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Gli Ittiosauri (dal greco antico "lucertole pesce" - ιχθυς o ichthys che significa "pesce" e σαυρος o sauros che significa "lucertola") sono grandi rettili marini estinti. Gli ittiosauri appartengono all'ordine noto come Ichthyosauria o Ichthyopterygia ("pinne di pesce" - una designazione introdotta da Sir Richard Owen nel 1840, sebbene il termine sia ora usato più per il clade di Ichthyosauria). Gli ittiosauri prosperarono durante gran parte dell'era mesozoica; basandosi sulle prove fossili a nostra disposizione, si è stabilito che i primi ittiosauri apparvero nel Triassico inferiore, circa 250 milioni di anni fa (Olenekiano), ed almeno una specie è sopravvissuta fino al Cretaceo superiore, circa 90 milioni di anni fa (Turoniano). Gli ittiosauri si sono evoluti da un gruppo di rettili terrestri non identificati che sono tornati in mare, durante i primi del Triassico inferiore, in uno sviluppo parallelo a quello degli antenati dei moderni delfini e delle balene, in un'evoluzione convergente. Questi animali divennero particolarmente abbondanti nel Triassico superiore e nei primi periodi del Giurassico, fino a quando furono sostituiti ecologicamente da un altro gruppo di rettili acquatici predatori, i Plesiosauria, nei periodi successivi del Giurassico e del Cretaceo. Nel Cretaceo superiore, gli ittiosauri si estinsero per ragioni ancora sconosciute. La scienza divenne consapevole dell'esistenza degli ittiosauri durante il XIX secolo, quando furono scoperti in Inghilterra i primi scheletri completi. Nel 1834, fu istituito l'ordine Ichthyosauria. Più tardi quel secolo, in Germania furono scoperti molti fossili di ittiosauri perfettamente conservati, compresi alcuni resti dei tessuti molli. Dalla fine del XX secolo, c'è stato un rinnovato interesse per il gruppo, che ha portato ad un aumento del numero di ittiosauri descritti da tutti i continenti, con oltre 50 generi validi attualmente conosciuti. Le varie specie di ittiosauri variavano in dimensioni da 1 a oltre 16 metri di lunghezza. La morfologia corporea degli ittiosauri ricordava sia quella dei pesci che quella dei delfini. I loro arti si erano completamente evoluti in pinne, che, a volte, contenevano un numero molto elevato di dita e falangi. Almeno alcune specie possedevano una pinna dorsale. Il muso era spesso appuntito, e le mascelle erano dotate di denti conici per catturare prede più piccole. Alcune specie avevano denti più grandi e affilati per attaccare animali di grandi dimensioni. Gli occhi erano molto grandi, probabilmente un adattamento per vedere nelle acque più profonde. Il collo era corto e le specie più evolute avevano un tronco piuttosto rigido. Questi avevano anche una pinna caudale più verticale, usata per un potente colpo propulsivo. La colonna vertebrale, fatta di vertebre a disco semplificate, continuava nel lobo inferiore della pinna caudale. Gli ittiosauri respiravano aria, partorivano cuccioli vivi, e probabilmente erano a sangue caldo.
Le ammoniti sono molluschi cefalopodi, comparsi nel Devoniano Inferiore (Emsiano) ed estintisi intorno al limite tra Cretaceo e Terziario (400-65.5 Ma). Gli ammonoidi sono cefalopodi ectococleati, cioè dotati di conchiglia esterna, composta di carbonato di calcio sotto forma di aragonite e di conchiolina, una molecola organica secreta dall'organismo che fungeva da "matrice" per la crescita dei cristalli di carbonato. La struttura interna della conchiglia consta di tre parti: protoconca (camera embrionale), di forma globosa; fragmocono, suddiviso da setti in camere interne; i setti sono attraversati da una struttura tubolare di fosfato di calcio, il sifone, che conteneva un organo scambiatore di fluidi; camera di abitazione: l'ultima camera (non settata) in cui era alloggiato il corpo molle dell'organismo.La conchiglia di questi organismi, analogamente a quella degli attuali nautiloidi, è configurata come un vero e proprio organo di galleggiamento, nel quale le camere interne erano riempite di gas e liquidi la cui pressione poteva essere controllata dall'organismo mediante il sifone, che permetteva lo scambio di fluidi tra le camere e il sangue del sistema circolatorio tramite un processo osmotico. In tal modo, l'animale poteva esercitare un controllo sul galleggiamento e sull'assetto in acqua, sia statico (a fermo) che dinamico (durante il nuoto). Gli ammonoidi sono tra gli invertebrati fossili più noti al grande pubblico e tra le forme in assoluto più utilizzate in stratigrafia per la datazione delle rocce sedimentarie: le successioni stratigrafiche marine sono infatti per la maggior parte datate e correlate a scala regionale e globale utilizzando biozonazioni ad ammoniti. Nonostante ciò, le conoscenze sicure riguardo al loro modo di vita sono assai scarse, per diversi motivi: assenza di materiale fossile con parti molli conservate; si tratta di organismi che potevano essere sia planctonici che nectonici che necto-bentonici, che vivevano quindi entro la colonna d'acqua tra il fondale marino e la superficie e che dopo la morte cadevano in ogni caso sul fondale marino prima di essere eventualmente seppelliti e fossilizzarsi entro il sedimento: in queste condizioni non è possibile risalire in maniera diretta all'ambiente di vita originario; infine, la conchiglia degli ammonoidi poteva galleggiare per un certo periodo di tempo dopo la morte dell'organismo (circostanza verificata per gli attuali nautiloidi) ed essere trasportata passivamente da onde e correnti marine e costiere in aree e ambienti diversi da quelli di vita.Per questi organismi, quindi, le ipotesi sulla fisiologia e sul contesto ecologico di appartenenza sono basate soprattutto sugli analoghi tuttora viventi (in particolar modo i nautiloidi), su studi paleoecologici basati sulle associazioni paleofaunistiche e su modelli fisico-matematici della conchiglia e soprattutto dell'insieme corpo-conchiglia.