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Michele Basile (Santa Lucia del Mela, 13 maggio 1832 – Messina, 29 luglio 1907) è stato uno scrittore, insegnante e patriota italiano. Nato da famiglia nobile, era il tredicesimo figlio di Giuseppe Basile Compagna e Felicia Stracuzzi. Da giovinetto, mostrando animo indipendente e patriottico, partecipò ai moti del 1848-49: compromessosi agli occhi della polizia borbonica, rischiò di essere fucilato per aver affisso di notte i decreti di Ruggero Settimo. Dopo aver compiuto i primi studi nel collegio dei Padri Teatini di Messina e nel seminario vescovile del paese natio, nel 1857 si laureò in giurisprudenza nell'ateneo messinese, ma solo per pochi anni esercitò l'avvocatura, sia perché non amava molto questa professione, sia perché non aveva necessità di praticarla, grazie all'agiata condizione economica della sua famiglia. Avendo preso parte all'insurrezione di Messina dell'8 aprile 1860, fu emanato un ordine di arresto nei suoi confronti, ma egli riuscì ad eludere tale disposizione tenendosi nascosto in casolari di campagna; quindi, sbarcati i Mille in Sicilia, fu nominato, dal governo rivoluzionario, giudice della Commissione speciale di guerra, con cui seguì l'esercito garibaldino fino alla battaglia di Milazzo ed alla successiva capitolazione di Messina del 27 luglio 1860; successivamente nella città peloritana esercitò, in maniera gratuita, la carica di assessore aggiunto fino al marzo 1861. Costituitosi il Regno d'Italia, per i meriti acquisiti durante il Risorgimento gli fu offerto il posto di giudice di prima classe, ma egli rifiutò per non allontanarsi dalla famiglia. Nel 1860 sposò la cugina Giovanna Basile, da cui ebbe due figlie: Caterina e Felicetta. Nel 1863 vinse un concorso per titoli ed entrò nell'insegnamento come Professore di Lettere, Storia e Geografia all'Istituto Tecnico di Messina (dove in seguito fu anche preside); dal 1886, fu Professore di Geografia Politica all'Università di Messina. Si tenne sempre fuori dalle competizioni politiche, tranne nel 1882 quando si candidò come Consigliere provinciale del mandamento di Santa Lucia del Mela e venne eletto, riuscendo a prevalere su Antonio Fulci. A Messina fu deputato amministratore del Regio Convitto Alighieri e del Convitto La Farina. Ricoprì le cariche di Presidente del Gabinetto di Lettura (di cui era socio fondatore) e di Presidente del Comizio Agrario. Tra i suoi meriti vi fu quello di aver proposto la conversione del monastero di S. Placido di Calonerò in colonia agricola e penitenziale, proposta che fu accolta ed attuata dal governo. Fu tra i protagonisti della vita culturale cittadina del tempo e scrisse numerosi articoli sui giornali locali. Pubblicò diversi libri di particolare importanza: scrittore polivalente, si occupò soprattutto di questioni economiche ed agricole che interessavano la sua regione natale, ma scrisse anche sulla conversione dell'asse ecclesiastico, sul catasto italiano, sui tracciati delle ferrovie messinesi, sui tram; pubblicò anche alcune opere di carattere letterario. Nel 1873 scrisse "Il caseggiato dell'azienda rurale" in occasione di un concorso promosso dalla Società di Acclimazione e d'Agricoltura di Sicilia, il cui tema richiedeva un manuale pratico per la costruzione dei fabbricati rurali necessari a costituire una completa masseria siciliana. L'opera ricevette lodevoli giudizi da parte di insigni scrittori come Luigi Settembrini e Niccolò Tommaseo e da parte dell'agronomo Giuseppe Antonio Ottavi. Nel 1875, in occasione dell'imminente discussione alla Camera della legge sulla perequazione fondiaria, Michele Basile nel suo libro "I catasti d'Italia" attaccò il Primo Ministro Minghetti, affermando che l'attuazione del catasto del 1862 aveva provocato l'aumento del numero dei poderi, la diminuzione dei proprietari ed il concentramento dei fondi in poche mani; di contro un rinnovato catasto, che avesse tenuto conto della qualità della terra censita (in rapporto al clima, ai venti, all'esposizione, all'acqua, alle strade, ecc.) e non del tipo di cultura praticata, avrebbe colpito i grossi proprietari che poco si curavano dei loro poderi, agevolando i