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La profilassi (greco προφυλάσσω, "prophylasso", difendere o prevenire) è una qualsiasi procedura medica o di sanità pubblica a scopo di prevenzione, oppure a scopo terapeutico, di una malattia. In prima analisi, le misure di profilassi sono divise in profilassi primaria (per prevenire l'insorgere di una malattia cronica, o l'acquisizione di un'infezione nel caso delle malattie infettive), profilassi secondaria (laddove l'infezione è già stata acquisita e si vuole evitare che essa sfoci nella malattia conclamata; oppure nel caso delle malattie cronico-degenerative quando la malattia è già insorta e il paziente viene difeso dal peggiorare del processo patologico). Il termine profilassi è utilizzato soprattutto nel caso di malattie infettive, mentre nelle malattie cronico-degenerative rimane in uso il termine prevenzione (primaria, secondaria, terziaria).
Un'infezione delle vie urinarie (in sigla IVU), anche chiamata infezione del tratto urinario, è un'infezione che colpisce una parte dell'apparato urinario. Generalmente, quando l'infezione è a carico delle basse vie urinarie, è anche conosciuta con il nome di cistite semplice (ovvero infezione della vescica), mentre nel caso colpisca le vie urinarie superiori è anche conosciuta con il nome di pielonefrite (ovvero un'infezione del parenchima, dei calici e della pelvi renale). I sintomi di un'infezione a carico delle vie urinarie inferiori riguardano la minzione che si presenta dolorosa, frequente e ripetuta (pollachiuria) e urgente, ovvero l'impossibilità di procrastinarla. I sintomi della pielonefrite includono invece la febbre e dolore addominale al fianco, oltre ai sintomi di infezione delle basse vie urinarie. Nell'anziano e nei soggetti molto giovani i sintomi possono essere vaghi o non specifici. L'agente che più spesso è in causa in entrambi i tipi di infezione è Escherichia coli, anche se, con minore frequenza, possono essere chiamati in causa altri batteri, virus o funghi. L'infezione delle vie urinarie si verifica più comunemente nelle donne rispetto agli uomini.È stato calcolato che una percentuale variabile tra il 30% e il 50% delle donne abbia un'infezione del tratto urinario nel corso della sua vita. Le recidive sono estremamente comuni. I fattori di rischio sono molto vari e includono le caratteristiche anatomiche delle femmine (la cui uretra è decisamente più corta rispetto a quella maschile), i trascorsi sessuali e una storia di familiarità. Le pielonefriti, quando si verificano, in genere sono conseguenti a un'infezione della vescica e delle basse vie urinarie, ma possono anche derivare da un'infezione ematica.La diagnosi per una giovane donna, precedentemente sana, può semplicemente basarsi sulla sintomatologia riferita. Nei soggetti con sintomatologia vaga la diagnosi può invece essere difficile, poiché i batteri possono essere riscontrati nelle urine anche senza che sia in atto un'infezione del tratto urinario. Nei casi più complicati, oppure in quei soggetti in cui il trattamento è fallito, l'esecuzione di un'urinocoltura può essere dirimente. Nei soggetti che presentano infezioni frequenti e ricorrenti, basse dosi di antibiotici e cicli di antibioticoterapia possono costituire una valida misura preventiva. Nei casi non complicati, le infezioni del tratto urinario sono trattate facilmente con un breve ciclo di antibiotici, talvolta semplicemente con chinoloni di prima generazione, quali per esempio l'acido nalidixico. Si deve tuttavia tenere presente che la resistenza agli antibiotici, utilizzati per trattare questo tipo di problemi, è in rapido aumento e che pertanto si potrebbe dover ricorrere a farmaci più potenti e gravati da una minore resistenza.Nei casi più complicati può essere necessario ricorrere a un ciclo di antibioticoterapia di lunga durata, oppure all'utilizzo di antibiotici per via endovenosa. In questi casi, se i sintomi non migliorano nel giro di due o tre giorni, può essere necessario ricorrere a ulteriori accertamenti diagnostici. Nelle donne le infezioni delle vie urinarie sono il tipo più comune di infezioni batteriche: ogni anno circa il 10% delle donne sviluppa un'infezione delle vie urinarie.
