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Attentato a Hitler del 20 luglio 1944

L'attentato del 20 luglio 1944 (noto con il nome in codice di Operazione Valchiria) fu il tentativo organizzato da alcuni politici e militari tedeschi della Wehrmacht, e attuato dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, di assassinare Adolf Hitler: esso ebbe luogo all'interno della Wolfsschanze (nota in italiano come "Tana del Lupo"), il quartier generale del Führer, sito a Rastenburg, nella Prussia Orientale. Lo scopo dell'attentato era quello di eliminare Adolf Hitler e, attraverso un colpo di Stato, instaurare un nuovo governo che avesse il compito di negoziare una pace separata con gli Alleati, allo scopo di evitare la disfatta militare e l'invasione della Germania. L'attentato fu pianificato sfruttando la possibilità che offriva il piano Valchiria (in tedesco: Walküre), ossia la mobilitazione della milizia territoriale in caso di colpo di Stato o insurrezione interna, opportunamente modificato dal colonnello von Stauffenberg. L'esplosione dell'ordigno uccise tre ufficiali e uno stenografo civile, tuttavia il Führer subì solo ferite più o meno lievi. Il fallimento del colpo di Stato portò all'arresto di circa 5.000 persone, molte delle quali giustiziate o internate nei lager. Lo storico britannico Ian Kershaw scrive di circa duecento persone «passate dalle mani del boia».

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