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Pubblicazione: Firenze : Giuntina, 2017
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
'Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544 \xe2\x80\x93 Roma, 25 aprile 1595) \xc3\xa8 stato un poeta, scrittore, drammaturgo e filosofo italiano.\n\nLa sua opera pi\xc3\xb9 importante, conosciuta e tradotta in molte lingue, \xc3\xa8 la Gerusalemme liberata (1581), in cui vengono cantati gli scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana di Gerusalemme.\n\n'
'I furti napoleonici, o pi\xc3\xb9 correttamente \xe2\x80\x9cspoliazioni napoleoniche\xe2\x80\x9d, furono una serie di sottrazioni di beni, in particolare opere d\'arte (ed in genere di opere preziose), attuate dall\'esercito francese (o da funzionari napoleonici) nei territori del Primo Impero francese, quali la penisola italiana, la Spagna, il Portogallo, i Paesi Bassi e il Belgio, l\'Europa centrale. Le spoliazioni vennero costantemente perpetrate nell\'arco di venti anni, dal 1797 fino al Congresso di Vienna nel 1815. Secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni napoleoniche rappresentarono "il pi\xc3\xb9 grande spostamento di opere d\'arte della storia", che provoc\xc3\xb2 anche diversi danni in quanto "\xc3\xa8 difficile stabilire con esattezza quante opere d\'arte di valore unico andarono distrutte o disperse in quei giorni".Durante il Congresso di Vienna, Austria, Spagna, stati tedeschi e Inghilterra ordinarono l\'immediata restituzione di tutte le opere sottratte "senza alcun negoziato diplomatico" sostenendo come "la spoliazione sistematica di opere d\'arte \xc3\xa8 contraria ai principi di giustizia e alle regole della guerra moderna". Venne in fine affermato il principio di come non ci potesse essere alcun diritto di conquista che permettesse alla Francia di detenere il frutto di spoliazioni militari e che tutte le opere d\'arte dovessero essere restituite.\nSecondo la storica Mackay Quynn, gli stati europei, ma specilamente quelli italiani separati dalle Alpi dalla Francia, si trovarono davanti ad elevatissimi costi di trasporto e all\'ostinata resistenza dell\'amministrazione francese. I Prussiani, vedendosi negato l\'accesso alle gallerie del Mus\xc3\xa9e Napol\xc3\xa9on, minacciarono di spedire in prigione in Prussia il Direttore Vivant Denon in persona se questi non avesse lasciato agire i propri ufficiali. La strategia dovette funzionare, se in meno di qualche settimana tutti i capolavori dei Prussiani erano pronti per l\'imballaggio fuori dai cancelli dell\'ex Mus\xc3\xa9e Napol\xc3\xa9on, divenuto Louvre. La Spagna invi\xc3\xb2 funzionari dell\'esercito insieme a un discreto numero di militari prima delle conclusioni del Congresso di Vienna, i quali, rompendo i portoni del Mus\xc3\xa9e Napol\xc3\xa9on, si ripresero tutte le opere con la forza. Anche Belgio ed Austria mandarono il proprio esercito, senza attendere la conclusione del Congresso di Vienna. Giova ricordare come i furti napoleonici ebbero lunghi strascichi nella storia europea. Durante la guerra franco-prussiana, la Germania di Bismarck chiese alla Francia di Napoleone III la restituzione delle opere d\'arte ancora detenute dai tempi delle spoliazioni napoleoniche ma che non erano state restituite.Per quanto riguarda le citt\xc3\xa0 italiane, queste si mossero disunite, lente e disorganizzate, prive del supporto di un esercito nazionale, di un corpo