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"La lingua ladina dolomitica (in ladino lingaz ladin dolomitan; [li\xc5\x8b'gat\xcd\xa1s la'din dolomi'tan]), nota semplicemente come lingua ladina (lingaz ladin; [li\xc5\x8b'gat\xcd\xa1s la'din]), \xc3\xa8 un idioma retoromanzo parlato in Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.\n\n"
"La lingua araba (\xd8\xa7\xd9\x84\xd9\x92\xd8\xb9\xd9\x8e\xd8\xb1\xd9\x8e\xd8\xa8\xd9\x8a\xd9\x91\xd8\xa9, al-\xca\xbfarabiyya o semplicemente \xd8\xb9\xd9\x8e\xd8\xb1\xd9\x8e\xd8\xa8\xd9\x8a\xd9\x92, \xca\xbfarab\xc4\xab) \xc3\xa8 una lingua semitica, del gruppo centrale. \xc3\x88 comparsa per la prima volta nell'Arabia nord-occidentale dell'Et\xc3\xa0 del Ferro e ora \xc3\xa8 la lingua franca del mondo arabo.L'arabo classico \xc3\xa8 la lingua liturgica di 1,9 miliardi di musulmani e l'arabo standard moderno \xc3\xa8 una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Si parla di forse ben 274 milioni di persone che la parlano nel mondo arabo, rendendola la quinta lingua pi\xc3\xb9 parlata del mondo."
"Il francese (fran\xc3\xa7ais, AFI: [f\xca\x81\xc9\x91\xcc\x83\xcb\x88s\xc9\x9b]) \xc3\xa8 una lingua appartenente al gruppo delle lingue romanze della famiglia delle lingue indoeuropee.\nDiffusa come lingua materna nella Francia metropolitana e d'oltremare, in Canada (principalmente nelle province del Qu\xc3\xa9bec e del Nuovo Brunswick, ma con una presenza significativa anche in Ontario e Manitoba), in Belgio, in Svizzera, presso numerose isole dei Caraibi (Haiti, Dominica, Santa Lucia) e dell'Oceano Indiano (Mauritius, Comore e Seychelles), in Lussemburgo e nel Principato di Monaco, \xc3\xa8 lingua ufficiale di circa 30 stati ripartiti su tutti i continenti (come eredit\xc3\xa0 dell'impero coloniale francese e della colonizzazione belga), oltre che di numerose organizzazioni internazionali come l'ONU, la NATO, il Comitato Olimpico Internazionale e l'Unione postale universale. Costituisce inoltre, insieme con l'inglese e il tedesco, una delle tre lingue di lavoro dell'Unione europea. In Italia \xc3\xa8 parlato e tutelato in Valle d'Aosta, dove gode di uno status di coufficialit\xc3\xa0 con l'italiano.\nSebbene non sia ai primissimi posti tra le lingue pi\xc3\xb9 parlate del mondo per numero di madrelingua (77,3 milioni secondo Ethnologue, 2020), essa costituisce invece la seconda per diffusione (dopo l'inglese) per numero di paesi in cui \xc3\xa8 ufficiale e per numero di continenti in cui \xc3\xa8 parlata. Le stime dei locutori totali sono difficili a causa della diffusione maggiore del francese come lingua seconda che come lingua materna e del grosso peso che hanno nella demografia di questa lingua i vasti territori dell'Africa francofona, in cui l'avanzare della conoscenza del francese \xc3\xa8 in costante crescita grazie alla scolarizzazione e per i quali non sono sempre disponibili statistiche precise o aggiornate. Tuttavia secondo le stime dell'Organizzazione internazionale della francofonia, vi sono nel mondo circa 277 milioni di locutori (\xc3\xa8 la quinta lingua pi\xc3\xb9 parlata al mondo in base al numero di parlanti totali). Ma, come numero di parlanti nativi (L1), \xc3\xa8 la numero 17.\nAttualmente il francese \xc3\xa8 la seconda lingua pi\xc3\xb9 insegnata al mondo dopo l'inglese, anche grazie a una capillare rete di servizi linguistici e culturali incentrati sui Centres culturels fran\xc3\xa7ais (CCF, dipendenti dalle Ambasciate) e sulle sedi dell'Alliance fran\xc3\xa7aise."
