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Edizione: 2. ed
Pubblicazione: Pisa : Felici, 2004
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La Garfagnana (basso latino Carfaniana, detta anche Alta valle del Serchio) è un'area storico-geografica della provincia di Lucca, in Toscana, compresa tra le Alpi Apuane a ovest e la catena principale dell'Appennino Tosco emiliano a est, confinante a nord con la Lunigiana, a ovest con la Versilia e la provincia di Massa Carrara, a est con la regione Emilia-Romagna (province di Modena e Reggio Emilia) e a sud con la Media Valle del Serchio. Interamente attraversata dal fiume Serchio e dai suoi numerosi affluenti e ricchissima di boschi, con un'altitudine che varia tra i 132 e i 2054 metri s.l.m., storicamente fece parte della "Provincia Carfaniane" anche la Media Valle del Serchio, immediatamente a sud della Garfagnana, fino al torrente Fegana sul lato appenninico e fino al torrente Pedogna sul lato apuano.
La farina di neccio di Garfagnana è la denominazione di una farina ottenuta dalla macinatura di castagne secche prodotte in varie località della provincia di Lucca, nella regione Toscana. In Garfagnana, "neccio" è un termine che designa proprio la castagna, e suoi derivati. Oggi destinata quasi esclusivamente alla produzione dolciaria, la farina di neccio — che si poteva cucinare in tanti modi — ha rappresentato nel corso di molti secoli il principale alimento della popolazione rurale della Garfagnana. La farina è ottenuta dalle castagne delle varietà carpinese, pontecosi, mazzangaia, pelosora, rossola, verdola, nerona e capannaccia. Il suo colore varia dal bianco all'avorio scuro. Il suo sapore è dolce con un leggero retrogusto amarognolo. Profumo di castagna. In autunno le castagne vengono raccolte ed essiccate per quaranta giorni in un metato dove il fuoco viene alimentato con legno di castagno. Dopo un'accurata selezione manuale, le castagne secche vengono trasformate in farina mediante macine di pietra. La zona di produzione della farina di neccio è costituita delle aree dei seguenti Comuni in provincia di Lucca: Castelnuovo di Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano, Piazza al Serchio, Minucciano, Camporgiano, Careggine, Fosciandora, Giuncugnano, Molazzana, Vergemoli, Vagli Sotto, Villa Collemandina, Gallicano, Borgo a Mozzano, Barga, Coreglia Antelminelli, Fabbriche di Vallico e Bagni di Lucca. Nella cucina locale, la farina di neccio è utilizzata per preparare la polenta dolce, i manafregoli, il castagnaccio o i necci ed altri dolci. Il pane detto della Garfagnana prende anche il nome di "neccio".
L'Unione Comuni Garfagnana è un'unione di comuni della Toscana, in provincia di Lucca, formata dai comuni di Camporgiano, Careggine, Castelnuovo di Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Fabbriche di Vergemoli, Fosciandora, Gallicano, Minucciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano Giuncugnano e Villa Collemandina.
Castelnuovo di Garfagnana è un comune italiano di 5 794 abitanti della provincia di Lucca in Toscana; è il capoluogo della Garfagnana.
I funghi mucillaginosi sono organismi unicellulari Acrasiomiceti (Acrasiomycota quindi cellulari) o Mixomiceti (Myxomycota quindi plasmodiali, cioè se le riserve alimentari a loro disposizione si riducono, i mixomiceti sono in grado, durante una fase del loro ciclo vitale, di aggregarsi in un'unica massa citoplasmatica, detta plasmodio eliminando le membrane cellulari divisorie; pertanto, il plasmodio risulta una cellula plurinucleare che arriva a contenere più di 100 000 nuclei). Essi sono un gruppo di strani organismi che vengono classificati tra i protisti a causa della loro somiglianza con le amebe. Sono organismi eucarioti eterotrofi che per gran parte del loro ciclo vitale si trovano sotto forma di plasmodio, un unico protoplasma plurinucleato non delimitato da pareti rigide. Si nutrono di materiale organico in decomposizione: batteri, lieviti e particelle organiche. Sono detti mucillaginosi perché formano ammassi di consistenza gelatinosa. Vivono nel terreno umido dove si nutrono di foglie morte o su tronchi di alberi in putrefazione, dove è abbastanza facile osservarli in quanto risaltano per i colori caldi, quali rosso e giallo-arancio. Hanno un ciclo vitale aplodiplonte: la generazione diploide è costituita dal plasmodio plurinucleato, mentre la generazione aploide è costituita da cellule singole. Nel momento della riproduzione sessuale il plasmodio forma uno o più corpi fruttiferi (sporocarpi con pareti spesso incrostate di calcare) nei quali la meiosi porta alla formazione di meiospore. In condizioni favorevoli le meiospore germinano, formando singole cellule aploidi, di due tipi tra loro interconvertibili: mixamebe o mixomonadi (prive di flagelli), e planociti o mixoflagellate (dotate di due flagelli di diversa lunghezza). Mixamebe e planociti possono fondersi, dando origine ad un amebozigote che può dividersi per endomitosi o fondersi con altri amebozigoti per formare il plasmodio. Il plasmodio può, in condizioni avverse, formare uno sclerozio per resistere al periodo di stress, per poi ritornare ad una normale funzionalità una volta che le condizioni ritornino favorevoli.
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