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La rana ibrida dei fossi, conosciuta anche come rana comune o rana verde (Pelophylax esculentus (Linnaeus, 1758)) è un anfibio della famiglia Ranidae.
L'ossido di indio-stagno (più precisamente ossido di indio drogato con stagno, soprattutto noto con l'acronimo ITO, dall'inglese Indium tin oxide) è una soluzione solida di ossido di indio (III) (In2O3) e ossido di stagno (IV) (SnO2), tipicamente in percentuale in peso intorno al 90% In2O3 e 10% SnO2. È il più impiegato ossido trasparente conduttivo per la fabbricazione di pellicole conduttive trasparenti (PCT). È trasparente alla luce e incolore in forma di sottile pellicola, mentre in grandi quantità presenta un colore dal giallo pallido al verde dipendente dalla concentrazione di drogante. Ha proprietà di riflettere radiazioni nella regione dell'infrarosso come un normale metallo. La caratteristica principale dell'ossido di indio-stagno è la combinazione di buona conducibilità elettrica e trasparenza ottica. Esso è essenzialmente formato da un drogaggio sostitutivo di atomi In+3 dalla struttura cubica tipo bixbyite nel In2O3, con atomi di stagno. Lo stagno forma così un legame interstiziale con l'ossigeno ed esiste sia sotto forma di SnO che SnO2, presentando quindi rispettivamente una valenza +2 e +4. Questo stato di valenza ha una diretta connessione con la conduttività finale dell'ITO. Lo stato di valenza più basso risulta in una netta riduzione nella concentrazione di portatori di carica, poiché un buco creato nella struttura ed esso si comporta come una trappola e riduce la conducibilità. Dall'altro lato una predominanza dello stato SnO2 si comporta come un donatore di tipo n (n sta per negativo) fornendo elettroni alla banda conduttiva. Comunque nell'ossido di indio-stagno sia lo stagno sostitutivo che la lacuna di ossigeno contribuisce all'alta conduttività e il materiale potrebbe essere rappresentato come In2-xSnxO3-2x. Pellicole di ITO hanno un parametro di reticolo vicino all'In2O3 tra 10,12 e 10,31 Å. L'alta trasmittanza ottica delle pellicole di ITO è la diretta conseguenza dell'essere un semiconduttore con una largo divario di banda generalmente maggiore di 3,75 eV. La fondamentale soglia di assorbimento normalmente giace nella finestra solare dell'ultravioletto e si sposta a più basse lunghezze d'onda con l'aumento della concentrazione di portatori di carica. Quindi un compromesso va trovato nella deposizione, siccome l'alta concentrazione di portatori di carica aumenta la conduttività, ma diminuisce la sua trasparenza. Per questo anche la scelta della tecnica di deposizione può cambiare i parametri fisici del materiale. Sottili strati di ossido di indio-stagno sono comunemente depositati su varie superfici tramite evaporazione con fascio elettronico (EB-PVD), deposizione fisica da vapore, rivestimento per immersione, rivestimento per rotazione o varie tecniche di deposizioni a spruzzo.
Lo stagno delle ninfee, armonia verde è un dipinto a olio su tela (89,5x100 cm) realizzato nel 1899 dal pittore francese Claude Monet. È conservato nel Musée d'Orsay di Parigi Il soggetto è ispirato al giardino in stile Giapponese, cioè senza profondità del pittore presso Giverny, dove egli coltivava diverse piante esotiche che decoravano un ponticello di legno, che nella rappresentazione divide lo spazio pittorico orizzontalmente, in due parti. Le tonalità predominanti sono quelle del verde, che si fondono tra loro per creare un'armonia di colori. L'artista rappresenta il Ponte giapponese che si era fatto costruire all'interno del giardino. Questo quadro inoltre è molto curato nonostante l’autore l’abbia realizzato in poco tempo. Monet ritrae sempre lo stesso paesaggio variandone però il punto di vista, che con il tempo è andato ad avvicinarsi. Sullo sfondo sono presenti salici, canne, nasturzi, mentre nello stagno vi sono isole di ninfee. All’interno dei quadri della serie i colori cambiano: in alcuni accanto al verde domina il giallo, in altri l’azzurro, in altri ancora il rosso.
Lista di pigmenti inorganici naturali e sintetici, per colore.