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                                                            Xylella fastidiosa Wells, Raju et al., 1986 è un batterio Gram negativo della classe Gammaproteobacteria, famiglia delle Xanthomonadaceae, che vive e si riproduce all'interno dell'apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali). X. fastidiosa è in grado di indurre pesantissime alterazioni alla pianta ospite, spesso letali. Inoltre è noto per la sua estrema polifagia, essendo in grado di diffondersi attraverso un gran numero di piante ospiti, a volte senza indurre manifestazioni patologiche. Per queste sue caratteristiche il microrganismo è noto per i gravi danni che è in grado di arrecare a varie coltivazioni agricole, essendo all'origine della malattia di Pierce nella vite, della clorosi variegata degli agrumi (CVC-citrus variegated chlorosis) in Brasile. Il batterio è di difficile isolamento e a crescita molto lenta in coltura axenica. Inoltre una sottospecie di X. fastidiosa è all'origine del Complesso del disseccamento rapido dell'olivo (CoDiRO), una gravissima fitopatologia che ha fatto la sua comparsa nell'agricoltura italiana a partire dagli anni 2008/2010, colpendo in modo pesante gli appezzamenti olivicoli del Salento in quella che è stata definita da Joseph-Marie Bové, dell'Académie d'agriculture de France, come "la peggior emergenza fitosanitaria al mondo". Sono oltre 100 le specie di piante affette da Xylella spp., con malattie quali il mal di pennacchio nel pesco, la bruciatura delle foglie di oleandro, il cancro degli agrumi; è stata segnalata una notevole incidenza anche su prugno, ciliegio e mandorlo.
Stefano Mancuso (Catanzaro, 9 maggio 1965) è un botanico, accademico e saggista italiano che insegna arboricoltura generale e etologia vegetale all’Università di Firenze. È membro dell'Accademia dei Georgofili, membro fondatore della Société internationale pour le signalement et le comportement des plantes e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale.
 
                                                            L'Accademia dell'Arcadia è un'accademia letteraria fondata a Roma il 5 ottobre 1690 da Giovanni Vincenzo Gravina e da Giovanni Mario Crescimbeni coadiuvati nell'impresa anche dal torinese Paolo Coardi, in occasione dell'incontro nel convento annesso alla chiesa di San Pietro in Montorio di quattordici letterati appartenenti al circolo della regina Cristina di Svezia, tra i quali gli umbri Giuseppe Paolucci di Spello, Vincenzo Leonio da Spoleto e Paolo Antonio Viti di Orvieto, i romani Silvio Stampiglia e Jacopo Vicinelli, i genovesi Pompeo Figari e Paolo Antonio del Nero, i toscani Melchiorre Maggio di Firenze e Agostino Maria Taia di Siena, Giambattista Felice Zappi di Imola e il cardinale Carlo Tommaso Maillard di Tournon di Nizza. L'Accademia è considerata non solamente come una semplice scuola di pensiero, ma come un vero e proprio movimento letterario che si sviluppa e si diffonde in tutta Italia durante tutto il Settecento in risposta a quello che era considerato il cattivo gusto del Barocco. Essa si richiama nella terminologia e nella simbologia alla tradizione dei pastori-poeti della mitica regione dell'Arcadia ed il nome fu trovato da Taia durante una adunata ai Prati di Castello, a quei tempi un paesaggio pastorale. Oltre al nome dell'Accademia, emblematico da questo punto di vista, fu scelto seguendo questa tendenza anche il nome della sede, una villa sulla salita di via Garibaldi sulle pendici del Gianicolo: "Bosco Parrasio". I suoi membri furono detti Pastori, Gesù bambino (adorato per primo dai pastori) fu scelto come protettore; come insegna, venne scelta la siringa del dio Pan, cinta di rami di alloro e di pino e ogni partecipante doveva assumere, come pseudonimo, un nome di ispirazione pastorale greca.
L'Accademia degli Umidi nacque a Firenze il 1º novembre 1540 sotto la spinta di dodici letterati che si autodefinivano "popolari". Tra i fondatori vi furono nomi importanti quali Anton Francesco Grazzini e Giovanni Mazzuoli. Più avanti, quando già da anni aveva mutato nome in Accademia fiorentina, entrò a farvi parte anche Benedetto Varchi. Essi erano accomunati da una grande passione per le lettere, e amavano il toscano parlato alla loro epoca, la lingua viva, contrapponendosi alla corrente classicistica e ai pedanti che volevano un riavvicinamento del volgare al latino, attraverso l'uso di modelli antichi. In questo senso l'Accademia degli Umidi era l'istituzione rivale della patavina Accademia degli Infiammati.Il primo luogo d'incontro della neonata Accademia fu la casa in via san Gallo di Giovanni Mazzuoli detto lo Stradino, un ex soldato di Giovanni delle Bande Nere. Ma quando Cosimo de' Medici cominciò a interessarsi alle attività letterarie che ivi si svolgevano, decretò che l'Accademia degli Umidi mutasse nome in Accademia fiorentina, e insieme al nome la sua struttura organizzativa. L'11 febbraio 1541 si procedette dunque alla riforma dell'istituzione, e, dopo un'iniziale esitazione, la maggior parte degli Umidi aderì alla nuova Accademia, la cui prima residenza fu in via Larga, nel palazzo di Cosimo.Le riunioni prendevano il nome di tornatelle, mentre Dante e Petrarca erano gli autori più letti e apprezzati. Ciascuno dei membri (il più famoso dei quali fu il Grazzini) assumeva un nome in qualche modo legato all'umidità o all'acqua. Grazzini volle chiamarsi "Lasca", pesce di fiume rapido e guizzante proprio come la lingua utilizzata negli scritti di questi accademici, diretta, schietta e popolare. Ci fu un'aspra polemica all'interno dell'Accademia quando Pier Francesco Giambullari e alcuni suoi seguaci cominciarono a sostenere che l'italiano derivasse dall'ebraico. Il Lasca, che nel 1547 fu espulso dal sodalizio (per rientrarvi vent'anni più tardi), li chiamò ironicamente Aramei, e li prese di mira in alcune delle sue Rime, dove diede sfogo all'amarezza per l'esclusione da un'associazione che aveva contribuito in prima persona a creare.Il 6 giugno 1549 una riforma interna al sodalizio previde che gli aspiranti nuovi membri avrebbero dovuto sottoporre al giudizio di un "censore" le loro ultime opere per poter entrare nell'Accademia. Negli anni, l'Accademia cambiò sede; dopo via Larga si trasferì nella sala del Papa del convento di S.Maria Novella e quindi nella sala del Dugento a Palazzo Vecchio, e poi in via dello Studio, nell'antica sede dello Studio fiorentino.Iacopo Rilli ha rivelato in un importante studio del 1700 alcuni dei nomi che furono adottati all'interno dell'Accademia: abbiamo, per fare qualche esempio, l'Umoroso, il Gelato, il Cigno, lo Scoglio e altri. La figura principale era quella del Console, carica che fu per lungo tempo ricoperta da Giovan Battista Gelli. Anche Leonardo Salviati, uno dei fondatori dell'Accademia della Crusca, entrò nel sodalizio e, quando, nel 1566 ricoprì la carica di Console, si adoperò affinché l'amico Grazzini fosse riammesso. Conformemente alla riforma del 1549, fu sottoposto a un giudizio. Il censore fu Giovan Battista Adriani, e diede parere favorevole; il 6 maggio 1566, pertanto, il Lasca tornava a far parte dell'Accademia fiorentina.