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Paolo Giovio (Como, 21 aprile 1483 circa – Firenze, 12 dicembre 1552) è stato un vescovo cattolico, storico, medico, biografo e museologo italiano.
La storia suffragio femminile in Italia vede il suo inizio nell’anno della sua Unità, giacché il nuovo regno introduce forti limitazioni rispetto ad alcuni stati preunitari, in cui le donne già esercitavano il voto amministrativo. Verso la fine dell'Ottocento, in Italia nascono le prime associazioni per la rivendicazione del diritto di voto alle donne, mentre all'inizio del Novecento vengono fondate le sezioni italiane del Consiglio nazionale delle donne italiane, ramo italiano dell’International Council of Women, e dell’Alleanza femminile Pro-suffragio, sorta in adesione all’International Woman Suffrage Alliance. Dopo varie proposte di legge andate a vuoto, nel 1877 Anna Maria Mozzoni presenta la "Petizione per il voto politico alle donne": è solo la prima di una lunga serie di azioni politiche, ma anche sociali e culturali, che rimangono inascoltate e che non riescono a cambiare lo status quo. Le due guerre mondiali portarono a uno stravolgimento della società italiana: soprattutto con la partecipazione attiva agli scioperi del 1943 e alla Resistenza, le donne entrarono nella storia e diventarono finalmente soggetto politico.In questo contesto, il 1 febbraio 1945 viene emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferisce il diritto di voto alle italiane con più di 21 anni, ma l’eleggibilità delle donne viene sancita successivamente, cioè il 10 marzo del 1946. La prima occasione di esercitare appieno il diritto di voto per le donne italiane dunque (dopo le elezioni amministrative comunali) è il Referendum Costituzionale del 2 giugno del 1946.
La storia della letteratura italiana ha inizio nel XII secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie. Il Ritmo laurenziano è la prima testimonianza di una letteratura in lingua italiana. Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario di cui sia noto l'autore è considerato il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale. Queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita da Dante nel suo “De vulgari Eloquentia”). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale. Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua, che pur nata verso il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nel XIII secolo.
Il fenomeno storico della Resistenza italiana, per la sua importanza e per la sua complessità, ha stimolato la produzione di una enorme massa di pubblicazioni fin dall'immediato dopoguerra, costituita da memorie di partecipanti diretti delle due parti, opere narrative di fantasia, analisi sociologiche, saggi storici, ricostruzioni storiche scientifiche, dizionari ed enciclopedie, raccolte documentarie, lavori dedicati alla storia locale, opere di storia orale. Si riporta un ampio ma non esaustivo elenco.
La bibliografia degli armoriali delle famiglie italiane raccoglie testi e siti web, seri ed affidabili, su armi e stemmi delle famiglie nobili e notabili italiane. Questi stessi testi sono stati utilizzati per la compilazione delle varie voci che costituiscono l'Armoriale delle famiglie italiane. Ogni documento è identificato da un codice univoco di quattro lettere. AMDC: Alessandro Augusto Monti della Corte, Armerista bresciano, camuno, benacense e di Valsabbia, Brescia, Tipolitografia Geroldi, 1974. ANNB: Annuario della Nobiltà Italiana, Teglio, S.A.G.I., 2006 - 2010. ARCH: Giorgio Aldrighetti, Stemmi di cittadinanza delle antiche famiglie chioggiotte, su L'araldica gentilizia. URL consultato il 23 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). ARCN: R. Albanese e S. Coates, Araldica cuneese, Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 1996. ARMF: Dario R. Uva (a cura di), Araldica, su Molfetta.net. 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Il conte Carlo Orazio Leopardi (Recanati, 12 luglio 1799 – Recanati, 11 febbraio 1878) è stato un nobiluomo italiano, fratello di Giacomo Leopardi, di cui fu il compagno di giochi e di confidenze. Nel 1819, Giacomo provò a fuggire da Recanati e consegnò a Carlo la lettera per il padre Monaldo. Dopo la partenza di Giacomo da Recanati, il loro rapporto continuò in forma epistolare. La sua vita fu segnata dal primo matrimonio per amore e non per ragioni di convenienza, a costo di sacrificare il rapporto con la famiglia di origine. Collaborò attivamente con il letterato Prospero Viani, a cui scrisse più di cinquanta lettere tra il 1844 ed il 1877, per ricostruire gli anni giovanili di Giacomo.
Bindo de Vecchi (Siena, 4 marzo 1877 – Firenze, 28 dicembre 1936) è stato un medico, accademico e militare italiano durante la prima guerra mondiale. Fu anche rettore dell'Università di Firenze e nobile, membro della famiglia de Vecchi originaria di Finale Emilia.