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Il trucco permanente, in sigla PMU dall'inglese permanent make-up, è una tecnica della cosmesi decorativa che utilizza il tatuaggio per applicare i pigmenti sotto la superficie della pelle. Normalmente serve a correggere gli inestetismi del viso e del corpo e per il miglioramento della immagine estetica in generale. L'utilizzo più frequente è sul viso, marcando e modificando le linee degli occhi, labbra e sopracciglia con disegni che richiamano il disegno naturale, In questo si distingue dal tatuaggio artistico che realizza disegni di fantasia. Può essere utilizzato anche per camouflage permanenti, per ridurre la visibilità di cicatrici, anche risultanti da interventi chirurgici o per ricostruire il disegno di areola e capezzolo dopo operazioni di mastectomia, con la pratica introdotta da Kesselring nel 1987Quest'ultima attività viene definita anche "tatuaggio medicale" o "senologico". La distinzione tra le attività di tatuaggio e di trucco permanente non è chiaramente definita ed il trucco permanente può essere chiamato anche: dermopigmentazione viso, tatuaggio visagista, trucco semipermanente, micropigmentazione estetica, tricopigmentazione.
La storia dell'antico Egitto (o Storia egizia), ovvero della civiltà dell'Africa settentrionale sviluppatasi lungo le rive del fiume Nilo (a partire dalle cateratte, a sud ed al confine con l'attuale Sudan), alla foce, a delta, nel Mar Mediterraneo, per un'estensione complessiva di circa 1000 km, copre complessivamente circa 4000 anni. L'individuazione di un periodo storico definito e di date concordi, sia pur di comodo, è dibattuta, a maggior ragione là ove si consideri la localizzazione temporale in epoca preistorica dell’inizio, e le molteplici vicissitudini e dominazioni che hanno accompagnato la storia dell’Egitto nella sua parte conclusiva. Secondo alcuni autori le date sono comprese tra il 3900 a.C. (Periodo Predinastico) e il 342 a.C. (Periodo tardo), con la fine della XXX dinastia manetoniana e prima dell’avvento delle dominazioni straniere. Altri autori fanno coincidere la fine della storia dell’Egitto con la morte di Cleopatra (ultima regina della dinastia tolemaica) e l'inizio della dominazione romana; altri ancora la estendono fino al IV-VI secolo d.C. e, segnatamente, all'ultimo testo geroglifico di cui si abbia contezza, il cosiddetto Graffito di Esmet-Akhom risalente al 394, o alla chiusura dell'ultimo tempio "pagano", dedicato a Iside sull'isola di File, a seguito dell'editto di Giustiniano I, nel 550. Varie culture si susseguirono nella valle nilotica fin dal 3900 a.C. in quello che viene definito Periodo Predinastico. Un'entità embrionale di Stato può riconoscersi, invece, a partire dal 3200-3100 a.C. con la I dinastia e l'unificazione delle due macro-aree che resteranno, tuttavia sempre distinte tanto che per tutta la storia del Paese i regnanti annovereranno tra i loro titoli quello di Signore delle Due Terre. Fin dal 3500 a.C., di pari passo con l'avvento dell'agricoltura, in particolare la coltivazione del grano, dell'orzo e del lino, si ha contezza di insediamenti umani specie lungo le rive del Nilo. Le piene annuali del fiume, infatti, favorivano la coltivazione anche con più raccolti annui grazie ai sedimenti, particolarmente fertili (Limo), che il fiume, nel suo ritirarsi, lasciava sul terreno. Ciò comportò, fin dai tempi più remoti, conseguentemente, la necessità di controllare, incanalare e conservare le acque onde garantire il costante approvvigionamento, sia per il sostentamento umano che per quello del bestiame e delle piantagioni. Non è da escludersi, peraltro, che proprio la complessa necessità di far fronte alle esigenze connesse con la gestione dell'agricoltura, e segnatamente, delle acque nilotiche, abbia favorito proprio il formarsi delle prime comunità su territori parziali tuttavia ben differenziati e politicamente e geograficamente individuabili. Tali entità, normalmente individuate con il termine greco di nomoi, ben presto si costituirono in due distinte entità geo-politiche più complesse. Tale l'importanza del fiume Nilo, che attraversava tutto il paese, che anche le denominazioni di tali due macro-aree fanno riferimento al fiume: considerando che le sorgenti del Nilo, benché all'epoca non note, dovevano essere a sud, tale sarà l'Alto Egitto, mentre, di converso, l'area del delta, verso il Mediterraneo, sarà indicato come Basso Egitto. Dal 3200 a.C. si sono susseguite, in Egitto, trenta dinastie regnanti riconosciute archeo-storicamente; a queste debbono esserne aggiunte altre, dette di comodo, giacché riferite, di fatto, non a governi autoctoni, o comunque derivanti dal Paese, bensì frutto di invasioni o di raggiungimento del potere da parte di regnanti stranieri. Avremo perciò una XXXI dinastia, costituita da re persiani, una XXXII dinastia macedone, che annovera un solo sovrano, Alessandro Magno, e una XXXIII dinastia, meglio nota come Dinastia tolemaica, nata dallo smembramento dell'impero di Alessandro. Anche molti imperatori romani, occupato l'Egitto, non disdegnarono di assumere il titolo di faraone con trascrizione geroglifica del proprio nome.
