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Si vis amari, ama (Se vuoi essere amato, ama) è un'espressione proverbiale, derivata da una massima di Ecatone di Rodi, usata da Seneca nelle Lettere morali a Lucilio (libro primo, lettera nona, paragrafo 6): essa mette in rilievo l'importanza della reciprocità in qualunque forma d'amore (e in particolare nell'amicizia). Già citato nel poema Le opere e i giorni di Esiodo, il proverbio "ama chi t'ama" fu ripreso da Francesco Petrarca nel componimento Mai non vo' più cantar com'io soleva del Canzoniere.
La locuzione latina gutta cavat lapidem, letteralmente "la goccia perfora la pietra", vale come esortazione pedagogica per ricordare che con una ferrea volontà si possono conseguire obiettivi altrimenti impossibili, ma può alludere anche al danno derivato da un'azione banale, ma prolungata.
Il De vita beata è il VII libro dei Dialoghi di Lucio Anneo Seneca. È dedicato al fratello maggiore Anneo Novato ed è stato composto intorno al 58. In seguito a un’accusa, mossa da Publio Suillio, inizia una riflessione sul vero senso della felicità. Egli vuole dimostrare, in polemica con la dottrina epicurea, che la felicità non risiede nel piacere, ma nella virtù. Nella seconda parte del dialogo il filosofo risponde alle numerose accuse di coloro che criticavano il suo comportamento, apparentemente discordante da quanto da lui predicato nei suoi scritti.