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Autore principale: Biancalani, Alessandro<1966- >
Pubblicazione: Siena : Cantagalli, c2011 ; Firenze
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Nella teologia cristiana la questione riguardante la giustificazione parte dal presupposto biblico che la creatura umana non è, nella sua attuale condizione, "a posto", "in linea", "giusta", rispetto ai criteri di giustizia stabiliti e rivelati da Dio stesso, perché essa è caratterizzata dal peccato. La creatura umana, così come essa si trova, non è "accettabile" agli occhi di Dio. Ci si pone quindi il problema di come essa possa tornare a diventare giusta di fronte a Dio, come essa possa essere "riabilitata". La risposta a questa domanda nasce dalla Bibbia e va cercata e trovata nella Bibbia stessa, considerata dai cristiani regola ultima della fede e della condotta, in quanto Parola di Dio. San Paolo ne parla nella prima lettera ai Corinzi in cui afferma che i peccatori non erediteranno il regno dei cieli se non per mezzo della giustificazione accettando Cristo. Nel corso della storia della Chiesa, questo tema è stato ampiamente dibattuto, specialmente nella Chiesa occidentale (in oriente non ha mai avuto particolare rilievo), a partire soprattutto da Agostino di Ippona e il suo antagonista Pelagio, forse come effetto della mentalità latina più portata ad una visione giuridica della fede. In particolare nella controversia protestante la dottrina della giustificazione è vista come fondamentale per il carattere della fede cristiana come religione di grazia e di fede, al cuore dell'Evangelo. Martin Lutero, ex monaco agostiniano, definisce questa dottrina articulus stantis vel cadentis ecclesiae tanto che una Chiesa che la rinneghi nella forma o nella sostanza potrebbe a malapena definirsi cristiana. Questa dottrina: Definisce il significato salvifico della vita e della morte di Cristo collegandole alla Legge di Dio (Romani 3:24ss; 5:16ss.). Manifesta la giustizia di Dio nel condannare e punire il peccato, la Sua misericordia nel perdonare ed accogliere i peccatori, e la Sua sapienza nell'esercizio armonioso di entrambi gli attributi (giustizia e misericordia) attraverso Cristo (Romani 3:23ss.). Rende chiaro che cosa sia la fede, cioè l'affidarsi fiduciosi alla morte espiatrice e alla risurrezione giustificante di Cristo (Romani 4:23ss; 10:8ss.), e fiducia in Lui solo per la giustizia (Filippesi 3:8,9). Rende chiaro che cosa sia la morale cristiana - l'osservanza della Legge di Dio per gratitudine verso il Salvatore rendendo superflua l'osservanza meritoria della legge da parte nostra per essere accolti da Dio (Romani 7:1-6; 12:1,2). Spiega ogni accenno, profezia e caso di salvezza nell'Antico Testamento (Romani 1:17; 3:21; 4:1ss). Sovverte l'esclusivismo israelita (Galati 2:15) e fornisce la base su cui la fede cristiana diventa una religione per il mondo (Romani 1:16; 3:29,30).Gran parte dei problemi che lo concernono sono di carattere etimologico. Il verbo latino justificare da cui deriva questo termine ha indubbiamente un carattere "forense", connota cioè un tribunale che dichiara un imputato "innocente", vale a dire "che non ha commesso il fatto". Se il carattere del termine è "forense", ci si pone quindi il problema su che base questo "tribunale" lo dichiari giusto, in particolare: Lo è di fatto? È stato reso, fatto, giusto? Oppure viene dichiarato giusto come se lo fosse veramente, ma di fatto non lo è? Il termine "giustificazione" va preso, però, solo nel suo significato etimologico, cioè "rendere giusto"?