diplomatico motivato, e nel disinteresse delle dinastie straniere ai simboli nazionali, oltre che a pagare di tasca propria le spese di spedizione. In Italia le spoliazioni napoleoniche erano sconfinate nelle ruberie e nel vandalismo. Secondo lo storico dell\'arte Steinman, gli ufficiali francesi progettarono di staccare gli affreschi di Raffaello dalle Stanze Vaticane e di spedire in Francia la Colonna Traiana. I napoleonici fusero il tesoro della Basilica di San Marco, bruciarono il Bucintoro, la nave ammiraglia della flotta, per ottenerne l\'oro delle decorazioni e pagare l\'esercito, smantellando l\'Arsenale di Venezia, ancora colmo dei trofei militari della Serenissima. I napoleonici tagliarono a pezzi il pi\xc3\xb9 grande Rubens in Italia, la Trinita Gonzaga, per poterlo vendere meglio sul mercato, mentre i due pannelli laterali vennero spediti a Nancy e ad Anversa, dove ancora oggi si trovano. Alla ricerca di oro, gli ufficiali francesi tentarono anche di fondere le opere del manierista Benvenuto Cellini. Per la Lombardia e il Veneto, che erano sotto gli Asburgo d\'Austria, il governo di Vienna negozi\xc3\xb2 ma non richiese le opere d\'arte portate via dalle chiese, come l\'Incoronazione di spine \xc3\xa8 di Tiziano, commissionata per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, che non fu restituita perch\xc3\xa9 non fu richiesta ufficialmente al Governo francese. Il governo toscano, sotto gli Asburgo-Lorena, non richiese i capolavori sottratti alle chiese sostenendo che sarebbero serviti a pubblicizzare la grandiosit\xc3\xa0 dell\'arte toscana, lasciando cos\xc3\xac in Francia capolavori assoluti quali le stigmate di San Francesco di Giotto, la Maest\xc3\xa0 di Cimabue o L\'Incoronazione della Vergine del Beato Angelico. Per Parma, sotto ex-moglie di Napoleone, Maria Luigia, adott\xc3\xb2 un\'istanza mediatrice, lasciando met\xc3\xa0 delle opere in Francia e rimpatriandone laltra met\xc3\xa0. Il governo pontificio prefer\xc3\xac non richiedere tutto, soprattutto i quadri conservati nei musei delle province francesi come molti Perugino sottratti alle chiese di Perugia, per non turbare la ri-cristianizzazione delle campagne francesi uscite dal giacobinismo. Antonio Canova, delegato dallo Stato della Chiesa ai rimpatri, era dotato di documentazione archivistica assai limitata, e si affidava ai funzionari dell\'esercito austriaci. Secondo il catalogo del Canova, dei 506 dipinti portati in Francia, 248 rimasero in Francia, 249 tornarono in Italia, 9 vennero indicati come non rintracciabili, raro caso in Europa di opere catalogate e non restituite.'
"I simboli della Lombardia, regione italiana dell'Italia settentrionale, sono, ai sensi dello statuto d'autonomia della regione, la bandiera, lo stemma, il gonfalone e la festa del 29 maggio.\nLa Regione Lombardia fino al 29 gennaio 2019 non ha avuto una bandiera ufficiale, ma negli uffici pubblici e nelle manifestazioni \xc3\xa8 stato utilizzato lo stemma raffigurante una rosa camuna stilizzata adattato in forma di bandiera e adottato ufficialmente insieme al gonfalone con la legge regionale n\xc2\xb085 del 12 giugno 1975 su proposta dell'allora assessore alla cultura Alessandro Fontana: tale stemma fu disegnato nello stesso anno da Pino Tovaglia, Bob Noorda, Roberto Sambonet e Bruno Munari. La Regione Lombardia, che \xc3\xa8 depositaria del marchio, ne regola l'utilizzo.\n\n"