'Le lingue romanze, lingue latine o lingue neolatine sono le lingue derivate dal latino. Esse sono l\'evoluzione diretta non gi\xc3\xa0 del latino classico, bens\xc3\xac di quello volgare ossia "popolare" (dal latino vulgus \'popolo\'), costituito dalle variet\xc3\xa0 linguistiche sviluppatesi a seguito dell\'espansione dell\'Impero romano.\nPi\xc3\xb9 di un miliardo di persone ha come lingua madre una lingua romanza, un miliardo e mezzo di individui (oltre un sesto dell\'umanit\xc3\xa0) ne parlano una almeno come seconda o altra lingua. L\'area in cui queste lingue si sono sviluppate, e sono ancora parlate nelle loro versioni contemporanee, viene chiamata Rom\xc3\xa0nia e corrisponde alla parte europea occidentale dell\'impero romano, esclusa la Britannia, con l\'aggiunta di altre isole linguistiche neolatine minori diffuse nei Balcani (lingue romanze orientali). Nel Nordafrica l\'invasione araba (VIII secolo) ha cancellato ogni volgare latino che vi si era sviluppato, mentre la persistenza dell\'impero nella sua porzione orientale, con l\'impiego prevalente della lingua greca a livello ufficiale, ha impedito la diffusione popolare del latino, prevenendo sviluppi linguistici analoghi a quelli occorsi nella porzione occidentale.\nLe lingue romanze, come il latino classico e i latini volgari, vengono classificate nelle ramificazioni delle lingue italiche, nell\'albero delle lingue indoeuropee; esse formano quello che in dialettologia viene chiamato continuum romanzo.\nIl termine romanzo deriva dall\'avverbio latino romanice (a sua volta dall\'aggettivo romanicus) riferito al parlare vernacolo (romanice loqui) rispetto al parlare in latino (latine loqui). Da romanicus e romanice deriva la forma francese romanz, da cui l\'italiano romanzo.\n\n'
'Le lingue dell\'Italia costituiscono, a detta di alcuni autori, il patrimonio linguistico pi\xc3\xb9 ricco e variegato all\'interno del panorama europeo.\nAd eccezione di taluni idiomi stranieri legati ai moderni flussi migratori, le lingue che vi si parlano sono esclusivamente di ceppo indoeuropeo e appartenenti in larga prevalenza alla famiglia delle lingue romanze: compongono il paesaggio linguistico, altres\xc3\xac, variet\xc3\xa0 albanesi, germaniche, greche e slave.\nLa lingua ufficiale della Repubblica Italiana, l\'italiano, discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso in letteratura \xc3\xa8 iniziato con i grandi scrittori Dante, Petrarca e Boccaccio verso il XIII secolo, e si \xc3\xa8 in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana corrente. La lingua italiana era scritta solo da una piccola minoranza della popolazione al momento dell\'unificazione politica nel Regno d\'Italia nel 1861, ma si \xc3\xa8 in seguito diffusa, mediante l\'istruzione obbligatoria esclusivamente in lingua italiana standard e il contributo determinante e pi\xc3\xb9 recente della televisione che vede escluso, o molto limitato, l\'uso sia dei dialetti che delle lingue di minoranza (salvo quanto previsto dagli accordi internazionali sottoscritti dall\'Italia dopo la seconda guerra mondiale a favore delle minoranze linguistiche tedesca della provincia di Bolzano, slovena della regione Friuli-Venezia Giulia e francese della Valle d\'Aosta) nonostante il fatto che, nel secondo caso, la legge 482/99 preveda l\'obbligo per la RAI di trasmettere anche nelle lingue delle minoranze linguistiche.Dal punto di vista degli idiomi locali preesistenti, ne consegue un processo di erosione linguistica e di minorizzazione, processo accelerato sensibilmente dall\'ampia disponibilit\xc3\xa0 di mass media in lingua italiana e dalla mobilit\xc3\xa0 della popolazione, oltre ad una scarsa volont\xc3\xa0 politica di tutelare le minoranze linguistiche (art. 6 Cost e L. 482/99) e riconoscere una valenza culturale ai dialetti (art. 9 Cost). Questo tipo di cambiamenti ha ridotto sensibilmente l\'uso degli idiomi locali, molti dei quali sono ormai considerati in pericolo di estinzione, principalmente a causa dell\'avanzare della lingua italiana anche nell\'ambito strettamente sociale e relazionale .\nNegli ultimi anni si \xc3\xa8 assistito a una loro rivalutazione sul piano culturale in reazione ai processi omologativi della globalizzazione. Nonostante il mancato appoggio dello Stato, secondo varie ricerche pi\xc3\xb9 del 60% dei ragazzi parla quotidianamente in "dialetto" (con riferimento ai dialetti dell\'Italia, non ai dialetti dell\'italiano); tra i vari motivi, i pi\xc3\xb9 importanti sono: il desiderio di creare un legame forte con la propria famiglia (67%), volont\xc3\xa0 di conoscere la storia di determinati termini ed espressioni (59%) o possibilit\xc3\xa0 di arricchire il proprio parlato con espressioni colloquiali (52%) e naturalmente lo spirito di appartenenza alla propria terra.\nSecondo i pi\xc3\xb9 recenti dati statistici il 45,9% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l\'italiano, il 32,2% lo alterna con una lingua locale, mentre solo il 14% si esprime esclusivamente nell\'idioma locale, il resto ricorre ad un\'altra lingua. Il noto linguista Tullio De Mauro, intervistato da un quotidiano nazionale il 29 settembre 2014, affermava che l\'uso alternante di italiano e dialetto arriva oggi al 44,1% e coloro che adoperano solo l\'italiano sono il 45,5%.Sempre secondo De Mauro, il plurilinguismo "italiano + dialetti o una delle tredici lingue di minoranza" gioca un ruolo positivo in quanto \xc2\xabi ragazzi che parlano costantemente e solo italiano hanno punteggi meno brillanti di ragazzi che hanno anche qualche rapporto con la realt\xc3\xa0 dialettale\xc2\xbb.\n\n'