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Il Manifesto del Futurismo fu scritto da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nel febbraio 1909 in forma di declamatoria per fornire una raccolta concisa di pensieri, convinzioni e intenzioni dei Futuristi. Fu anche pubblicato in lingua francese a Parigi sul quotidiano Le Figaro con titolo Manifeste du Futurisme.
La Comune di Parigi è il governo socialista che diresse Parigi dal 18 marzo al 28 maggio 1871. A seguito delle sconfitte militari sofferte dalla Francia nella guerra franco-prussiana contro la Prussia, il 4 settembre 1870 la popolazione di Parigi impose la proclamazione della Repubblica, contando di ottenere riforme sociali e la prosecuzione della guerra. Quando il governo provvisorio deluse le sue aspettative e l'Assemblea nazionale, eletta l'8 febbraio 1871, impose la pace e minacciò il ritorno della monarchia, il 18 marzo 1871 Parigi insorse cacciando il governo Thiers che aveva tentato di disarmare la città, e il 26 marzo elesse direttamente il governo cittadino, sopprimendo l'istituto parlamentare. La Comune, che adottò a proprio simbolo la bandiera rossa, eliminò l'esercito permanente e armò i cittadini, stabilì l'istruzione laica e gratuita, rese elettivi e revocabili i magistrati e tutti i funzionari, retribuì i funzionari pubblici e i membri del Consiglio della Comune con salari prossimi a quelli operai, favorì le associazioni dei lavoratori ed iniziò l'epurazione degli oppositori, quali i cittadini fedeli al Governo legittimo e i rappresentanti religiosi. L'opera della Comune fu interrotta dalla reazione del Governo e dell'Assemblea Nazionale, stabiliti a Versailles. Iniziati i combattimenti nei primi giorni di aprile, l'esercito comandato da Mac-Mahon pose fine all'esperienza della Comune entrando a Parigi il 21 maggio e massacrando in una settimana almeno 20.000 parigini compromessi con la rivolta (la cosiddetta semaine sanglante, settimana sanguinosa). Seguirono decine di migliaia di condanne e di deportazioni, mentre migliaia di parigini fuggirono all'estero.
Il Comune di Parigi (1789-1795) è il nome dato al governo rivoluzionario di Parigi, istituito dopo la presa della Bastiglia il 14 luglio 1789.
Le catacombe di Roma sono antiche aree cimiteriali sotterranee ebraiche e cristiane. Erano solitamente scavate nel tufo al di fuori dell'antica cinta muraria della città, dato che all'interno di quest'ultima non era possibile seppellire i defunti (hominem mortuum in urbe neve sepelito neve urito, "Non si seppellisca né si cremi nessun cadavere in città"). Nel sottosuolo di Roma esistono più di 40 catacombe che si snodano per circa 150 km e su più livelli.
Le catacombe di Priscilla si trovano lungo la via Salaria, con ingresso di fronte a Villa Ada, a Roma. Il nome deriva probabilmente dal nome della donna che donò il terreno per la realizzazione dell'area sepolcrale, o dalla sua fondatrice. Nel cimitero è conservata un'iscrizione funeraria relativa a una "Priscilla", imparentata con la famiglia senatoria degli Acilii. Le catacombe vennero scavate nel tufo a partire dal II secolo e fino al V secolo, quando raggiunsero la struttura definitiva, che si sviluppa complessivamente per 13 chilometri di gallerie sotterranee. Nell'antichità venne soprannominata "La Regina delle catacombe" a causa dei numerosi martiri sepolti. Nell'indice degli antichi cimiteri cristiani di Roma (Index coemeteriorum) le catacombe sono anche indicate come Cimitero di Priscilla a San Silvestro, dal nome della basilica lì costruita nel IV secolo sul luogo di sepoltura dei martiri Felice e Filippo.
Il convento dei Cappuccini a Palermo, nel quartiere Cuba, è annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace. Chiesa e convento risalgono al XVI secolo, benché edificati su strutture precedenti. Nel sotterraneo si trovano le famose catacombe dei Cappuccini in stile gotico, così chiamate ma in realtà cimitero e non catacomba, cioè luogo di culto e riunione paleocristiana.
Le catacombe erano delle aree cimiteriali sotterranee utilizzate nell'antichità. Sono solitamente scavate in rocce facilmente lavorabili, e possono avere anche più livelli, con profondità che arrivano fino a trenta metri. L'etimologia della parola latina "catacumba", da cui in italiano "catacomba", è incerta; si pensa che derivi dalla locuzione greca "κατά κυμβής (katá kymbḗs)" o "κατά κύμβας (katá kýmbas)" (direttamente o attraverso la voce latina "cumba") che si può tradurre come "presso/sotto la cavità/le grotte".Le più celebri sono quelle cristiane, anche se ne esistono esempi legati ad altre religioni: ne esistono anche di fenicie e pagane, già gli etruschi e gli ebrei usavano seppellire i loro morti in camere sotterranee. I cristiani ricrearono tale pratica inumativa abbandonando, per la fede nella resurrezione dei corpi, l'uso della cremazione pagana. All'inizio si mantennero principalmente le usanze funerarie pagane, come è provato dal cimitero precristiano dell'antica Anzio. Il sepolcro si trova quasi sempre all'esterno della città, poiché le Leggi delle XII tavole prescrivevano che hominem mortuum in urbe neve sepelito neve urito ("Non si seppellisca né si cremi nessun cadavere in città"). Ma i cimiteri (il cui termine deriva dal greco κοιμητήριον [koimētérion], quindi dal verbo κοιμάω [koimáō], ossia "dormire", "riposare", oppure dal latino accubitorium, dal verbo accumbere per "giacere") per i cristiani sono luoghi dell'attesa della resurrezione. Il nome "locus ad catacumbas" era una località situata in un avvallamento presso la via Appia; gli studiosi non sono però concordi sul luogo che questo termine latino indicava. Secondo alcuni usava indicare una depressione posta di fronte al Circo di Massenzio, fra le due colline dove oggi si trovano le catacombe di San Callisto e il mausoleo di Cecilia Metella, e passò poi a indicare il cimitero stesso; secondo altri l'avvallamento era quello dove oggi si trovano le catacombe di San Sebastiano.