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Archetipo

La parola archetipo deriva dal greco antico ὰρχέτυπος col significato di «immagine», composto da arché (άρχή, cioè «inizio, principio originario») + typos («modello, marchio, esemplare»), ed è stata utilizzata per la prima volta da Filone di Alessandria e, successivamente, da Dionigi di Alicarnasso e Luciano di Samosata. Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primordiale di un pensiero, quale ad esempio l'idea platonica; in psicologia analitica da Jung ed altri autori, per indicare i simboli innati e predeterminati dell'inconscio umano, soprattutto collettivo; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico-religiose dell'essere umano e, in narratologia, i metaconcetti di un'opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida per il concetto di «archiscrittura»: la forma ideale della scrittura preesistente nell'uomo prima della creazione del linguaggio e da cui si origina quest'ultimo. Il termine archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la copia non conservata di un manoscritto (che non coincide con l'originale), alla quale risale tutta la tradizione (le copie del manoscritto archetipico).

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