I cinque punti del calvinismo, talvolta chiamati le dottrine della grazia, sono un sommario dei canoni teologici del Sinodo di Dordrecht e rispecchiano la soteriologia tipica di questo movimento. Essi interpretano la natura della grazia di Dio nella salvezza della creatura umana. L'affermazione centrale dei cinque punti è che Dio è in grado di salvare perfettamente ciascuna delle persone che Egli ha inteso fare oggetto della sua grazia salvifica e che la sua opera non possa essere frustrata da niente e da nessuno che vi si frapponga nel tentativo di impedirne il compimento. Il che implica una netta negazione del libero arbitrio dell'uomo, il quale, se non fa parte del novero degli eletti, non può salvarsi mediante la sua condotta e, viceversa, se è stato scelto per essere salvato, non può resistere alla grazia di Dio. I cinque punti sono stati originalmente pubblicati nell'ambito della controversia fra i calvinisti e gli arminiani e sebbene si identifichi talvolta il calvinismo con questi cinque punti, essi non sono che un sommario delle differenze fra [calvinismo ed arminianesimo sulle dottrine della grazia e della predestinazione, non un sommario generale della posizione teologica di Giovanni Calvino, del calvinismo come sistema dottrinale, o della teologia delle Chiese riformate. Di fatto Calvino, ad esempio, non ha mai discusso pienamente nei suoi scritti di dottrine come la redenzione limitata, ma solo accennato ad essa. Questi punti sono stati elaborati posteriormente solo dalla sua "scuola" o tradizione teologica.
La teologia della liberazione è una corrente di pensiero teologico cattolico sviluppatasi con la riunione del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) di Medellín (Colombia) del 1968, come diretta estensione delle idee e dei principi riformatori messi in moto in Roma dal Concilio Vaticano II e concordata da diverse decine di padri conciliari di diverse nazionalità, sia europei sia latino-americani e sottoscritta da diversi cardinali nei cosiddetti Patti delle catacombe nel corso dei lavori conclusivi del Concilio ecumenico presso le catacombe di Domitilla a Roma. Il principio fondamentale della Teologia della Liberazione si impernia intorno alla considerazione del ruolo centrale della Chiesa nella società umana contemporanea e tende a porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano, in particolare l'opzione fondamentale per i poveri così come essa si evince all'interno del dato biblico. Tra i protagonisti che diedero inizio a questa corrente di pensiero vi furono il teologo Gustavo Gutiérrez, (peruviano) docente della Pontificia Università del Perù, l'arcivescovo Hélder Câmara, il teologo Leonardo Boff (brasiliano) e Camilo Torres Restrepo (colombiano). Il termine venne coniato dallo stesso Gutiérrez nel 1973 con la pubblicazione del libro Teologia della Liberazione (titolo originale spagnolo: Historia, Política y Salvación de una Teología de Liberación).
La dottrina cristiana deriva dal termine latino docere ("insegnare"). Nella tradizione cristiana questo termine è usato in senso lato per descrivere l'intero corpo dell'insegnamento cristiano o, in senso più stretto, per descrivere ciò che i cristiani credono su particolari aspetti della loro fede, ad esempio la dottrina di Dio, della natura e destino della creatura umana, Cristo, la salvezza, lo Spirito Santo, la Chiesa e simili. La dottrina può essere considerata come costitutiva, autoritativa, normativa e/o descrittiva. Una data dottrina può essere giudicata vera o falsa, sufficiente o insufficiente, essenziale o non essenziale.
Il mormonismo è una religione fondata da Joseph Smith, che disse di aver ricevuto per rivelazione il Libro di Mormon ed è considerato profeta dai suoi seguaci.Dopo la sua morte, la sua famiglia e qualcun altro si separarono poiché credevano che il successore di Joseph Smith dovesse essere uno dei suoi figli, e crearono la Chiesa di Gesù Cristo Riformata, ma la branca più numerosa resta la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni che ha circa 15 milioni di fedeli. Altri nomi riconosciuti per indicare i dissidenti durante la scissione sono la Comunità di Cristo (250.000 fedeli) o Chiesa di Gesù Cristo (bickertonita).
La dottrina cristiana deriva dal termine latino docere ("insegnare"). Nella tradizione cristiana questo termine è usato in senso lato per descrivere l'intero corpo dell'insegnamento cristiano o, in senso più stretto, per descrivere ciò che i cristiani credono su particolari aspetti della loro fede, ad esempio la dottrina di Dio, della natura e destino della creatura umana, Cristo, la salvezza, lo Spirito Santo, la Chiesa e simili. La dottrina può essere considerata come costitutiva, autoritativa, normativa e/o descrittiva. Una data dottrina può essere giudicata vera o falsa, sufficiente o insufficiente, essenziale o non essenziale.
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