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Pubblicazione: Firenze : Stab. tip. del Nuovo Giornale, 1909
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
"Amerigo Vespucci (Firenze, 9 marzo 1454 \xe2\x80\x93 Siviglia, 22 febbraio 1512) \xc3\xa8 stato un navigatore, esploratore e cartografo italiano, dapprima cittadino della Repubblica fiorentina e poi suddito del Regno di Castiglia dal 24 aprile 1505.\nFu il primo esploratore a rendersi conto, durante un viaggio a servizio del Regno di Portogallo nel 1501, che le nuove terre recentemente scoperte ad occidente dell'Oceano Atlantico non erano l'estrema propaggine dell'Asia orientale, come si credeva inizialmente, ma una parte di un continente ignoto che lui chiam\xc3\xb2 nuovo mondo, e che in suo onore fu poi chiamato America. \nAmerigo fu uno dei massimi rappresentanti di un'importante nobile famiglia di Firenze, i Vespucci, che avevano le propriet\xc3\xa0 in Borgo Ognissanti vicino alla chiesa di Ognissanti dove esiste la cappella Vespucci, collocata a destra nella navata.\n\n"
'Il Milione \xc3\xa8 il resoconto dei viaggi in Asia di Marco Polo, intrapresi assieme al padre Niccol\xc3\xb2 Polo e allo zio paterno Matteo Polo, mercanti e viaggiatori veneziani, tra il 1271 e il 1295, e le sue esperienze alla corte di Kublai Khan, il pi\xc3\xb9 grande sovrano orientale dell\'epoca, del quale Marco fu al servizio per quasi 17 anni.\nIl libro fu scritto da Rustichello da Pisa, un autore di romanzi cavallereschi, che trascrisse sotto dettatura le memorie rievocate da Marco Polo, mentre i due si trovarono in una prigione di Genova.\nRustichello adoper\xc3\xb2 la lingua franco-veneta, una lingua culturale diffusa nel Nord Italia tra la fascia subalpina e il basso Po. Un\'altra versione fu scritta in lingua d\'o\xc3\xafl, la lingua franca dei crociati e dei mercanti occidentali in Oriente, forse nel 1298 ma sicuramente dopo il 1296. Secondo alcuni ricercatori, il testo sarebbe poi stato rivisto dallo stesso Marco Polo una volta rientrato a Venezia, con la collaborazione di alcuni frati dell\'Ordine dei Domenicani.Considerato un capolavoro della letteratura di viaggio, Il Milione \xc3\xa8 anche un\'enciclopedia geografica, che riunisce in volume le conoscenze essenziali disponibili alla fine del XIII secolo sull\'Asia, e un trattato storico-geografico.Rispetto ad altre relazioni di viaggio scritte nel corso del XIII secolo, come la Historia Mongalorum di Giovanni da Pian del Carpine e l\'Itinerarium di Guglielmo di Rubruck, Il Milione fu eccezionale perch\xc3\xa9 le sue descrizioni si spingevano ben oltre il Karakorum e arrivarono fino al Catai. Marco Polo testimoni\xc3\xb2 l\'esistenza di una civilt\xc3\xa0 mongola stanziale e molto sofisticata, assolutamente paragonabile alle civilt\xc3\xa0 europee: i mongoli, insomma, non erano solo i nomadi "selvaggi" che vivevano a cavallo e si spostavano in tenda, di cui avevano parlato Giovanni da Pian del Carpine e Guglielmo di Rubruck, ma abitavano citt\xc3\xa0 murate, sapevano leggere, e avevano usi e costumi molto sofisticati. Cos\xc3\xac come Guglielmo di Rubruck, invece, Marco smentisce alcune leggende sull\'Asia di cui gli Europei all\'epoca erano assolutamente certi.\nIl Milione \xc3\xa8 stato definito "la descrizione geografica, storica, etnologica, politica, scientifica (zoologia, botanica, mineralogia) dell\'Asia medievale". Le sue descrizioni contribuirono alla compilazione del Mappamondo di Fra Mauro ed ispirarono i viaggi di Cristoforo Colombo.\n\n'
"La sindrome di Stendhal \xc3\xa8 un'affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiri, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono localizzate in spazi limitati.\n\n"
'Il Viaggio dei Magi \xc3\xa8 un affresco (407x321 cm) di Andrea del Sarto, databile al 1511 e conservato nel Chiostro dei Voti della basilica della Santissima Annunziata di Firenze.\n\n'
"I viaggi di Mandeville (in inglese The Travels of Sir John Mandeville, conosciuto anche come Voyage d'outre mer) \xc3\xa8 un resoconto di viaggio del XIV secolo a firma di Jehan de Mandeville, tradotto in inglese con sir John Mandeville. Il presunto resoconto inizi\xc3\xb2 a circolare tra il 1356 e il 1366 probabilmente in lingua anglo-normanna.\nL'opera appartiene al filone del viaggio inventato, apocrifo, cio\xc3\xa8 falsamente attribuito ad altri, diffusa poi in particolare nei secoli XVII e XVIII, sulla spinta delle grandi esplorazioni geografiche ma prima che prendesse piede un'autentica cultura scientifica dell'esplorazione.\nBench\xc3\xa9 il racconto descrivesse in realt\xc3\xa0 un viaggio immaginario, fu creduto autentico per almeno due secoli. Il racconto raccolse una straordinaria popolarit\xc3\xa0, anche grazie alla traduzione in molte altre lingue: ceco, danese, olandese, irlandese. Molti esploratori successivi, tra i quali Cristoforo Colombo e Martin Frobisher, furono notevolmente influenzati da quest'opera, nonostante vi siano descrizioni di cose irreali e di natura fantastica.\n\n"