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La teologia della liberazione è una corrente di pensiero teologico cattolico sviluppatasi con la riunione del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) di Medellín (Colombia) del 1968, come diretta estensione delle idee e dei principi riformatori messi in moto in Roma dal Concilio Vaticano II e concordata da diverse decine di padri conciliari di diverse nazionalità, sia europei sia latino-americani e sottoscritta da diversi cardinali nei cosiddetti Patti delle catacombe nel corso dei lavori conclusivi del Concilio ecumenico presso le catacombe di Domitilla a Roma. Il principio fondamentale della Teologia della Liberazione si impernia intorno alla considerazione del ruolo centrale della Chiesa nella società umana contemporanea e tende a porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano, in particolare l'opzione fondamentale per i poveri così come essa si evince all'interno del dato biblico. Tra i protagonisti che diedero inizio a questa corrente di pensiero vi furono il teologo Gustavo Gutiérrez, (peruviano) docente della Pontificia Università del Perù, l'arcivescovo Hélder Câmara, il teologo Leonardo Boff (brasiliano) e Camilo Torres Restrepo (colombiano). Il termine venne coniato dallo stesso Gutiérrez nel 1973 con la pubblicazione del libro Teologia della Liberazione (titolo originale spagnolo: Historia, Política y Salvación de una Teología de Liberación).
Redenzione è un termine che indica il concetto religioso riferentesi al perdono o assoluzione dei peccati o errori commessi, e protezione dalla dannazione e disgrazia, eterna o temporanea. La redenzione è quindi una materia trattata da molte religioni del mondo, tra cui quelle indiane e tutte le religioni abramitiche, specialmente Cristianesimo e Islam. Un altro termine religioso spesso usato in questa materia è salvezza (latino salvatio; greco sōtēria; ebraico yeshu'ah) che significa essere salvati o protetti dal pericolo, o salvati o scampati da un situazione disastrosa, e quindi redenti. La redenzione è parte della salvezza. Nelle religioni abramitiche, la salvezza viene definita come il salvare l'anima dal peccato e dalle sue conseguenze. Lo studio accademico della salvezza si chiama soteriologia e si occupa dello studio comparativo di come differenti tradizioni religiose concepiscono la salvezza e come la si ottiene. Nell'Ebraismo la redenzione si riferisce a Dio che redime gli Israeliti dai loro vari esili. Ciò include la redenzione finale dall'esilio corrente. Quale termine teologico cristiano, redenzione si riferisce alla liberazione dei cristiani dal peccato. Assume una posizione di rilievo, tuttavia, solo quando i mali in questione formano parte di un più grande sistema contro il quale il potere umano è impotente. Nella teologia buddhista comprende un rilascio dai desideri mondani.
Redenzione nel cristianesimo si riferisce al perdono o assoluzione dai peccati o errori commessi, e protezione dalla dannazione e disgrazia, eterna o temporanea – è la salvezzaspirituale dal peccato e dalle sue conseguenze. Il concetto può quindi essere incluso nell'ambito del termine di "salvezza" o "virtù redentiva che apporta grazia e salvezza", redimendo dal peccato e dai suoi effetti negativi.Varianti interpretative della redenzione sono le principali linee di frattura che dividono le diverse confessioni cristiane, sia tra cattolicesimo e protestantesimo, sia nell'ambito del protestantesimo stesso, in particolare nella disputa tra calvinismo e arminianesimo; tali divergenze includono definizioni contrastanti della depravazione totale, della predestinazione, dell'espiazione e, più acutamente, della giustificazione.
Il mormonismo è una religione fondata da Joseph Smith, che disse di aver ricevuto per rivelazione il Libro di Mormon ed è considerato profeta dai suoi seguaci.Dopo la sua morte, la sua famiglia e qualcun altro si separarono poiché credevano che il successore di Joseph Smith dovesse essere uno dei suoi figli, e crearono la Chiesa di Gesù Cristo Riformata, ma la branca più numerosa resta la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni che ha circa 15 milioni di fedeli. Altri nomi riconosciuti per indicare i dissidenti durante la scissione sono la Comunità di Cristo (250.000 fedeli) o Chiesa di Gesù Cristo (bickertonita).
