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Il territorio russo vede una gran varietà climatica. Complessivamente, vista la prevalente posizione settentrionale del suo territorio, predominano i climi freddi e temperato-freddi; quasi ovunque il clima è soggetto a forte continentalità, con differenza stagionali molto marcate, che diventano addirittura esasperate nella Siberia orientale. In linea generale, insediamenti umani regolari sono strettamente associati alla possibilità di un altrettanto regolare sfruttamento agricolo del territorio; ciò considerato, si capisce perché il fattore clima, in Russia, divenga spesso un fattore limitante all'insediamento umano. Famosa è anche l'espressione "inverno russo" in ambito militare. Su buona parte del territorio, i periodi di gelo sono così intensi e prolungati da limitare la stagione di crescita, cioè il periodo libero dal rischio di gelate, ai soli tre mesi estivi; poca importanza, in queste situazioni, assumono i valori di temperatura media di luglio, che possono anche essere discretamente elevati. Situazioni del genere si osservano (escludendo ovviamente le regioni di montagna, peraltro marginali nel panorama russo) su tutta la parte europea a nord del 60º parallelo e a latitudini variabili fra i 53° e i 57°N nella parte siberiana che, non casualmente, segnano delle linee di confine fra terre più densamente popolate e terre "selvagge".
Il clima dell'Himalaya, nettamente discordante rispetto al clima tropicale cui appartiene, varia a seconda dell'altitudine, da subtropicale alle pendici meridionali fino ad alpino estremo sulle vette più elevate. Si possono distinguere tre macro-stagioni: da ottobre a febbraio con basse temperature, da maggio a giugno con temperature più elevate e da giugno a settembre con l'umida stagione monsonica caratterizzata da violente piogge, limitate però al settore meridionale della catena, le cui alte vette impediscono il passaggio dei monsoni.
Il clima antartico ha caratteristiche che lo differenziano da qualunque altro clima classificato sulla Terra e che solo a partire dalla seconda metà del XX secolo cominciarono a essere comprese. Con le spedizioni scientifiche nella Terra Australis, si svilupparono ricerche in tutte le branche, non esclusa quella meteorologica, ma le caratteristiche climatiche del plateau centro orientale rimasero un punto interrogativo sino all'Anno geofisico internazionale, quando l'installazione di basi scientifiche permanenti, americane e sovietiche, permise la raccolta continua dei dati atmosferici giornalieri tutto l'anno.
Il clima (dal greco clinamen che vuol dire "inclinato") è lo stato medio del tempo atmosferico a varie scale spaziali (locale, regionale, nazionale, continentale, emisferico o globale) rilevato nell'arco di almeno 30 anni (secondo la definizione ufficiale fornita dalla Organizzazione meteorologica mondiale). È in massima parte una funzione dell'inclinazione dei raggi solari sulla superficie della Terra al variare della latitudine; a ciascuna fascia climatica-latitudinale della Terra corrispondono caratteristiche fisico-ambientali diverse in termini di flora e fauna detti biomi (es. foreste pluviali, deserti, foreste temperate, steppe, taiga, tundra e banchisa polare), influenzando fortemente le attività economiche, le abitudini e la cultura delle popolazioni che abitano il territorio. La principale caratteristica del clima rispetto al comune "tempo meteorologico", oltre all'intervallo temporale di osservazione e studio, è l'avere un andamento che tende a mantenersi stabile nel corso degli anni pur con una variabilità climatica interannuale dovuta alle stagioni e di medio-lungo periodo che vi si sovrappone. L'attenzione scientifica negli ultimi decenni si è spostata sempre più sulla comprensione o ricerca approfondita dei meccanismi che regolano il clima terrestre, specie in rapporto ai temuti cambiamenti climatici osservati negli ultimi decenni (es.riscaldamento globale). La disciplina scientifica che studia tutti questi aspetti è la climatologia.