'Carlo V d\'Asburgo (Gand, 24 febbraio 1500 \xe2\x80\x93 Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558) \xc3\xa8 stato imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e arciduca d\'Austria dal 1519, re di Spagna (Castiglia e Aragona) dal 1516, e principe dei Paesi Bassi come duca di Borgogna dal 1506 . \nA capo della Casa d\'Asburgo durante la prima met\xc3\xa0 del \'500, fu sovrano di un "impero sul quale non tramontava mai il sole" che comprendeva in Europa i Paesi Bassi, la Spagna e il sud Italia aragonese, i territori austriaci, il Sacro Romano Impero esteso su Germania e nord Italia, nonch\xc3\xa9 le vaste colonie castigliane e una colonia tedesca nelle Americhe.\n \nNato nel 1500 a Gand, nelle Fiandre, da Filippo il Bello (figlio di Massimiliano I d\'Austria e Maria di Borgogna) e Giovanna la Pazza (figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d\'Aragona), Carlo eredit\xc3\xb2 tutti i possedimenti familiari in giovane et\xc3\xa0, data l\'infermit\xc3\xa0 mentale della madre e la morte precoce del padre. All\'et\xc3\xa0 di sei anni, scomparso Filippo, divenne duca di Borgogna e pertanto principe dei Paesi Bassi (Belgio, Olanda, Lussemburgo). Dieci anni dopo divenne re di Spagna, entrando in possesso anche delle Indie occidentali castigliane, e dei regni aragonesi di Sardegna, Napoli e Sicilia. A diciannove anni divenne arciduca d\'Austria come capo della Casa d\'Asburgo e, di conseguenza, grazie all\'eredit\xc3\xa0 austriaca e all\'attivit\xc3\xa0 corruttrice dei banchieri filo-asburgici, fu designato imperatore del complesso germanico-italiano (Sacro Romano Impero) dai sette principi elettori.\nCarlo V si pose come obiettivo quello della costruzione di una unit\xc3\xa0 politica-religiosa in Europa, che prendeva il nome di monarchia universale cristiana. A tal fine mise in piedi un vasto esercito costituito da lanzichenecchi tedeschi, tercios spagnoli, cavalieri borgognoni, e condottieri italiani. Per sostenere il costo enorme delle sue truppe, Carlo V utilizz\xc3\xb2 l\'argento derivante dalle conquiste da lui ordinate ai danni di Aztechi e Inca da parte di Hern\xc3\xa1n Cort\xc3\xa9s e Francisco Pizarro e cerc\xc3\xb2 altre fonti di ricchezza affidando ai Welser la ricerca della leggendaria El Dorado. Inoltre, sebbene fosse stata la politica matrimoniale austriaca a "creare" Carlo V, la base concreta della sua potenza finanziaria era da rintracciarsi nella forza economico-industriale dei Paesi Bassi (luogo di nascita del capitalismo).In linea con il suo disegno universalistico, Carlo V viaggi\xc3\xb2 continuamente nel corso della sua vita senza stanziarsi in un\'unica capitale. Incontr\xc3\xb2 sul suo cammino tre grandi ostacoli, i quali minacciavano l\'autorit\xc3\xa0 imperiale in Germania e Italia: il Regno di Francia, ostile all\'Austria e circondato dai possedimenti carolini di Borgogna, Spagna e Impero; la nascente Riforma Protestante, appoggiata dai principi luterani; e l\'espansione dell\'Impero Ottomano ai confini orientali e mediterranei dei domini asburgici. \nNominato Difensor Ecclesiae da papa Leone X, Carlo promosse la Dieta di Worms (1521) che mise al bando Martin Lutero, il quale fu per\xc3\xb2 tratto in salvo dai principi protestanti. Lo stesso anno scoppi\xc3\xb2 il conflitto militare con Francesco I di Francia, che termin\xc3\xb2 con la cattura di quest\'ultimo nella battaglia di Pavia del 1525. L\'accantonata questione luterana esplose di nuovo nel 1527, quando truppe di mercenari germanici di fede protestante e di stanza in Italia disertarono, discesero sullo Stato della Chiesa e saccheggiarono Roma. Sia perch\xc3\xa9 aveva liberato la Lombardia dai Francesi, sia perch\xc3\xa9 aveva fatto ritirare le truppe imperiali dallo stato pontificio, Carlo V ottenne la corona ferrea d\'Italia da Papa Clemente VII al Congresso di Bologna del 1530.