piccoli ed i medi agricoltori industriosi. Questa proposta, subito accolta con favore dalla maggior parte dei Comizi agrari e dei proprietari della Sicilia, ebbe una vasta eco. Nella polemica scoppiata nel biennio 1880-82 riguardo al tracciato che doveva seguire la linea ferroviaria Messina-Palermo nella piana di Milazzo, Michele Basile, su incarico di alcuni Comuni della provincia di Messina, pubblicò vari memoriali diretti al Ministero dei Lavori Pubblici a sostegno di una linea "rettilinea", in contrapposizione alle pretese del Comune di Milazzo che voleva una linea "curvilinea". Pochi anni dopo la ferrovia venne realizzata assecondando le richieste dei milazzesi, secondo il Basile causando un danno regionale e statale e favorendo un solo Comune, grazie a manovre politiche che egli denunciò nel libro "Le illecite protezioni ne' tracciamenti delle ferrovie d'Italia" (1892). Tra le sue maggiori opere letterarie vi è un romanzo intitolato "L'amore immortale fra fidanzati e sposi" (1900) ed una interessante ed originale autobiografia: "Se potessi rinascere!" (1896), pubblicata con lo pseudonimo di Elleno Siculo. I libri "Saggi di letteratura e politica" (1893), "Latifondi e poderi" (1898) e "Scritti economici e letterari" (1905) raccolgono precedenti trattati, opuscoli ed articoli di materia agricola, politica, economica e letteraria.
Il metodo classico (o méthode champenoise, che prende nome dalla regione francese dello Champagne) è un processo di produzione di vino spumante, che consiste nell'indurre la rifermentazione in bottiglia dei vini attraverso l'introduzione di zuccheri e lieviti selezionati (liqueur de tirage). Altre terminologie equivalenti per tale metodo sono: metodo tradizionale e metodo della rifermentazione in bottiglia.
Il Disciplinare di produzione è la prescrizione che disciplina l'ottenimento di un prodotto agricolo o alimentare. Più precisamente, in ambito regolamentato, il disciplinare è la norma di legge che definisce i requisiti produttivi e commerciali di un prodotto a DOP o IGP o STG (o qualifiche equivalenti se si considerano gli stati extra Unione europea). Qualsiasi prodotto nazionale o europeo che si fregi di una denominazione/indicazione protetta ha un disciplinare (es. lo Champagne, il Barolo, il Prosciutto di Parma, il Parmigiano-Reggiano, il Pane di Altamura, l'Asparago Bianco di Bassano del Grappa, l'Olio del Garda e altri migliaia). I disciplinari sono periodicamente revisionati: aggiornati-modificati (normale evoluzione), sdoppiati (quando da una denominazione se ne stacca un'altra), accorpati (quando si uniscono denominazioni), abrogati (quando la denominazione cessa di esistere). Quando esistono, i consorzi di tutela sovrintendono alla nascita e gestione del disciplinare di riferimento. L'iter per elaborare, presentare, approvare, pubblicare un disciplinare (e la relativa denominazione/indicazione) è piuttosto complesso e, comunque, deve essere svolto in sede comunitaria. Un disciplinare è una legge a tutti gli effetti e le relative violazioni determinano reati. Possono anche esistere disciplinari, per così dire, "privati" oppure su base volontaria ma molto locale (in pratica sono dei capitolati): tuttavia nella presente voce si tratta unicamente il disciplinare in ambito regolamento.
La cucina francese (cuisine française) fa riferimento a diversi stili gastronomici derivati dalla tradizione francese. Madre fondatrice della cucina francese fu Caterina de Medici, che non soddisfatta dagli stili alimentari presenti fece arrivare da Firenze cuochi per fondare una nuova cucina. Evolutasi nel corso dei secoli seguendo anche i cambiamenti sociali e politici del paese, il Medioevo ha visto lo sviluppo dei sontuosi banchetti che hanno portato la gastronomia francese a livelli superiori, con alimenti decorati e stagionati grazie a chef come Guillaume Tirel; con la Rivoluzione francese, le abitudini sono tuttavia modificate con l'utilizzo meno sistematico di spezie e con lo sviluppo dell'utilizzo delle erbe aromatiche e di tecniche raffinate, a partire dagli chef più grandi come François Pierre de La Varenne e da altri dignitari di Napoleone Bonaparte, come Marie-Antoine Carême.