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La spedizione romana alle sorgenti del Nilo fu promossa da Nerone per scoprire da dove avesse origine il grande fiume africano. Fu condotta tra il 62 e il 67 d.C. da alcuni centurioni che risalirono il Nilo verso l'Africa equatoriale. È parte di un insieme di spedizioni, condotte tra il 19 a.C. e l'86 d.C., volte all'esplorazione e all'acquisizione del controllo delle vie carovaniere attraverso il Sahara, che garantivano il commercio tra la costa mediterranea e l'Africa subsahariana; tra queste, si ricorda la spedizione romana verso il Lago Ciad e il fiume Niger. La penetrazione romana nell'Africa subsahariana fu superata solo dall'espansione islamica tra l'VIII e il XVI secolo e poi da quella delle potenze europee nel XIX secolo.
Si vis amari, ama (Se vuoi essere amato, ama) è un'espressione proverbiale, derivata da una massima di Ecatone di Rodi, usata da Seneca nelle Lettere morali a Lucilio (libro primo, lettera nona, paragrafo 6): essa mette in rilievo l'importanza della reciprocità in qualunque forma d'amore (e in particolare nell'amicizia). Già citato nel poema Le opere e i giorni di Esiodo, il proverbio "ama chi t'ama" fu ripreso da Francesco Petrarca nel componimento Mai non vo' più cantar com'io soleva del Canzoniere.
Lucio Anneo Seneca (in latino Lucius Annaeus Seneca; Corduba, 4 a.C. Roma, 65), anche noto semplicemente come Seneca o Seneca il giovane, stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo eclettico di et imperiale, o nuova Sto , attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, alla quale, in qualit di senatore e questore, diede un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola, ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiam a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approv l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" o "quinquennio felice" (54-59), in cui Nerone govern saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo ed il maestro si allontanarono sempre di pi , portando il filosofo al ritiro politico che aveva sempre desiderato. Tuttavia Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, e venne costretto al suicidio dall'imperatore. Seneca influenz profondamente lo stoicismo romano di epoca successiva: suoi allievi furono Gaio Musonio Rufo (maestro di Epitteto) e Aruleno Rustico, nonno di Quinto Giunio Rustico, che fu uno dei maestri dell'imperatore filosofo Marco Aurelio.
Il De vita beata è il VII libro dei Dialoghi di Lucio Anneo Seneca. È dedicato al fratello maggiore Anneo Novato ed è stato composto intorno al 58. In seguito a un’accusa, mossa da Publio Suillio, inizia una riflessione sul vero senso della felicità. Egli vuole dimostrare, in polemica con la dottrina epicurea, che la felicità non risiede nel piacere, ma nella virtù. Nella seconda parte del dialogo il filosofo risponde alle numerose accuse di coloro che criticavano il suo comportamento, apparentemente discordante da quanto da lui predicato nei suoi scritti.
Il De clementia è un trattato (speculum principis) di Seneca scritto probabilmente fra il 54 e il 55. Esso, insieme alle Naturales quaestiones e al De beneficiis, fa parte dei tre trattati dell'autore. L'opera fa parte del genere letterario degli specula principis, in essa infatti Seneca esplora il rapporto tra filosofia e politica individuando la qualità migliore più importante che dovrebbe avere un sovrano, ovvero la clemenza. Lo scritto è dedicato al giovane Nerone del quale Seneca era divenuto precettore, insieme al prefetto del pretorio Afranio Burro, per volere della madre Agrippina minore. Con tale scritto Seneca spera di educare al meglio il giovane imperatore elogiando lo stesso con le qualità che vorrebbe che Nerone avesse.
Amicum secreto admone, palam lauda (lett. "Ammonisci l'amico in segreto, lodalo pubblicamente") è una frase latina attribuita di volta in volta a Seneca o a Publilio Siro (molto probabilmente in maniera erronea), sembra invece essere opera di uno pseudo-Seneca. È giunta a noi in diverse varianti (Amicos secreto admone, palam lauda oppure Secreto admone amicos, palam lauda). In Philologus, 1844, p. 684 la locuzione, peraltro, viene attribuita a Catone, Sentent..