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I santi sono persone che vivono la pienezza della vita cristiana e la perfezione della carita (punto 2013 catechismo della Chiesa Cattolica), e per questo vengono venerati, considerati come degli esempi di vita cristiana, e viene invocata la loro intercessione presso Dio dai fedeli di alcune Chiese cristiane. La venerazione dei santi è presente nella Chiesa cattolica, nella Chiesa ortodossa, nelle Chiese ortodosse orientali, e nell'anglo-cattolicesimo, mentre viene rigettata dal protestantesimo. Tuttavia, alcune correnti protestanti, come il luteranesimo, l'anglicanesimo e il metodismo, pur non venerandoli, li considerano come degli esempi di vita cristiana, e per questo vengono commemorati. I santi canonizzati prima del 1054 vengono venerati sia dai cattolici che dagli ortodossi.
Teridio e Remedio (... – Gap, ...) sono stati vescovi di Gap attribuiti al IV, V o VI secolo, venerati come santi dalla Chiesa cattolica. Teridio e Remedio sono menzionati nel Martirologio geronimiano alla data del 3 febbraio con queste parole: Vapingo depositio episcoporum Teridi et Remedi - «A Gap deposizione dei vescovi Teridio e Remedio». La stessa indicazione è riportata dal martirologio di Usuardo (IX secolo), e poi dal martirologio romano del Baronio: In oppido Vapingo sanctorum Tigidis et Remedii episcoporum.Le molte varianti presenti nei manoscritti relative ai nomi di questi due vescovi, ha portato spesso a duplicare le figure di questi santi. Un antico breviario di Gap, databile alla fine del XIV secolo, faceva memoria liturgica di quattro vescovi, Tigride, Remedio, Eredio e Territe, tutti riconducibili ai nostri due santi. Fu il vescovo Pierre-Annet de Pérouse (1755-1763) a riportare a due la memoria dei vescovi di Gap. Altre fonti liturgiche tardive, come per esempio il Martirologio gallicano di André du Saussay († 1675), riconoscevano a Teridio e Remedio la palma del martirio, cosa che tuttavia il martirologio geronimiano e i successivi martirologi sembrano escludere.Incerta è l'epoca in cui sarebbero vissuti Teridio e Remedio. L'antichità del Martirologio geronimiano (V secolo) potrebbe indurre a pensare che siano vissuti prima di Costanzo, ossia del primo vescovo di Gap storicamente documentato (tra il 517 e il 529); di questo parere Duchesne e Albanès. Gallia christiana invece, nella sua cronotassi, li pone tra Costanzo e Vallesio, documentato tra il 541 e il 554. Altri ancora non escludono che possano essere stati vescovi di Gap tra Vallesio e Sagittario, attestato nel 570 e deposto nel 579.Della loro vita non si conosce nulla. Alcuni autori hanno voluto identificare il Remedius del Martirologio geronimiano con il vescovo Remigius documentato nei concili di Nîmes del 394 e di Torino del 401 circa, e che fu destinatario di una lettera di papa Zosimo nel 417 e di papa Bonifacio I nel 419. In tutte queste occasioni, il nome del vescovo non è mai accompagnato dalla sede vescovile di appartenenza, benché sembri trattarsi di un vescovo della Gallia Narbonense II, la medesima di cui faceva parte la diocesi di Gap. Nel nuovo Martirologio Romano, riformato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II, i santi Teridio e Remedio sono ricordati il 3 febbraio con queste parole:
Sant'Agata (229 / 235 – Catania, 5 febbraio 251) è stata, secondo la tradizione cattolica, una giovane vissuta nel III secolo, durante il proconsolato di Quinziano. Dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa viene venerata come santa, vergine e martire. Il suo nome figura nel Martirologio Romano da tempi antichissimi. Il suo memoriale è il 5 febbraio; è Patrona, tra l'altro, di Catania, di Gallipoli, della Diocesi di Nardò-Gallipoli, della Repubblica di San Marino e Malta. Dopo la Vergine Maria, è una delle sette vergini e martiri ricordate nel canone della Messa.
San Felice di Nola (Nola, seconda metà del I secolo d.C. – Nola, 15 novembre 95) fu il primo vescovo della diocesi di Nola. Viene venerato come santo e martire della Chiesa cattolica; il Martirologio romano ne registra la commemorazione il 15 novembre mentre nel Martirologio geronimiano è ricordato il 27 luglio.
Damiano d'Africa è stato un soldato romano martirizzato per la sua fede cristiana, citato nel Martirologio Geronimiano e nel Martirologio Romano, il cui culto come santo per la Chiesa cattolica è riportato il 12 febbraio.
Santa Claudia di Amiso (... – Amiso, 304 circa) è stata una martire cristiana, venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Viene ricordata assieme alle sue "compagne" martiri, ovvero un gruppo di sette donne di Amiso (Claudia, Alessandra, Eufrasia, Matrona, Giuliana, Eufemia e Teodosia) che si opposero alla persecuzione dei cristiani sotto l'imperatore Diocleziano, perpetrata dal preside di Amiso (governatore locale in carica all'epoca), e per tale motivo flagellate ed in seguito arse viveIl Martirologio Romano riporta, in data 18 maggio, la commemorazione delle martiri di Ancira (Ankara), un gruppo di sette donne condannate all'annegamento, ricordate coi nomi di Alessandra, Claudia, Eufrasia, Matrona, Giulitta, Eufemia e Tecusa. Seppur non tutti i nomi corrispondano, ciò porta comunque alla supposizione che si tratti dello stesso gruppo di martiri di Amiso, in qualche modo "duplicato" o associato per errore ad un altro evento simile.
Papiniano (latino: Papinianus Vitensis; IV secolo – V secolo) è stato vescovo di Vita nella provincia africana di Bizacena, e subì il martirio sotto il re vandalo Genserico, sostenitore dell'arianesimo.. Fu bruciato vivo tra il 430 e il 431 secondo la notizia tramandata dall'Historia persecutionis vandalicae di Vittore di Vita. Questo santo potrebbe essere identificato con il vescovo Pampiniano, di sede sconosciuta, il cui nome si trova nella lista dei partecipanti al concilio del 24 febbraio 418.Il nome di questo santo è riportato in modo diverso dalle fonti: nei manoscritti di Vittore di Vita è indicato come Pampinianus o Panpinianus; mentre nelle liste del concilio del 418 si trova Papinianus e Papianus.Floro introdusse il nome di Papiniano nel suo martirologio al 1º dicembre; fu seguito da Adone e Usuardo, che però spostarono la sua festa al 28 novembre.Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 28 novembre, assieme a Mansueto di Urusi, con queste parole: