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Il Foglio Quotidiano, meglio conosciuto come Il Foglio, è un quotidiano a diffusione nazionale fondato il 30 gennaio 1996 da Giuliano Ferrara, che ne è poi stato fin dal primo numero e per diciannove anni – salvo un breve periodo tra il 1996 e il 1997 – il direttore responsabile. Dal 28 gennaio 2015 è diretto da Claudio Cerasa.
Foglie d'erba (Leaves of Grass nell'originale in lingua inglese) è il titolo della più conosciuta raccolta di poesie del poeta e scrittore statunitense Walt Whitman. Fu pubblicata nel 1855 in occasione del giorno dell'Indipendenza: quasi un segno propiziatorio per un'opera destinata ad essere considerata come la Bibbia democratica americana. E questo sebbene il testo della raccolta apparisse - almeno all'uscita, e in minore misura nelle successive edizioni - quanto meno insolito rispetto alla tradizione, composto com'era da una lunga serie di versetti non divisi in strofe, senza pause o titoli. Dalla pubblicazione di Foglie d'erba la produzione poetica di Whitman continuò ininterrotta malgrado le sue numerose vicende esistenziali: dal dolore per la morte dei genitori allo scoppio della guerra di secessione americana, dall'opera di volontario negli ospedali militari all'uccisione di Abramo Lincoln che lo colpì enormemente, passando attraverso l'esperienza della paralisi, all'accusa di oscenità per certi suoi versi che esaltavano troppo esplicitamente la sessualità e, infine, gli (acri) commenti sulla sua presunta omosessualità (palesata successivamente con la pubblicazione dei suoi epistolari amorosi con uomini e di studi sui suoi rapporti con soldati).
Le foglie sono gli organi indispensabili per la pianta perché fornisce la fotosintesi ossia il processo che fa diventare la foglia verde con: anidride carbonica più acqua più luce solare, la respirazione attraverso dei minuscoli buchi chiamati stomi, la traspirazione (fuoriuscita d'acqua che permette la traspirazione quando le condizioni atmosferiche sono sfavorevoli). Le foglie possono immagazzinare alimenti e acqua ed in alcune piante le loro forme sono modificate per altri scopi. Strutture simili a foglie - e denominate fronde - si trovano nelle felci.
Come le foglie è una poesia del poeta greco Mimnermo, in distici elegiaci, giuntaci, probabilmente integra, tramite l'Antologia di Stobeo. In questo testo il poeta si sofferma nuovamente sul discorso di antitesi tra i divertimenti della giovinezza e l'incombenza triste della vecchiaia. La poesia è scritta in distici elegiaci. Il testo inizia con il paragone senza tempo tra uomini e foglie, ricorrente nella letteratura ed è di stampo omerico. Omero, infatti, nel VI libro dell'Iliade, durante l'incontro tra Diomede e Glauco, paragona le generazioni degli uomini alle foglie: Tuttavia sono evidenti anche le differenze: nel discorso di Glauco la precarietà dell'uomo si applicava alle stirpi e al significato della loro presenza sulla terra, in Mimnermo, invece, al ciclo breve della vita individuale. Inoltre, se nell'Iliade le generazioni sono paragonate al cadere delle foglie con una immagine dinamica in cui nuove foglie nascono e che si conclude con la visione della primavera, nel frammento 2 West il dato pittoresco viene appena ricordato, dopo il poeta si abbandona in una triste riflessione che termina con le figure delle nere Parche, quindi un'immagine di morte. A partire da reminiscenze omeriche il poeta affronta le tematiche che più gli stanno a cuore: la fugacità della giovinezza e l'incombere della vecchiaia. Dal punto di vista formale si nota che le parole-chiave sono poste in rilievo grazie alla loro collocazione nel testo, alla fine (come ὢρη, ἠελίου, ἣβης, rispettivamente alla fine dei vv. 1-3) o all'inizio, come il pronome ἡμείς al v. 1, che afferma l'universalità delle tematiche trattate, da cui nessun uomo può sentirsi escluso: noi tutti siamo come foglie, e tanto caduca è la nostra esistenza. I termini scelti, attinti dal mondo naturale, suggeriscono un'identificazione tra la vita umana e il ciclo della natura. Nel componimento è evidente l'angoscia del poeta: a differenza di Pohlez altri studiosi, quali Jaeger, sostengono che non possa intendersi come l'analogo invito oraziano al carpe diem: per l'uomo "morte, vecchiaia, malattia, sfortuna, e quant'altro lo insidia, si fanno minacce gigantesche, e chi cerca di sottrarsi loro col godimento momentaneo, ne porta tuttavia la spina sempre confitta nel cuore". Nel v. 10 ricorre un tema molto diffuso nel pessimismo greco, che si ritrova in Bacchilide:"per l'uomo/ molto meglio non esser nato,/ non avere mai visto la luce/ del sole; in Erodoto:" meglio è per l'uomo morire piuttosto che vivere; in Sofocle:"Non essere nati è condizione/ che tutto supera; ma poi, una volta apparsi,/ tornare al più presto colà donde si venne,/ è certo il secondo bene". Tuttavia in Mimnermo esso assume una connotazione differente: egli ritiene preferibile la morte, ma solo quando la giovinezza è ormai trascorsa.