Il sodio lauriletere solfato (SLES) è un tensioattivo e detergente usato in molti tipi di prodotti (ad esempio dentifrici, shampoo, schiuma da barba, etc). Non è molto costoso e ha un effetto schiumogeno molto efficiente.
Nell'ambito della legislazione dell'Unione Europea, il RAPEX è il sistema di allerta rapido adottato dall'Unione europea per i prodotti pericolosi, grazie al quale le autorità nazionali degli Stati membri dell'Unione Europea notificano alla Commissione europea i prodotti (ad eccezione degli alimenti, farmaci e presidi medici) e servizi che rappresentano un rischio grave per la sicurezza dei consumatori. L'acronimo deriva dall'inglese RAPid EXchange of information system (sistema di scambio rapido di informazioni).↵I prodotti immessi sul mercato dell'Unione europea devono essere conformi ai requisiti di sicurezza definiti dalla Direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 dicembre 2001.↵Quando si accerta la pericolosità di un prodotto (ad esempio abbigliamento, calzature, cosmetici, gioielli, giocattoli, elettrodomestici, ecc.), l'autorità nazionale competente prende gli opportuni provvedimenti per eliminare il pericolo. Può ritirare il prodotto dal mercato, bloccarne l'importazione, richiamarlo se è già arrivato ai consumatori o lanciare un avvertimento. La Commissione europea (Direzione generale salute e tutela dei consumatori) viene informata dei rischi che presenta e dei provvedimenti adottati dall'autorità dello Stato membro in cui si è verificato l'evento per prevenire rischi e incidenti. La Commissione redige un rapporto settimanale con tutte le notifiche pervenute che sono pubblicate on-line ed accessibili al pubblico.
Il period after opening o PAO è un simbolo grafico inserito sui cosmetici che deve essere inteso in funzione di un rischio sanitario derivante dall'uso del prodotto e non alla “performance” tecnica del prodotto. Esso è definito infatti come “il tempo in cui il prodotto, una volta aperto può essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore. Nell'Unione europea il simbolo PAO è stato introdotto dalla direttiva 2003/15/CE per i prodotti cosmetici con durata superiore ai 30 mesi (esenti da data di scadenza). Sono esenti invece dall'indicazione del PAO i prodotti monodose, quelli confezionati in modo da non venire a contatto con l'ambiente esterno (come gli spray) oppure quelli che, per le loro caratteristiche formulative, possono durare a lungo, senza rischi di deterioramento nel tempo. I prodotti di durata inferiore a 30 mesi invece devono obbligatoriamente indicare la data di scadenza del prodotto. Il PAO è indicato in tutti i Paesi dell’Unione Europea con uno stesso simbolo stampato sia sul contenitore primario (a diretto contatto con il cosmetico) sia, se presente, su quello secondario (l’imballaggio esterno): un vasetto aperto su cui è apposta la durata in mesi del prodotto dopo l’apertura, scritta in cifre, seguita dalla lettera “M” (mese in italiano, month in inglese, mensis in latino, mes in spagnolo, mois in francese, Monat in tedesco, maand in olandese, måned in danese, miesiąc in polacco, месяц in russo, месец in serbo, mí in irlandese, mês in portoghese, monato in esperanto ecc.).
Si definisce alimento (dal latino alimentum, da alĕre, 'nutrire', 'alimentare') ogni sostanza o miscela di sostanze in qualsiasi stato della materia e struttura non lavorata, parzialmente lavorata o lavorata, destinata a essere ingerita, o di cui si prevede ragionevolmente l'ingestione da parte dell'essere umano. Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza o miscela, compresa l’acqua, intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro filiera produttiva. Non sono compresi mangimi destinati agli animali, gli animali vivi (eccetto quelli destinati al consumo umano), i vegetali prima della raccolta, medicinali, cosmetici, tabacco, stupefacenti, residui e contaminanti.
