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La monetazione veneziana è l'insieme delle monete coniate e utilizzate dalla Repubblica di Venezia dalla seconda metà del XII secolo fino alla sua caduta avvenuta nel 1797. Con l'avvento del Regno d'Italia nel 1866 la zecca assolse a funzioni di stabilimento di affinazione e fu definitivamente chiusa nel 1870. Sebbene non si abbiano notizie certe sull'inizio della pratica di coniazione nel Ducato di Venezia, storici antichi come Andrea Dandolo o Marin Sanudo facevano risalire la concessione del privilegio di battere moneta ai re d'Italia Rodolfo (nel 921) e Berengario II (nel 950), anche se è probabile che tale diritto fosse già in precedenza stato concesso dagli Imperatori bizantini e già circolavano denari con i nomi di Venezia e dei Sacri Romani Imperatori Ludovico I (814-840) e Lotario I (840-855). Notizie si hanno poi, attorno al 1031 di monete coniate dal doge Ottone Orseolo, mentre nel 1193-1202 Enrico Dandolo imprimeva certamente per la prima volta a Venezia la moneta d'argento detta Matapan, dall'omonimo promontorio greco. Grazie ai suoi commerci la repubblica di Venezia era uno dei più ricchi stati europei ed ebbe una ricca produzione monetaria che esercitò notevoli influenze nel bacino del Mediterraneo ed in Europa. Il tipo più ricorrente era quello che recava al dritto l'immagine del doge che riceveva da San Marco lo stendardo. Questo tipo era usato nel ducato d'argento ed in particolare in quello d'oro, che prese in seguito il nome di zecchino. Nello zecchino al rovescio era raffigurato Cristo in un ovale, detto "mandorla", contenente nove stelle. I tipi dello zecchini rimasero assolutamente immutati dalla prima coniazione del 1284 all'ultima, lo zecchino di Ludovico Manin, cinque secoli dopo. Anche le emissioni battute dagli austriaci, a nome dell'imperatore Francesco II usarono gli stessi tipi.Le più importanti monete coniate dalla Serenissima sono: ducato d'argento o Matapan coniato la prima volta a cavallo tra il 1193 ed il 1202, fu uno dei primi grossi; soldo d'argento coniato dal dogato di Francesco Dandolo (1328 -1339 ); lira Tron - coniata dal 1472; ducato - coniato dal 1284, con il medesimo peso e titolo del fiorino di Firenze; dal XVI secolo prese il nome di zecchino .La coniazione veniva effettuata a Venezia, nel Palazzo della Zecca, e tale attività veniva rigidamente sorvegliata dalla Quarantia, assemblea con funzioni di indirizzo economico-finanziario e di Tribunale Supremo.
Lira Tron o Trono è il nome con cui viene comunemente denominata la Lira emessa dal doge Nicolò Tron nel 1472 e incisa da Antonello della Moneta. È comunemente considerata la prima lira emessa in Italia. Era d'argento, pesava 6,52 grammi con un titolo di 0,948 e valeva 20 soldi, ognuno da 12 denari. Servivano quindi 240 denari per una lira. La moneta è anche rilevante perché oltre a Tron solo un altro doge è stato ritratto sulle monete della Serenissima, il predecessore Cristoforo Moro. Accanto alla lira fu coniata anche la mezza lira, con lo stesso titolo e con un peso di 3,26 grammi. La mezza lira prese il nome di Marcello sotto il dogato di Nicolò Marcello, il successore di Nicolò Tron. A partire dal 1474 la lira prese il nome di Mocenigo, mantenendo identici peso e titolo. Le ultime monete con questo peso e titolo furono coniate sotto Alvise I Mocenigo. Altre monete simili furono emesse a Milano, Genova (lira genovese) e Pavia. Questa iniziativa di raffigurare il proprio ritratto nelle monete della Repubblica Veneta, ripetuta anche dal Doge successivo, sollevò critiche dal Maggior Consiglio che deliberò severamente: "imago ducis fiat flexis genibus ante imaginem sancti marci" e ancora nel ducato d'oro "nec imago ducis in moneta nostra fieri possit".