potuta nascere solo dopo l\'incontro tra le varie culture del paese.\n\n'
"La Maremma (pronuncia: [ma\xcb\x88remma]) \xc3\xa8 una vasta regione geografica compresa fra Toscana e Lazio, di circa 5000 km\xc2\xb2, che si affaccia sul Mar Tirreno e sul Mar Ligure. Oltre a una parte centrale, corrispondente alla provincia di Grosseto fino alle pendici del Monte Amiata e delle Colline Metallifere e fino alla media valle dell'Ombrone (Maremma Grossetana), comprende la fascia costiera tra Piombino e il Cecina (Maremma Livornese, gi\xc3\xa0 Maremma Pisana) e si spinge nel Lazio fin verso Civitavecchia. Il territorio \xc3\xa8 in prevalenza pianeggiante e alluvionale, ma in parte anche collinare. Erroneamente, spesso viene considerata Maremma soltanto quella grossetana, a causa della recente maggiore notoriet\xc3\xa0.\n\n"
"L'architettura neoclassica in Toscana si afferm\xc3\xb2 tra la seconda met\xc3\xa0 del Settecento e la prima met\xc3\xa0 dell'Ottocento all'interno di un quadro storico-politico sostanzialmente allineato a quello che interess\xc3\xb2 il resto della penisola italiana, sviluppando tuttavia caratteri originali.\nInfatti, a differenza di altre regioni, dove negli anni del rinnovamento giunsero spesso architetti da fuori, l'Accademia di belle arti di Firenze form\xc3\xb2 direttamente i protagonisti di una stagione particolarmente vivace, soprattutto nell'ambito del Granducato di Toscana.\n\n"
"La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF) \xc3\xa8 una delle pi\xc3\xb9 importanti biblioteche italiane ed europee. Insieme alla Biblioteca nazionale di Roma, svolge le funzioni di biblioteca nazionale centrale.\nPossiede infatti circa 5.948.235 volumi a stampa, 2.703.899 opuscoli, 24.991 manoscritti, 3.716 incunaboli, 29.123 edizioni del XVI secolo e oltre 1.000.000 di autografi, e conta 304.214 opere consultate all'anno 2013. Le scaffalature dei depositi librari coprivano, al 2013, 135 km lineari, con un incremento annuo di oltre 1 km e mezzo.\n\n"
'La storia delle biblioteche pubbliche statali italiane comincia necessariamente all\'alba dell\'Unit\xc3\xa0. Durante la costruzione del Regno, il governo sabaudo si appropri\xc3\xb2 delle biblioteche degli antichi stati, finanziandole sul suo bilancio. Le antiche biblioteche "di palazzo" sono tuttora parte fondamentale delle biblioteche statali e tra le pi\xc3\xb9 importanti. Dal 1869, lo Stato ha rinunciato a regolare tutte le biblioteche, concentrandosi solo su quelle di sua propriet\xc3\xa0. Le soppressioni sabaude delle congregazioni religiose hanno arricchito notevolmente queste biblioteche di opere antiche, principalmente di devozione, e sono una caratteristica peculiare delle biblioteche italiane e di quelle statali in particolare. I tentativi di correggere la distribuzione non uniforme delle biblioteche statali, assenti in gran parte del Sud, hanno portato alla fondazione o al riscatto da parte dello Stato di alcuni istituti, aumentandone quindi il numero, malgrado questo sia da sempre stato ritenuto eccessivo. \nFino al 1975 sono state amministrate dal Ministero della pubblica istruzione, poi, con la sua istituzione, la competenza \xc3\xa8 passata al Ministero per i beni culturali.\n\n'