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Pubblicazione: Firenze : Giuntina, 2000
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
"Il Giorno della Memoria \xc3\xa8 una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. \xc3\x88 stato cos\xc3\xac designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1\xc2\xba novembre 2005, durante la 42\xc2\xaa riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebr\xc3\xb2 il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto.\nSi \xc3\xa8 stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perch\xc3\xa9 in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.\n\n"
'Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler.\nInizi\xc3\xb2 cos\xc3\xac per Dachau un periodo drammatico che vide legato indissolubilmente il nome della citt\xc3\xa0 al campo di concentramento.\nDachau serv\xc3\xac da modello a tutti i campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio nazisti eretti successivamente e fu la scuola d\'omicidio delle SS che esportarono negli altri lager Lo spirito di Dachau, il terrore senza piet\xc3\xa0. Nel campo transitarono circa 200.000 persone e, secondo i dati del Museo di Dachau, 41.500 vi persero la vita. I deportati in arrivo dovevano percorrere una larga strada curata, la Lagerstrasse, al termine della quale era situato il cosiddetto Jourhaus, la "porta dell\'inferno", il simmetrico edificio del comando di campo con una posticcia torretta di guardia sul tetto. Lo Jourhaus \xc3\xa8 attraversato nel mezzo da un grande arco d\'ingresso al campo, completamente chiuso, a sua volta, da un esteso cancello in ferro battuto a due ante; al centro di esso un altro cancello pi\xc3\xb9 piccolo che reca la scritta: Arbeit macht frei. Con gli anni questo cinico slogan di Dachau, che significa "Il lavoro rende liberi", venne poi utilizzato in numerosi altri nuovi campi che via via si andavano costruendo, diventando il simbolo stesso della menzogna nazista sui lager. Il lavoro in quei luoghi infatti non liber\xc3\xb2 mai nessuno ma fu anzi usato come strumento di morte primario per il genocidio scientifico degli "indesiderabili", ritenuto vantaggioso per l\'economia del Reich.\nIl campo di Dachau, insieme a quello di Auschwitz, \xc3\xa8 divenuto nell\'immaginario collettivo il simbolo dei lager nazisti.'
"Il campo di concentramento di Theresienstadt (o ghetto di Terez\xc3\xadn secondo la definizione preferita da alcuni studiosi) \xc3\xa8 stata una struttura di internamento e deportazione utilizzata dalle forze tedesche durante la Seconda guerra mondiale, tra il 24 novembre 1941 e il 9 maggio 1945. Incorporata dal Terzo Reich nel 1938, la citt\xc3\xa0 della Repubblica Ceca, a 60 km da Praga, \xc3\xa8 nota per aver concentrato nel campo omonimo \xc2\xabi maggiori artisti\xc2\xbb, \xc2\xabil fior fiore degli intellettuali ebrei mitteleuropei, pittori, scrittori, musicisti\xc2\xbb e con \xc2\xabuna forte presenza di bambini\xc2\xbb. Presentato dalla propaganda nazista come esemplare insediamento ebraico, fu in realt\xc3\xa0 un luogo di raccolta e smistamento di prigionieri da indirizzare soprattutto ai campi di sterminio di Treblinka ed Auschwitz. Secondo i dati confermati dall'Istituto Yad Vashem, su un totale di \xc2\xab155.000 ebrei passati da Theresienstadt fino alla sua liberazione l'8 maggio 1945; 35.440 perirono nel ghetto e 88.000 furono deportati\xc2\xbb per essere eliminati. Nel computo finale (degli arrivi e dei morti) sono inclusi anche i circa 15.000 ebrei che giunsero al campo nelle ultime due-tre settimane, sfollati da altri campi di concentramento."