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Autore principale: Tiraboschi, Girolamo, 1731-1794
Pubblicazione: In Firenze : nella stamperia di Domenico Marzi, e comp., 1774
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, LAT, Paese: IT
Fa parte di: Storia della letteratura italiana del sig. abate Girolamo Tiraboschi ... Tomo primo <-decimo ottavo>
Con letteratura latina augustea si intende un periodo della storia della letteratura latina il cui inizio è convenzionalmente fissato nel 31 a.C. (anno della fine della Repubblica romana con la battaglia di Azio), e la cui fine con la morte del primo imperatore romano, Augusto, nel 14 d.C.. Faceva parte del cosiddetto periodo aureo, chiamato anche classico o di transizione (dalla Repubblica all'Impero), insieme al periodo ciceroniano o cesariano. Fu certamente uno dei migliori periodi dell'intera storia della letteratura mondiale, grazie alla molteplicità di ingegni che fiorirono contemporaneamente, paragonabile all'età di Pericle o a quella di Luigi XIV di Francia.
Didone è una figura mitologica. Persona di grande importanza, è la fondatrice e prima regina di Cartagine ed era stata precedentemente regina consorte del regno fenicio di Tiro. Secondo la narrazione virgiliana dell'Eneide, si innamorò dell'eroe troiano Enea, figlio di Anchise, quando egli approdò a Cartagine colpa di una tempesta causata da Giunone prima di arrivare nel Lazio, ed ebbero una relazione. Disperata per la partenza improvvisa di Enea, costretto dal Fato, Didone si uccise con la spada di Enea, chiedendo al suo popolo di vendicarla e profetizzando i futuri scontri tra Cartagine e i discendenti di Enea, futuri romani.
La letteratura cristiana consiste in quel corpus di opere originate dall'avvenimento cristiano, dalla figura di Gesù e dalla sua incidenza nella storia.
I trattati Roma-Cartagine ebbero fondamentale importanza per le relazioni non solo diplomatiche tra le due potenze, ma anche nei confronti dei Greci di Sicilia e d'Italia, che in Siracusa videro l'ultimo baluardo della grecità nell'area del Mediterraneo centro-meridionale.Roma e Cartagine: due città-stato che riuscirono a diventare imperi, a un certo punto della loro esistenza ebbero la necessità di regolare le reciproche convenienze, le rispettive zone di influenza. Per secoli le due città operarono fianco a fianco e perfino da alleate. Gli interessi economici e le metodologie di espansione erano infatti simmetrici. Roma non guardava al mare, poiché ancora impegnata a difendersi dai vicini Sabelli, Etruschi, Galli e Greci, per conquistare l'egemonia in Italia; Cartagine, senza un vero esercito cittadino e costretta a combattere contro i Greci di Cirene, di Massilia e di Siracusa in Sicilia, nelle più lunghe guerre dell'antichità classica (cfr. le guerre greco-puniche), appariva pronta a sostenere le sue conquiste, solo dopo un'attenta valutazione dei costi e relativi benefici che ne sarebbero derivati; e se il partito aristocratico tendeva a estendere il potere della città nelle terre circonvicine, il partito commerciale era più portato allo sfruttamento di rotte ed empori nel Mediterraneo occidentale, grazie anche alla qualità della sua flotta.Tutti questi trattati non sarebbero bastati a fermare le ostilità tra le due potenze del Mediterraneo occidentale, ma con la loro stipula e osservanza, le relazioni fra Roma e Cartagine seguirono per secoli una rotta di reciproca tolleranza.
La caduta dell'Impero romano d'Occidente viene fissata formalmente dagli storici nel 476 d.C, anno in cui Odoacre depose l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augusto.
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