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Pubblicazione: Firenze : Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1978
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
'Aldo Canti (Roma, 1941 \xe2\x80\x93 Roma, 21 gennaio 1990) \xc3\xa8 stato un attore e stuntman italiano.\n\n'
"L'Orlando furioso \xc3\xa8 un poema cavalleresco di Ludovico Ariosto pubblicato per la prima volta nel 1516 a Ferrara.\nIl poema, composto da 46 canti in ottave, ruota attorno al personaggio di Orlando, cui \xc3\xa8 dedicato il titolo, e a molti altri personaggi. L'opera, riprendendo la tradizione del ciclo carolingio e parzialmente del ciclo bretone, si pone a continuazione (gionta) dell'incompiuto Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo; in seguito, tuttavia, Ariosto considerer\xc3\xa0 l'Orlando innamorato solo come una fonte a cui attingere, a causa della non attualit\xc3\xa0 dei temi del poema, dovuti alla materia cavalleresca, ma riuscir\xc3\xa0 a risolvere questo problema apportando modificazioni interne all'opera - tra cui l'introduzione di tecniche narrative sconosciute al Boiardo - e soprattutto intervenendo spesso nel corso del poema spiegando al lettore il vero fine degli avvenimenti.Caratteristica fondamentale dell'opera \xc3\xa8 il continuo intrecciarsi delle vicende dei diversi personaggi, che costituiscono molteplici fili narrativi (secondo la tecnica dell'entrelacement, eredit\xc3\xa0 del romanzo medievale), tutti armonicamente tessuti insieme. La trama \xc3\xa8 convenzionalmente riassunta in relazione a tre vicende principali, emblemi anche del sovrapporsi nel poema di diversi generi letterari: in primis la linea epica della guerra tra musulmani (Saraceni) e cristiani, che fa da sfondo all'intera narrazione e si conclude con la vittoria dei secondi.\nLa vicenda amorosa \xc3\xa8 incentrata invece sulla bellissima Angelica, in fuga da numerosi spasimanti, tra i quali il paladino Orlando, di cui viene sin dalle prime ottave preannunciata la pazzia, portando all'estremo la dimensione del cavaliere cristiano della chanson de geste votato alla fede. Le inchieste dei vari cavalieri per conquistare Angelica si rivelano tutte vane, dal momento che (prima di uscire definitivamente dal poema nel XXIX canto, per giunta a testa in gi\xc3\xb9 sulla sabbia) la donna sposer\xc3\xa0 il musulmano Medoro, causando la follia di Orlando e l'ira degli altri cavalieri.\nIl terzo motivo, quello encomiastico o celebrativo (su cui tuttavia persistono all'interno del poema una serie di ombre), consiste nelle peripezie che portano alla realizzazione dell'amore tra Ruggiero, cavaliere pagano discendente del troiano Ettore, e Bradamante, guerriera cristiana, i quali riusciranno a congiungersi solo dopo la conversione di Ruggiero al termine della guerra: da questa unione discender\xc3\xa0 infatti la Casa d'Este.\n\n"
'I Canti carnascialeschi furono un genere musicale in voga a Firenze nel Quattrocento ai tempi di Lorenzo il Magnifico, a cui viene attribuita anche la loro paternit\xc3\xa0.La loro diffusione and\xc3\xb2 ben oltre il Cinquecento, come attest\xc3\xb2 la prima antologia curata da Anton Francesco Grazzini nel 1559, intitolata Tutti i trionfi, carri, mascherate o canti carnascialeschi andati per Firenze dal tempo del Magnifico Lorenzo vecchio de\xe2\x80\x99Medici; quando egli ebbero prima cominciamento per infino a questo anno presente 1559, che \xc3\xa8 stata presa come modello di riferimento dagli storici della letteratura, quali Charles S. Singleton negli anni quaranta e cinquanta del Novecento. \nDopo la morte di Lorenzo (1492) e durante la predicazione di Savonarola, i festeggiamenti carnevaleschi furono sostituiti da processioni e da laudi religiose. Dopo la morte di Savanarola (1498), i divertimenti del Carnevale furono ripristinati.I canti carnascialeschi assomigliano ai Carri e ai Trionfi, dato che tutti questi generi seguono una forma metrica popolare, come la barzelletta o la ballata, intervallata da un ritornello ed arricchita, talvolta dalla simulazione della caccia e della