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"In realt\xc3\xa0 molte sono le ipotesi di attribuzione di paternit\xc3\xa0 di questa epigrafe, si va da Plinio a diversi probabili padri, \xc3\xa8 poi molto probabile attribuirla allo stesso Basile, che ne fu il magnifico costruttore. Il Teatro Massimo Vittorio Emanuele, meglio noto come Teatro Massimo, di Palermo \xc3\xa8 il pi\xc3\xb9 grande edificio teatrale lirico d'Italia, uno dei pi\xc3\xb9 grandi d'Europa e terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l'Op\xc3\xa9ra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Ambienti di rappresentanza, sale, gallerie e scale monumentali circondano il teatro vero e proprio, formando un complesso architettonico di enormi proporzioni."
"Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II o (mole del) Vittoriano, oppure per sineddoche Altare della Patria, \xc3\xa8 un monumento nazionale italiano situato a Roma, in piazza Venezia, sul versante settentrionale del colle del Campidoglio, opera dell'architetto Giuseppe Sacconi. \xc3\x88 situato al centro della Roma antica e collegato a quella moderna grazie a strade che si dipartono a raggiera da piazza Venezia. \nLa sua costruzione inizi\xc3\xb2 nel 1885 e i lavori si conclusero nel 1935: tuttavia, gi\xc3\xa0 nel 1911, il monumento fu inaugurato ufficialmente ed aperto al pubblico, in occasione delle celebrazioni del 50\xc2\xba anniversario dell'Unit\xc3\xa0 d'Italia. Da un punto di vista architettonico \xc3\xa8 stato pensato come un moderno foro, un'agor\xc3\xa0 su tre livelli collegati da scalinate e sovrastati da un portico caratterizzato da un colonnato.\nHa un grande valore rappresentativo, essendo architettonicamente e artisticamente incentrato sul Risorgimento, il complesso processo di unit\xc3\xa0 nazionale e liberazione dalla dominazione straniera portato a compimento sotto il regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, cui il monumento \xc3\xa8 dedicato: per tale motivo il Vittoriano \xc3\xa8 considerato uno dei simboli patri italiani. Il Vittoriano racchiude l'Altare della Patria, dapprima un'ara della dea Roma e poi, dal 1921, anche sacello del Milite Ignoto. Poich\xc3\xa9 questo elemento \xc3\xa8 percepito come il centro emblematico dell'edificio, l'intero monumento \xc3\xa8 spesso chiamato Altare della Patria.\nFin dalla sua inaugurazione fu teatro di importanti momenti celebrativi. Ci\xc3\xb2 ha accentuato il suo ruolo di simbolo dell'identit\xc3\xa0 nazionale. Le celebrazioni pi\xc3\xb9 importanti che hanno luogo al Vittoriano si svolgono annualmente in occasione dell'Anniversario della liberazione d'Italia (25 aprile), della Festa della Repubblica Italiana (2 giugno) e della Giornata dell'Unit\xc3\xa0 Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre), durante le quali il Presidente della Repubblica Italiana e le massime cariche dello Stato rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto deponendovi una corona d'alloro in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre. \nIl monumento ha un'ampia valenza simbolica: grazie al richiamo della figura di Vittorio Emanuele II e alla presenza dell'Altare della Patria, ha la funzione di un tempio laico dedicato all'Italia libera e unita; in virt\xc3\xb9 della tumulazione del Milite Ignoto, rappresenta il sacrificio per la patria e per gli ideali che la animano."