\nTra il 1529 e il 1535 Carlo V affront\xc3\xb2 la minaccia islamica, dapprima difendendo Vienna dall\'assedio turco e poi sconfiggendo gli Ottomani in Nord Africa e conquistando Tunisi. Tuttavia, questi successi furono vanificati negli anni quaranta dalla fallimentare spedizione di Algeri e dalla perdita di Budapest. Nel frattempo, Carlo V era giunto a un accordo con papa Paolo III per dare inizio al Concilio di Trento (1545). Il rifiuto di prendervi parte della luterana Lega di Smalcalda provoc\xc3\xb2 una guerra, che si concluse nel 1547 con la cattura dei principi protestanti. Quando le cose sembravano mettersi per il meglio per Carlo V, Enrico II di Francia garant\xc3\xac appoggio ai principi ribelli, alimentando di nuovo i dissidi luterani, e venne a patti con il sultano Solimano il Magnifico, il nemico pi\xc3\xb9 pericoloso di Carlo V fin dal 1520.\nDi fronte alla prospettiva di un\'alleanza tra tutti i suoi disparati nemici, Carlo V abdic\xc3\xb2 nel 1556 e divise l\'impero asburgico tra suo figlio Filippo II di Spagna (che ottenne Spagna, Paesi Bassi, Due Sicilie, oltre alle colonie americane) e suo fratello Ferdinando I d\'Austria (che ricevette Austria, Croazia, Boemia, Ungheria e il titolo di imperatore). Il Ducato di Milano e i Paesi Bassi furono lasciati in un\'unione personale al re di Spagna, ma continuarono a far parte del Sacro Romano Impero. Carlo V si ritir\xc3\xb2 nel 1557 in Spagna presso il monastero di Yuste, dove mor\xc3\xac un anno dopo, avendo abbandonato il sogno dell\'impero universale di fronte alla prospettiva del pluralismo religioso e all\'emergere delle monarchie nazionali.'
"Publio Virgilio Marone, noto semplicemente come Virgilio o Vergilio (in latino: Publius Vergilius Maro, pronuncia classica o restituta: [\xcb\x88pu\xcb\x90bl\xc9\xaa.\xca\x8as w\xc9\x9br\xcb\x88\xc9\xa1\xc9\xaal\xc9\xaa.\xca\x8as \xcb\x88maro\xcb\x90]; Andes (Mantova), 15 ottobre 70 a.C. \xe2\x80\x93 Brindisi, 21 settembre 19 a.C.), \xc3\xa8 stato un poeta romano, autore di tre opere, tra le pi\xc3\xb9 famose della letteratura latina: le Bucoliche (Bucolica), le Georgiche (Georgica), e l'Eneide (\xc3\x86neis).\nAl poeta vengono attribuiti anche una serie di componimenti giovanili, la cui autenticit\xc3\xa0 \xc3\xa8 oggetto di dubbi e di complicate controversie, che si \xc3\xa8 soliti indicare in un'unica raccolta, nota col titolo di Appendix Vergiliana (Appendice Virgiliana).\nVirgilio, per il senso sublime dell'arte e per l'influenza che esercit\xc3\xb2 nei secoli, fu il massimo poeta di Roma, nonch\xc3\xa9 l'interprete pi\xc3\xb9 completo e pi\xc3\xb9 schietto del grandioso momento storico che, dalla morte di Giulio Cesare, conduce alla fondazione del Principato e dell'Impero ad opera di Augusto.\nL'opera di Virgilio, presa a modello e studiata fin dall'antichit\xc3\xa0, ha avuto una profondissima influenza sulla letteratura e sugli autori occidentali, in particolare su Dante Alighieri e la sua Divina Commedia, nella quale Virgilio funge anche da guida dell'Inferno e del Purgatorio.\n\n"