frottola. Questi canti abitualmente venivano eseguiti durante le feste di carnevale da un gruppo di maschere camminanti sulla strada o collocate sui carri. Quando quelle mascherate rappresentavano divinit\xc3\xa0 mitologiche e personificazioni di virt\xc3\xb9, quei canti erano chiamati Trionfi, quando impersonavano mestieri o l\'umanit\xc3\xa0 Carri.Le maschere rappresentavano principalmente i mestieri e lo scopo della rappresentazione era quello di descrivere sia i gesti e le abitudini della categoria sia di alludere e riferirsi grazie a doppi sensi alla grande tematica della pratica dell\'amore. Tra i mestieri raffigurati all\'epoca erano immancabili quelli dello spazzacamino, del tessitore, del dipintore.I canti venivano anche musicati come ha potuto attestare Federico Ghisi nella sua ricerca storica effettuata nel 1937. Gli autori sono per lo pi\xc3\xb9 anonimi anche se \xc3\xa8 noto che persino i migliori poeti del tempo, tra i quali il Pulci e il Poliziano, si cimentarono.\xc3\x88 proprio di Lorenzo il Magnifico il canto pi\xc3\xb9 rinomato, intitolato Il trionfo di Bacco e Arianna, nel quale si ritrova mirabilmente lo spirito della sua epoca. Il tono stesso dei canti mut\xc3\xb2 a seconda delle condizioni storico e sociali, basti pensare al passaggio dalla malizia ed eleganza del periodo del Magnifico, all\'ascetismo della breve fase di Savonarola e alla freddezza caratterizzante l\'inizio dei primi granduchi.Il primo musicista conosciuto che si dedic\xc3\xb2 ai canti carnascialeschi fu Heinrich Isaac, attivo a Firenze dal 1485, che institu\xc3\xac una "nuova scuola fiorentina", caratterizzata da una scrittura polifonica e da modalit\xc3\xa0 musicali complesse.I canti pi\xc3\xb9 noti sono: il Canto de berniquola, su testo di Lorenzo e musica di Henrich Isaac; il Canto dei farcitori d\xe2\x80\x99olio, su musica di Alexander Agricola; il Canto de\xe2\x80\x99 cialdonai, di anonimo; il Canto delle rivenditore, di anonimo; il Canto dei poveri che accettano la carit\xc3\xa0, di anonimo su testo di Lorenzo; il Canto di uomini allegri e goditori, di anonimo.Il Galiani e il Martorana definirono canti carnascialeschi anche quelle poesie cantate a Napoli durante le feste popolari, non soltanto carnevalesche, chiamate "coccagne": alcuni di questi canti carnascialeschi furono giudicati incantevoli e ricchi di lirismo stravagante.\n\n'
'I Canti di Castelvecchio sono una raccolta pascoliana del 1903: il titolo pare voglia creare un collegamento con i Canti leopardiani, suggerendo cos\xc3\xac, secondo l\'interpretazione di Giuseppe Nava, l\'ambizione ad una poesia pi\xc3\xb9 elevata.\nCastelvecchio \xc3\xa8 una frazione di Barga, in Garfagnana, dove Pascoli aveva acquistato una casa in cui soggiorn\xc3\xb2 molto a lungo, dedicandosi alla poesia e agli studi di letteratura classica (sono famose, e tuttora visibili, le tre scrivanie per lavorare nelle tre lingue, italiano, latino, greco). Qui gli parve di aver finalmente ricostituito il "nido" distrutto di San Mauro.\nI Canti di Castelvecchio sono fitti di richiami autobiografici e di rappresentazioni della vita in campagna. L\'epigrafe iniziale \xc3\xa8 la medesima di Myricae, dalla quarta bucolica di Virgilio: \xc2\xabArbusta iuvant humilesque myricae\xc2\xbb ("Piacciono gli arbusti e le umili tamerici"; ma Pascoli traduce myricae con "cesti" o "stipe"). In tal modo, Pascoli recupera il legame con la raccolta precedente e la poetica del "fanciullino", accentuandone per\xc3\xb2 la valenza simbolica.\nI Canti di Castelvecchio si rivelano inoltre una raccolta interessante per l\'uso esteso del linguaggio fonosimbolico, ma soprattutto post-simbolico: abbondano infatti i termini tecnici e gergali tipici della Garfagnana.\n\n'
'I Canti raccolgono la parte principale (e pi\xc3\xb9 conosciuta) della produzione in versi di Giacomo Leopardi.\n\n'
"Il volume Il Folklore d'Italia - Guida dei Gruppi Folklorici Italiani \xc3\xa8 un annuario che come suggerisce il sottotitolo, va utilizzato come guida, per gli interessati, al variegato e vasto mondo del folclore italiano.\n\n"