Con microplastica ci si riferisce a piccole particelle di materiale plastico generalmente più piccole di un millimetro fino a livello micrometrico. Le microplastiche provengono da diverse fonti tra cui: cosmetica, abbigliamento e processi industriali (il caucciù, ad esempio, pur essendo una gomma naturale, non è concretamente usato di per sé, bensì in forma vulcanizzata e le sue micro particelle, probabilmente prodotte dall'usura degli pneumatici, sono state rinvenute in mare). Esistono attualmente due categorie di microplastica: la primaria che è prodotta come risultato diretto dell'uso umano di questi materiali e secondaria come risultato di frammentazione derivata dalla rottura di più grandi porzioni che creano la grande chiazza di immondizia del Pacifico. È stato riscontrato che entrambe le tipologie persistono nell'ambiente in grandi quantità, soprattutto negli ecosistemi marini ed acquatici. Ciò perché la plastica si deforma ma non si rompe per molti anni, e può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi. L'intero ciclo e movimento delle microplastiche nell'ambiente non è ancora stato studiato approfonditamente soprattutto per la difficoltà di analizzare una miscela di svariati tipi di plastica più o meno inerte. Recenti studi hanno dimostrato che l'inquinamento da parte delle microplastiche ha raggiunto la catena alimentare interessando non solo la fauna marina ma anche alimenti come il sale marino, la birra ed il miele. Nonostante non siano stati condotti studi specifici, c’è anche la possibilità che i frammenti arrivino sulle nostre tavole attraverso la carne; infatti, pollame e suini vengono nutriti anche con farine ricavate da piccoli pesci che possono essere contaminati. L’Istituto tedesco per la valutazione del rischio alimentare (BfR) ha invitato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) a indagare per capire quali siano gli effetti della microplastica sulla salute umana.Secondo un’inchiesta avviata da Orb Media, un’organizzazione non profit di Washington, che ha condiviso con il Guardian in esclusiva i risultati, l’acqua che esce dai rubinetti di tutto il mondo contiene microscopiche fibre di plastica (ovvero microplastiche); il dossier, denominato “Invisibles: The Plastic Inside Us”, rappresenta il primo studio a livello globale sull’inquinamento dell’acqua potabile da parte di microplastiche. Gli Stati Uniti sono stati identificati come il Paese con il tasso di contaminazione più elevato: valori che arrivano fino al 94%, con fibre trovate in acqua di rubinetto campionata anche negli edifici del United States Capitol (Campidoglio a Washington), nella sede dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA – Environmental Protection Agency) e persino nella Trump Tower a New York. A seguire Paesi come il Libano e l'India. Le nazioni europee come il Regno Unito, la Germania e la Francia registrano un tasso di contaminazione più basso, anche se la presenza è stata riscontrata nel 72% dei casi. Per quanto riguarda le concentrazioni rilevate, il numero medio di fibre in mezzo litro varia da 4,8 unità negli Stati Uniti sino a 1,9 in Europa. Si tratta di una contaminazione distribuita più o meno in modo uniforme in ogni parte del globo, indipendentemente dalla sede di approvvigionamento.
La cosmesi (o cosmetica) rappresenta l'insieme di attività, tecniche e arti relative al cosmetico o, per estensione, a ciò che migliora la piacevolezza, l'apparenza e l'estetica. La parola viene dal greco: κόσμος (kósmos) che significa "ordine", da cui kósmesis: mettere in ordine, abbellire. Viene convenzionalmente classificata in sottogruppi, in funzione dei diversi ambiti applicativi dei cosmetici utilizzati: Cosmetica, per la cura del corpo, viso, capelli Cosmesi decorativa o trucco; in inglese make up Detergenza e igiene personale Profumeria
La bava di lumaca è una sostanza prodotta dalle lumache, più propriamente dalle chiocciole, utilizzata da tempo in medicina e cosmetica per le sue proprietà idratanti e lenitive. La sostanza utilizzata nel settore cosmetico è la bava prodotta dalla varietà Helix Aspersa, la specie di lumache più diffusa nel bacino del Mediterraneo.
Il metodo Stamina è un presunto trattamento, privo di validità scientifica, realizzato dal comunicatore pubblicitario Davide Vannoni (1966-2019) e proposto dalla Stamina Foundation, un'organizzazione da lui presieduta. Principalmente rivolto alle malattie neurodegenerative, si baserebbe sulla conversione di cellule staminali mesenchimali in neuroni. La vicenda ebbe ampia copertura mediatica arrivando a condizionare la politica e magistratura italiane, intervenute, ciascuna nel proprio ambito, a seguito del clamore mediatico della vicenda; il metodo, proposto da Vannoni e basato sull'impiego di staminali, avrebbe dovuto curare malattie per le quali la scienza non aveva ancora trovato rimedio, ma le risultanze sperimentali non ne hanno mai provato l'efficacia e, sia gli esperti nominati dal Ministero della salute italiano che le inchieste della magistratura ne hanno determinato la non applicabilità medica; la vicenda giudiziaria si concluse con una condanna per truffa.Il parlamento italiano, a seguito della pressione dell'opinione pubblica, avviò una sperimentazione nel maggio 2013; Umberto Veronesi, fra i tanti medici contrari al metodo, sostenne che il caso «ripercorre il canovaccio delle vicende Bonifacio e Di Bella», cioè di sperimentazioni avviate sotto la spinta "della piazza" piuttosto che da criteri realmente scientifici. Il premio Nobel per la medicina Randy Schekman ha definito "criminale" il metodo Stamina e Davide Vannoni un "ciarlatano". Nell'ottobre del 2014 arriva la definitiva bocciatura da parte della commissione incaricata di valutare i presupposti per una sperimentazione.