Aulico siciliano
L'aulico siciliano è una lingua di tradizione cancelleresca ereditata in Sicilia dagli imperi bizantino e svevo; essa sosteneva il primato del siciliano nella poesia e nella prosa, nella lirica e nel teatro.
Utilizzata in poesia e prosa dai letterati siciliani e nelle trattazioni umanistiche siciliane del XIII sec. la cui omogeneità alla cultura europea contemporanea era certificata dalla loro attività fuori della Sicilia o dalla fama e dalla circolazione che fu riservata ai loro scritti. In essa le persistenze del latino o del siciliano non erano dovute alla scarsa diffusione di modelli alternativi, ma alla rivendicazione di una tradizione equiparabile, dal punto di vista linguistico, a quella toscana.
Un rifiorire si ebbe nel XVI sec. perché in Sicilia si usavano parecchie lingue contemporaneamente, secondo le diverse esigenze amministrative, letterarie, religiose. Mentre lo spagnolo era solamente parlato a corte, nei palazzi vescovili e inquisitoriali, nelle caserme - l'uso del siciliano da parte della Chiesa si inerpicava nella comunicazione devozionale rivolta al popolo. Gli usi letterari dell'aulico siciliano si stabilizzano nell'ambito lirico e teatrale fino all'anno 1519, quando il toscano inizia ad essere usato per la prima volta. La battaglia della lingua è dunque vinta dal toscano ormai italiano che si affianca nella scrittura colta al latino e allo spagnolo cortigiano soprattutto con l'edizione di un vocabolario trilingue (latino-spagnolo-siciliano) edito dal canonico "Scobar".