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Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968) è stato un poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.Ha contribuito alla traduzione di vari componimenti dell'età classica, soprattutto liriche greche, ma anche di opere teatrali di Molière e William Shakespeare. È stato vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959. La fase più creativa dell'opera poetica di Quasimodo si può far risalire ad Acque e terre (1930), Oboe sommerso (1932), e a Ed è subito sera (1942). In tali raccolte vengono rievocate l`infanzia in Sicilia e le figure dei cari lontani e si avverte il disagio proprio di chi si sente sradicato nella corrotta civiltà del nord post-industriale. Nel 1940 viene pubblicata la sua celebre traduzione dei Lirici greci, segnata dallo stesso sentimento di doloroso distacco. È considerato uno dei poeti italiani di maggior rilievo del ventesimo secolo.
Salvatore Fiume (Comiso, 23 ottobre 1915 – Milano, 3 giugno 1997) è stato un pittore italiano. Fu anche scultore, architetto, scrittore e scenografo.
Il Parco letterario Salvatore Quasimodo si trova a Roccalumera luogo d'origine della famiglia Quasimodo. È stato fondato dai fratelli Carlo e Sergio Mastroeni, con i quali collabora stabilmente Alessandro Quasimodo, attore e regista, figlio del poeta. Il Parco Letterario Quasimodo ha sede nella dismessa stazione ferroviaria a ricordo della professione del padre Gaetano e del nonno Vincenzo, per anni vice sindaco di Roccalumera. Il museo, ospitato all’interno dei locali della stazione Fs, conserva documenti, mobili, cimeli appartenuti a Quasimodo, tra cui la Laurea Honoris Causa dell'Università di [[Messina]] e lo studio della sua casa milanese. Nell’ex scalo merci della stazione si trova il treno-museo, ospitato su cinque carri merci d’epoca, dov’è esposta una mostra fotografica sulla vita e sulle opere di Salvatore Quasimodo, realizzata e donata dal critico Sergio Palumbo. La visita prosegue nella Torre Saracena, citata nella poesia “Vicino a una Torre Saracena, per il fratello morto” scritta in memoria del fratello Vincenzo. All'interno è esposta un stampa del ‘700 che raffigura le sue antiche fattezze e le gouaches, dipinti personalmente da Salvatore Quasimodo. Del paese di Roccalumera è figlio Salvatore Quasimodo: qui vi nacque e morì il padre e gran parte della famiglia. La nonna Rosa Papandrea, originaria di Patrasso, è personaggio chiave al fine di comprendere la sua vena di grande traduttore dei classici, greci e latini. Arrivò a Roccalumera 5 giorni dopo la sua nascita e ha ricevuto il battesimo l'11 settembre 1901 nella chiesa della Madonna Bambina, da Francesco Maria Di Francia. A Roccalumera, sulla via Umberto I, sorgeva la casa familiare, edificata da nonno Vincenzo. Qui Salvatore Quasimodo visse gli anni dell'infanzia e giovinezza, venendo sempre ogni estate presso i nonni a fare i bagni nel limpido Mare Jonio, ed a giocare all'ombra della monumentale Torre Saracena che oggi è sede del Parco Letterario Salvatore Quasimodo di Roccalumera. Vi tornava spesso da grande per venire a trovare i parenti. Qui venne subito dopo il conseguimento del Premio Nobel per la letteratura nel 1959, per riabbracciare omaggio all'anziano padre. Molte furono le liriche che Quasimodo ambientò a Roccalumera. Il parco è luogo di numerosi meeting e manifestazioni. In tale contesto gli organizzatori del parco sono stati invitati a portare la loro testimonianza in vari convegni e in vari progetti europei e nel Programma Socrates, tra i quali il progetto "Virtual Museum" al quale hanno partecipato le Università di Riga, Malta, Copenaghen oltre a prestigiose istituzioni italiane ed europee.
Alle fronde dei salici è una poesia di Salvatore Quasimodo. Questa lirica è stata pubblicata nel 1946 su una rivista, successivamente inserita nella raccolta Giorno dopo giorno (1947). «E come potevamo noi cantarecon il piede straniero sopra il cuore,fra i morti abbandonati nelle piazzesull'erba dura di ghiaccio, al lamentod'agnello dei fanciulli, all'urlo nerodella madre che andava incontro al figliocrocifisso sul palo del telegrafo?Alle fronde dei salici, per voto,anche le nostre cetre erano appese,oscillavano lievi al triste vento». (S. Quasimodo, da Giorno dopo giorno)