La circoncisione (dal latino circumcidere, che significa "tagliare intorno") consiste nella rimozione chirurgica (escissione) del prepuzio dal pene umano.In una procedura tipica il prepuzio viene separato dal glande; quindi il prepuzio viene rimosso; una sutura mucosocutanea è spesso realizzata. Un'anestesia topica o locale iniettata può essere utilizzata per alleviare il dolore e lo stress fisiologico. Per gli adulti e per i bambini non neonati l'anestesia generale può essere un'opzione. La procedura è più spesso eseguita per motivi religiosi o preferenze personali, ma può essere indicata anche per scopi terapeutici e di profilassi. È considerata una opzione per il trattamento della fimosi patologica, della balanopostite refrattaria e per le infezioni croniche delle vie urinarie. È invece controindicata nei casi in cui siano presenti anomalie della struttura genitale o cattive condizioni generali di salute.Le posizioni espresse dalle principali organizzazioni mediche di tutto il mondo sono variegate: in alcuni casi si ritiene che la circoncisione neonatale comporti un modesto beneficio per la salute, comunque superiore ai lievi rischi legati all'intervento; in altri casi, all'opposto, la si ritiene priva di alcun beneficio e anzi significativamente rischiosa per chi vi si sottopone. Nessuna grande organizzazione medica consiglia la circoncisione universale per tutti i maschi neonati, fatta eccezione per le raccomandazioni promosse dall'Organizzazione mondiale della sanità per alcune zone dell'Africa; tuttavia nemmeno la sconsigliano fortemente. Questioni etiche e giuridiche in materia di consenso informato e di autonomia decisionale sono state sollevate a proposito della circoncisione neonatale non terapeutica.Circa un terzo dei maschi di tutto il mondo è circonciso. La procedura è diffusa nel mondo musulmano e presso gli ebrei (dove è quasi universale), negli Stati Uniti, in parte del sud-est asiatico e in Africa. È invece relativamente rara in Europa, in America Latina, in alcune zone del Sudafrica e in gran parte dell'Asia. L'origine storica della circoncisione non è nota con certezza e la più antica testimonianza documentale proviene dall'Egitto. La pratica fa parte della legge ebraica ed è una prassi consolidata per l'Islam e per la Chiesa copta.
La sindrome da immunodeficienza acquisita (da cui l'acronimo SIDA utilizzato nei Paesi di lingua francese e altri, di rado in italiano; in inglese Acquired Immune Deficiency Syndrome, da cui l'acronimo AIDS, normalmente utilizzato anche in italiano) è una malattia del sistema immunitario umano causata dal virus dell'immunodeficienza umana (HIV).La malattia interferisce con il sistema immunitario limitandone l'efficacia, rendendo le persone colpite più suscettibili alle infezioni, in particolare a quelle opportunistiche, e allo sviluppo di tumori. Questa vulnerabilità aumenta con il progredire della malattia. L'HIV si trasmette in molti modi, ad esempio tramite i rapporti sessuali, trasfusioni di sangue contaminato e aghi ipodermici e tramite trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno.Il virus e la malattia sono spesso indicati insieme come HIV/AIDS. La malattia è un importante problema sanitario in molte parti del mondo e la sua diffusione è considerata una pandemia. Nel 2009, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che vi siano 33,4 milioni di persone nel mondo che vivono con l'HIV/AIDS, con 2,7 milioni di nuove infezioni HIV all'anno e 2,0 milioni di decessi annuali a causa di AIDS. Secondo il rapporto UNAIDS 2009, in tutto il mondo vi sono state circa 60 milioni di persone contagiate sin dall'inizio della pandemia, con circa 25 milioni di morti e, nel solo Sudafrica, 14 milioni di bambini orfani.La ricerca genetica indica che l'HIV abbia avuto origine in Africa centro-occidentale nel corso del ventesimo secolo. L'AIDS è stato individuato dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) nel 1981 e la sua causa, l'HIV, è stata identificata nel 1983. Dopo una lunga controversia la comunità scientifica ha ritenuto che Robert Gallo e Luc Montagnier, con i rispettivi gruppi di ricerca, abbiano entrambi contribuito al raggiungimento di tale risultato. Anche se i trattamenti per l'HIV/AIDS possono rallentare o arrestare il decorso della malattia, non vi è cura conosciuta o vaccino contro l'HIV. Il trattamento antiretrovirale riduce sia i morti sia le nuove infezioni, ma questi farmaci sono costosi e non sono disponibili in tutti i paesi. A causa della difficoltà nel trattamento delle infezioni da HIV, la prevenzione è un obiettivo chiave per il controllo dell'AIDS.