Marianna de Leyva, divenuta Suor Virginia Maria meglio nota come la Monaca di Monza (Milano, 4 dicembre 1575 Milano, 17 gennaio 1650), stata una religiosa italiana, protagonista di un famoso scandalo che sconvolse Monza agli inizi del XVII secolo. Figlia primogenita di un nobile spagnolo, il conte di Monza Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera, a tredici anni fu costretta dal padre a entrare come novizia nell'Ordine di San Benedetto; a sedici anni pronunci i voti e divent la monaca suor Virginia Maria, dal nome della defunta madre. A fare scalpore fu la sua relazione (durata dal 1598 al 1608) con un uomo, il conte Gian Paolo Osio, dalla quale nacquero almeno due figli, un maschio nato morto o deceduto durante il parto e una bambina, che Osio riconobbe come propria figlia, Alma Francesca Margherita (8 agosto 1604), affidata alla nonna paterna, ma vista sovente dalla madre.L'amante di suor Virginia, che gi in precedenza era stato condannato per omicidio, uccise tre persone per nascondere la tresca, ma fu scoperto, condannato a morte in contumacia e poi assassinato il giorno prima della sua condanna da un uomo che egli riteneva suo amico. L'arcivescovo Federico Borromeo, messo al corrente della vicenda, ordin un processo canonico nei confronti della monaca di Monza: al termine del procedimento suor Virginia fu condannata a essere "murata viva" nel Ritiro di Santa Valeria, dove trascorse quasi quattordici anni chiusa in una stanzetta (2,50 x 3,50) priva quasi completamente di comunicazione con l'esterno, ad eccezione di una feritoia che permetteva il ricambio di aria e la consegna dei viveri indispensabili. Sopravvissuta alla pena, rimase a Santa Valeria fino alla morte.Fu Contessa di Monza (1600-1607) durante il regno di Filippo III di Spagna e amministrava il territorio (circa trenta chilometri quadrati) dal monastero, insieme ai fratelli Luigi, Antonio II e Gerolamo (due anni per uno). Un altro fratellastro di Marianna fu il figlio di primo letto di sua madre Virginia Marino, il signore di Sassuolo Marco III Pio di Savoia (1568-1599). Dai fratelli de Leyva il titolo di Conte di Monza passo a don Giovanni Battista Durini nel 1648, la dinastia duriniana govern Monza e il suo territorio fino alla fine del regime feudale. La sua notoriet dovuta soprattutto al romanzo I promessi sposi, nel quale Alessandro Manzoni si ispir alla storia di questa imbarazzante vicenda, enfatizzando per gli eventi, cambiando ad esempio la composizione della famiglia, la cronologia, particolari biografici e il nome stesso degli amanti che diventano Egidio e suor Gertrude.
