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Pubblicazione: Firenze : [Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana], 1986
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese:
"L'indice di sviluppo umano (ISU, in inglese: Human Development Index, HDI) \xc3\xa8 un indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato nel 1990 dall'economista pakistano Mahbub ul Haq, seguito inizialmente anche dall'economista indiano Amartya Sen. \xc3\x88 stato utilizzato, accanto al PIL (prodotto interno lordo), dall'Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualit\xc3\xa0 della vita dei membri di un Paese.\nIn precedenza, veniva utilizzato soltanto il PIL, indicatore di sviluppo macroeconomico che rappresenta il valore monetario dei beni e dei servizi prodotti in un anno su un determinato territorio nazionale e che si basa quindi esclusivamente sulla crescita e non tiene conto del capitale (soprattutto naturale) che viene perso nei processi di crescita. Questi parametri misurano esclusivamente il valore economico totale o una distribuzione media del reddito. In pratica, un cittadino molto ricco ridistribuisce la sua ricchezza su molti poveri falsando in tal modo il livello di vita di questi ultimi.\nSi cerc\xc3\xb2 quindi, attraverso l'indice di sviluppo umano, di tener conto di differenti fattori, oltre al PIL procapite, che non potevano essere detenuti in modo massiccio da un singolo individuo, come l'alfabetizzazione e la speranza di vita, ottenendo in questo modo un indice multidimensionale. La scala dell'indice \xc3\xa8 in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide, in base ai quartili (dal 2010), in quattro gruppi: Paesi a sviluppo umano molto alto, Paesi ad alto sviluppo umano, Paesi a medio sviluppo e Paesi a basso sviluppo umano.\n\n"
"Lo sviluppo sostenibile \xc3\xa8 una forma di sviluppo economico compatibile con la salvaguardia dell'ambiente e dei beni liberi per le generazioni future, che ha dato vita all'economia sostenibile, appoggiandosi almeno in parte alla cosiddetta economia verde. Tante sono le organizzazioni pubbliche e private che adottano i bilanci sociali o report di sostenibilit\xc3\xa0 e misurano gli impatti sociali generati dalle proprie attivit\xc3\xa0 economiche per essere in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.\nL\xe2\x80\x99economia non \xc3\xa8 orientata solo al profitto, ma al benessere e a migliorare la qualit\xc3\xa0 della vita, infatti alcune organizzazioni internazionali sono arrivate ad adottare il cosiddetto \xe2\x80\x98bilancio integrato\xe2\x80\x99 che unisce la rendicontazione delle attivit\xc3\xa0 finanziare con quella delle attivit\xc3\xa0 non finanziarie (bilanci sociali). Il concetto di sostenibilit\xc3\xa0 \xc3\xa8 parte centrale e fondamentale dello sviluppo sociale, economico e ambientale di tutte le Nazioni. \nI Paesi sotto-sviluppati sono quelli che pi\xc3\xb9 necessitano di sviluppo, di aiuti umanitari e di tutela dei diritti poich\xc3\xa9 l\xe2\x80\x99ordinamento giuridico \xc3\xa8 a supporto di tutti gli interventi e le politiche strategiche ed attuative, operative caratterizzate da una forte trasparenza dei processi."
"Il Ministero dello Sviluppo economico (MISE) \xc3\xa8 il dicastero del governo italiano che comprende politica industriale, commercio internazionale, comunicazioni ed energia. \xc3\x88 stato istituito nel 2006, a seguito della riorganizzazione del Ministero delle attivit\xc3\xa0 produttive (fino al 2001 Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato), al quale nel 2008 sono stati accorpati il Ministero delle Comunicazioni e il Ministero del Commercio internazionale.\nLa sede principale \xc3\xa8 sita presso Palazzo Piacentini, in via Vittorio Veneto.\nL'attuale ministro \xc3\xa8 Stefano Patuanelli, in carica dal 5 settembre 2019.\n\n"
"L'indice di sviluppo umano (ISU, in inglese: Human Development Index, HDI) \xc3\xa8 un indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato nel 1990 dall'economista pakistano Mahbub ul Haq, seguito inizialmente anche dall'economista indiano Amartya Sen. \xc3\x88 stato utilizzato, accanto al PIL (prodotto interno lordo), dall'Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualit\xc3\xa0 della vita dei membri di un Paese.\nIn precedenza, veniva utilizzato soltanto il PIL, indicatore di sviluppo macroeconomico che rappresenta il valore monetario dei beni e dei servizi prodotti in un anno su un determinato territorio nazionale e che si basa quindi esclusivamente sulla crescita e non tiene conto del capitale (soprattutto naturale) che viene perso nei processi di crescita. Questi parametri misurano esclusivamente il valore economico totale o una distribuzione media del reddito. In pratica, un cittadino molto ricco ridistribuisce la sua ricchezza su molti poveri falsando in tal modo il livello di vita di questi ultimi.\nSi cerc\xc3\xb2 quindi, attraverso l'indice di sviluppo umano, di tener conto di differenti fattori, oltre al PIL procapite, che non potevano essere detenuti in modo massiccio da un singolo individuo, come l'alfabetizzazione e la speranza di vita, ottenendo in questo modo un indice multidimensionale. La scala dell'indice \xc3\xa8 in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide, in base ai quartili (dal 2010), in quattro gruppi: Paesi a sviluppo umano molto alto, Paesi ad alto sviluppo umano, Paesi a medio sviluppo e Paesi a basso sviluppo umano.\n\n"
'Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, OSS (in inglese: Sustainable Development Goals, SDG) sono una serie di 17 obiettivi interconnessi, definiti dall\'Organizzazione delle Nazioni Unite come strategia "per ottenere un futuro migliore e pi\xc3\xb9 sostenibile per tutti". Sono conosciuti anche come Agenda 2030, dal nome del documento che porta per titolo "Trasformare il nostro mondo. L\xe2\x80\x99Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile", che riconosce lo stretto legame tra il benessere umano, la salute dei sistemi naturali e la presenza di sfide comuni per tutti i paesi.\nGli obiettivi di sviluppo sostenibile mirano ad affrontare un\'ampia gamma di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, che includono la povert\xc3\xa0, la fame, il diritto alla salute e all\'istruzione, l\'accesso all\'acqua e all\'energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell\'ambiente, l\'urbanizzazione, i modelli di produzione e consumo, l\'uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace.Gli obiettivi, enumerati nella Risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/70/1 approvata dall\'Assemblea generale dell\'ONU il 25 settembre 2015, sono complessivamente 169, da raggiungere entro il 2030. Sono stati concordati, a partire dai principi inclusi nella Risoluzione A/RES/66/288, intitolata "Il futuro che vogliamo", un documento non vincolante elaborato dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2012, per sostituire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, che avevano come orizzonte temporale il 2015. Mentre questi ultimi si rivolgevano in modo diversificato ai paesi sviluppati e in via di sviluppo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno carattere universale e sono fondati sull\'integrazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economica), quale presupposto per eradicare la povert\xc3\xa0 in tutte le sue forme.\nTutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite hanno ratificato l\'agenda 2030 e si sono cos\xc3\xac impegnati a declinare nella loro politica gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti. Ogni anno gli Stati possono presentare lo stato di attuazione dei diciassette OSS nel proprio paese, attraverso l\'elaborazione di Rapporti Nazionali Volontari (Voluntary National Reviews). L\'Agenda 2030 individua nel Foro politico di Alto Livello (High Level Political Forum) il consesso globale per monitorare, valutare e orientare l\'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per supportare tale attivit\xc3\xa0 e garantire la comparabilit\xc3\xa0 delle valutazioni, la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha costituito l\xe2\x80\x99Inter Agency Expert Group on SDGs (IAEG-SDGs), con il compito di definire un insieme di indicatori per il monitoraggio dell\xe2\x80\x99attuazione dell\xe2\x80\x99Agenda 2030 a livello globale.'
'La Toscana (AFI: /tos\xcb\x88kana/) \xc3\xa8 una regione italiana a statuto ordinario di 3 676 116 abitanti, situata nell\'Italia centrale, con capoluogo Firenze. Confina a nord-ovest con la Liguria, a nord con l\'Emilia-Romagna, a est con le Marche e l\'Umbria, a sud con il Lazio. Ad ovest, i suoi 397 km di coste continentali sono bagnati dal Mar Ligure nel tratto centro-settentrionale tra Carrara (foce del torrente Parmignola, confine con la Liguria) e il Golfo di Baratti; il Mar Tirreno bagna invece il tratto costiero meridionale tra il promontorio di Piombino e la foce del Chiarone, che segna il confine con il Lazio.Il capoluogo regionale \xc3\xa8 Firenze, la citt\xc3\xa0 pi\xc3\xb9 popolosa (382 000 abitanti), nonch\xc3\xa9 principale fulcro storico, artistico ed economico-amministrativo; le altre citt\xc3\xa0 capoluogo di provincia sono: Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Amministra anche le isole dell\'Arcipelago Toscano, oltre ad una piccola exclave situata entro i confini dell\'Emilia-Romagna, in cui sono situate alcune frazioni del comune di Badia Tedalda.\nIl nome \xc3\xa8 antichissimo e deriva dall\'etnonimo usato dai Latini per definire la terra abitata dagli Etruschi: "Etruria", trasformata poi in "Tuscia" e poi in "Toscana". Anche i confini della odierna Toscana corrispondono in linea di massima a quelli dell\'Etruria antica, che comprendevano anche parti delle attuali regioni Lazio e Umbria, fino al Tevere. Fino al 1861 \xc3\xa8 stata un\'entit\xc3\xa0 indipendente, nota con il nome di Granducato di Toscana con una enclave costituita dalla Repubblica e poi Ducato di Lucca. Da allora ha fatto parte del Regno di Sardegna, del Regno d\'Italia e successivamente della Repubblica Italiana.\nIn epoca granducale aveva anche un inno, composto dal fiorentino Egisto Mosell ed intitolato La Leopolda. La festa regionale, istituita nel 2001, ricorre il 30 novembre, nel ricordo del suddetto giorno del 1786 in cui furono abolite la pena di morte e la tortura nel Granducato di Toscana, primo Ordinamento al mondo ad abolire legalmente la pena di morte.'