"La chiesa della Gran Madre di Dio \xc3\xa8 uno dei pi\xc3\xb9 importanti luoghi di culto cattolici di Torino. Situata nella piazza omonima, si trova sulla riva destra idrografica del fiume Po, nel quartiere Borgo Po, immediatamente prospiciente al Ponte Vittorio Emanuele I e alla centrale piazza Vittorio Veneto; insieme a questi scorci, uniti alla visuale del vicino Monte dei Cappuccini, completa uno dei panorami pi\xc3\xb9 noti e suggestivi dell'area orientale del centro storico di Torino.\nIl progetto fu opera dell'architetto della corte sabauda Ferdinando Bonsignore (1760-1843) che diede alla chiesa forme e proporzioni ispirate dichiaratamente a quelle del Pantheon di Roma, di stile neoclassico-adrianeo.\nLa prima pietra fu posata da Vittorio Emanuele il giorno 23 luglio 1818 e la chiesa venne ultimata nel 1831 come parte del quinto ingrandimento della citt\xc3\xa0 di Torino voluto da Carlo Felice: con esso sorsero anche la grande piazza Vittorio Veneto (allora piazza Vittorio Emanuele), gli ultimi due isolati della via Porta Nuova, la piazza Carlo Felice e gli isolati che fronteggiano la parte a mezzogiorno del Corso dei Platiani (oggi Corso Fiume).\n\n"
"La Porta Alchemica, detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli, \xc3\xa8 un monumento edificato tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Savelli Palombara, marchese di Pietraforte (1614-1685) nella sua residenza, villa Palombara, sita nella campagna orientale di Roma sul colle Esquilino nella posizione quasi corrispondente all'odierna Piazza Vittorio, dove oggi \xc3\xa8 stata collocata.\nLa Porta Alchemica \xc3\xa8 l'unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara. Sull'arco della porta perduta sul lato opposto vi era un'iscrizione che permette di datarla al 1680; vi erano poi altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all'interno della villa.\n\n"
'La basilica di Superga, nota anche come Real basilica di Superga, sorge sull\'omonimo colle a nord-est di Torino. Fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria, dopo aver sconfitto i francesi. Per questo motivo \xc3\xa8 considerato un "monumento celebrativo". Pare che il nome di Superga abbia lontane origini longobarde e che provenga da una donna di nome "Saroperga", proprietaria dei boschi del sito. Altra supposizione \xc3\xa8 un nome di origine germanica: Serrapergia; tuttavia fanno parte delle molte ipotesi, perch\xc3\xa9 non supportati da fonti storiche certe.\nIl progetto \xc3\xa8 dell\'architetto messinese, abate Filippo Juvarra, e risale al 1715. Alla cappella, posta alla sommit\xc3\xa0 dell\'omonima collina, si pu\xc3\xb2 giungere attraverso strada o servendosi della tranvia Sassi-Superga. La storia della basilica risale al 2 settembre 1706, quando il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, e il principe di Carignano, Eugenio di Savoia, salirono sul colle per osservare Torino assediata dai franco-spagnoli. Vittorio Amedeo, inginocchiatosi dinanzi ad un vecchio pilone, giur\xc3\xb2 che, in caso di vittoria, avrebbe edificato un monumento alla Madonna.\nE cos\xc3\xac avvenne: dall\'alba fino alle prime ore del pomeriggio del 7 settembre si scontrarono nei campi presso Lucento e Madonna di Campagna le armate francesi e piemontesi e la vittoria arrise ai piemontesi.\n\nGrazie alla vittoria nella battaglia, ancora prima della fine della guerra in corso contro Luigi XIV (Guerra di Successione Spagnola), Vittorio Amedeo fu incoronato re di Sicilia e sciolse il voto affidando la progettazione dell\'edificio al siciliano Filippo Juvarra (1711).\nL\'edificazione della futura basilica inizi\xc3\xb2 il 20 luglio 1717 e si protrasse per quattordici anni. Il ruolo di impresario fu affidato allo stuccatore Pietro Filippo Somazzi, che, oltre che di una parte delle decorazioni in stucco, si occup\xc3\xb2 anche di alcune opere in muratura. Per tutto il periodo della costruzione, si arrivava alla sommit\xc3\xa0 della collina (672 metri, la seconda pi\xc3\xb9 alta di Torino) mediante un pessimo sentiero sassoso e tutti i materiali edili venivano trasportati a dorso d\'asino.\nIl 1\xc2\xba novembre 1731, alla presenza del re Carlo Emanuele III di Savoia, il tempio veniva inaugurato con una solenne cerimonia.\n\n'