Nella teologia cristiana la questione riguardante la giustificazione parte dal presupposto biblico che la creatura umana non è, nella sua attuale condizione, "a posto", "in linea", "giusta", rispetto ai criteri di giustizia stabiliti e rivelati da Dio stesso, perché essa è caratterizzata dal peccato. La creatura umana, così come essa si trova, non è "accettabile" agli occhi di Dio. Ci si pone quindi il problema di come essa possa tornare a diventare giusta di fronte a Dio, come essa possa essere "riabilitata". La risposta a questa domanda nasce dalla Bibbia e va cercata e trovata nella Bibbia stessa, considerata dai cristiani regola ultima della fede e della condotta, in quanto Parola di Dio. San Paolo ne parla nella prima lettera ai Corinzi in cui afferma che i peccatori non erediteranno il regno dei cieli se non per mezzo della giustificazione accettando Cristo. Nel corso della storia della Chiesa, questo tema è stato ampiamente dibattuto, specialmente nella Chiesa occidentale (in oriente non ha mai avuto particolare rilievo), a partire soprattutto da Agostino di Ippona e il suo antagonista Pelagio, forse come effetto della mentalità latina più portata ad una visione giuridica della fede. In particolare nella controversia protestante la dottrina della giustificazione è vista come fondamentale per il carattere della fede cristiana come religione di grazia e di fede, al cuore dell'Evangelo. Martin Lutero, ex monaco agostiniano, definisce questa dottrina articulus stantis vel cadentis ecclesiae tanto che una Chiesa che la rinneghi nella forma o nella sostanza potrebbe a malapena definirsi cristiana. Questa dottrina: Definisce il significato salvifico della vita e della morte di Cristo collegandole alla Legge di Dio (Romani 3:24ss; 5:16ss.). Manifesta la giustizia di Dio nel condannare e punire il peccato, la Sua misericordia nel perdonare ed accogliere i peccatori, e la Sua sapienza nell'esercizio armonioso di entrambi gli attributi (giustizia e misericordia) attraverso Cristo (Romani 3:23ss.). Rende chiaro che cosa sia la fede, cioè l'affidarsi fiduciosi alla morte espiatrice e alla risurrezione giustificante di Cristo (Romani 4:23ss; 10:8ss.), e fiducia in Lui solo per la giustizia (Filippesi 3:8,9). Rende chiaro che cosa sia la morale cristiana - l'osservanza della Legge di Dio per gratitudine verso il Salvatore rendendo superflua l'osservanza meritoria della legge da parte nostra per essere accolti da Dio (Romani 7:1-6; 12:1,2). Spiega ogni accenno, profezia e caso di salvezza nell'Antico Testamento (Romani 1:17; 3:21; 4:1ss). Sovverte l'esclusivismo israelita (Galati 2:15) e fornisce la base su cui la fede cristiana diventa una religione per il mondo (Romani 1:16; 3:29,30).Gran parte dei problemi che lo concernono sono di carattere etimologico. Il verbo latino justificare da cui deriva questo termine ha indubbiamente un carattere "forense", connota cioè un tribunale che dichiara un imputato "innocente", vale a dire "che non ha commesso il fatto". Se il carattere del termine è "forense", ci si pone quindi il problema su che base questo "tribunale" lo dichiari giusto, in particolare: Lo è di fatto? È stato reso, fatto, giusto? Oppure viene dichiarato giusto come se lo fosse veramente, ma di fatto non lo è? Il termine "giustificazione" va preso, però, solo nel suo significato etimologico, cioè "rendere giusto"?
La dottrina cristiana deriva dal termine latino docere ("insegnare"). Nella tradizione cristiana questo termine è usato in senso lato per descrivere l'intero corpo dell'insegnamento cristiano o, in senso più stretto, per descrivere ciò che i cristiani credono su particolari aspetti della loro fede, ad esempio la dottrina di Dio, della natura e destino della creatura umana, Cristo, la salvezza, lo Spirito Santo, la Chiesa e simili. La dottrina può essere considerata come costitutiva, autoritativa, normativa e/o descrittiva. Una data dottrina può essere giudicata vera o falsa, sufficiente o insufficiente, essenziale o non essenziale.
Il battistero di San Giovanni Battista sorge di fronte alla cattedrale di Santa Maria del Fiore, in piazza San Giovanni. Dedicato al patrono della città di Firenze, ha la dignità di basilica minore.Inizialmente era collocato all'esterno della cerchia delle mura, ma fu compreso, insieme al duomo, nelle mura realizzate da Matilde di Canossa ("quarta cerchia"). Attualmente si trova fra piazza del Duomo e piazza San Giovanni, fra il duomo e il palazzo Arcivescovile, nel centro religioso della città. La facciata principale dell'edificio ottagonale è rivolta ad est, verso il duomo, mentre l'abside si trova verso ovest. Il battistero fiorentino era luogo di investitura di cavalieri e poeti, come ricorda Dante Alighieri nel Paradiso (XXV, 7-9): "con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò 'l cappello". Era sede deputata per solenni giuramenti, nonché per la celebrazione in onore del patrono cittadino con il dono delle stoffe pregiate (i palii) da parte dei magistrati del Comune nella ricorrenza del Battista (24 giugno).