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Il sardo (nome nativo sardu /ˈsaɾdu/, lìngua sarda /ˈliŋɡwa ˈzaɾda/ nelle varianti campidanesi o limba sarda /ˈlimba ˈzaɾda/ nelle varianti logudoresi e in ortografia LSC) è una lingua appartenente al gruppo romanzo delle lingue indoeuropee che, per differenziazione evidente sia ai parlanti nativi, sia ai non sardi, sia agli studiosi di ogni tempo, deve essere considerata autonoma dai sistemi dialettali di area italica, gallica e ispanica e pertanto classificata come idioma a sé stante nel panorama neolatino. È parlata nell'isola della Sardegna. È classificata come lingua romanza occidentale o insulare e viene considerata da molti studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino; a titolo di esempio, lo storico Manlio Brigaglia rileva che la frase in latino pronunciata da un romano di stanza a Forum Traiani Pone mihi tres panes in bertula ("Mettimi tre pani nella bisaccia") corrisponderebbe alla sua traduzione in sardo corrente Ponemi tres panes in sa bèrtula. Sebbene la base lessicale sia quindi in massima misura di origine latina, il sardo conserva tuttavia diverse testimonianze del sostrato linguistico degli antichi Sardi prima della conquista romana: si evidenziano etimi protosardi e, in misura minore, anche fenicio-punici in diversi vocaboli, soprattutto toponimi. In età medievale, moderna e contemporanea la lingua sarda ha ricevuto influenze di superstrato dal greco-bizantino, ligure, volgare toscano, catalano, castigliano e italiano. Dal 1997 la legge regionale riconosce alla lingua sarda pari dignità rispetto all'italiano. Dal 1999 è anche tutelata dalla legge nazionale sulle minoranze linguistiche; fra le dodici minoranze in questione, quella sarda è la più robusta in termini assoluti ma è anche quella che più ha conosciuto un decremento in termini relativi.
L'etica militare in Italia indica un corpus di principi di etica militare, l'insieme dei principi filosofici che caratterizzano l'impronta morale delle forze armate italiane e dei corpi armati nazionali ad ordinamento militare. (forze di polizia italiane). La condotta degli appartenenti a questi enti è comunque regolamentata formalmente e le previsioni in materia sono state riformate a partire dalla fine degli anni settanta, del XX secolo.
Il cosiddetto editto delle chiudende, più precisamente "Regio editto sopra le chiudende, sopra i terreni comuni e della Corona, e sopra i tabacchi, nel Regno di Sardegna", fu un provvedimento legislativo emanato il 6 ottobre 1820 dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I e pubblicato nel 1823. Con questo atto si autorizzava la recinzione dei terreni che per antica tradizione erano fino ad allora considerati di proprietà collettiva, introducendo di fatto la proprietà privata. L'editto mirava a favorire la modernizzazione e lo sviluppo dell'agricoltura locale, che versava in gravi condizioni di arretratezza, e nel suo passaggio più cruciale conteneva l'autorizzazione a qualunque proprietario a liberamente chiudere di siepe, o di muro, vallar di fossa, qualunque suo terreno non soggetto a servitù di pascolo, di passaggio, di fontana o d'abbeveratoio. Egual licenza era concessa ai comuni, per i terreni di loro proprietà, ed in tutti i terreni chiusi in applicazione dell'editto era "libera qualunque coltivazione, compresa quella del tabacco".
La cussorgia è un antico istituto, tipico della Sardegna, affine all'ademprivio in cui, però i diritti di pascolo non sono attribuiti agli abitanti di un paese, ma a un singolo pastore. Il diritto poteva essere trasmesso di padre in figlio. Si trattava di diritti consuetudinari trasmessi ab immemore su beni di solito di origine feudale. Questa maggiore valenza della cossurgia l'aveva fatta assimilare ai diritti reali minori e per il suo trasferimento occorreva un atto notarile. Con il disfavore ottocentesco delle forme diverse dalla piena proprietà anche la cussorgia venne colpita dall'abolizione dei fondi ademprivi e la cussorgia venne eliminata quando non si era realizzata la sua trasformazione in Gallura, Sinnai, Maracalagonis e Burcei, in proprietà perfette.
Bosa (IPA: [ˈbɔːza], Bosa in sardo o, contratto, 'Osa, pronuncia [ˈɔːza]) è un comune italiano di 7 798 abitanti della provincia di Oristano, nella costa occidentale del centro-nord della Sardegna. Fa parte dell'Unione di comuni della Planargia e del Montiferru Occidentale. È il principale centro abitato della subregione della Planargia e si inserisce, storicamente, nel più vasto territorio del Logudoro, condividendo con quest'ultimo l'utilizzo della variante linguistica del sardo logudorese. Durante il dominio aragonese, ottenne il rango di città regia del quale attualmente permane, con l'abolizione dei privilegi feudali, il titolo onorifico di città. Insieme ad Alghero è sede vescovile della diocesi di Alghero-Bosa.
La Biblioteca universitaria di Genova è il maggiore istituto bibliografico della Liguria, titolare del deposito legale; possiede oltre 600.000 unità tra volumi, opuscoli, manoscritti, incunaboli, cinquecentine, autografi, periodici. A partire dal settembre 2013 trasferisce buona parte del proprio patrimonio bibliografico presso la nuova sede sita in Via Balbi 40 (ex Hotel Colombia). Dal luglio 2014 viene chiusa la sede storica di Via Balbi 3.
Per archivio si intende una raccolta organizzata e sistematica di informazioni di diversa natura. In secondo luogo, per estensione, con "archivio" si designa anche l'ente che ha il compito istituzionale di tutelare e valorizzare un insieme di documenti e i locali destinati alla loro conservazione.
Agente di pubblica sicurezza è una qualifica attribuita in Italia a soggetti appartenenti all'autorità di pubblica sicurezza.
L'ademprivio, in diritto, è un bene di uso comune, generalmente un fondo rustico di variabile estensione, su cui la popolazione poteva comunitariamente esercitare diritto di sfruttamento, ad esempio per legnatico, macchiatico, ghiandatico o pascolo. Il termine, usato al modo latino (ademprivia), ma apparso intorno al XIV secolo, fu diffuso in Sardegna dai sovrani giudicali durante il periodo di loro dominio sull'isola e mutuava istituti analoghi già in uso in aree comprese fra la Provenza e la Catalogna. Tuttavia, malgrado la comparsa documentale dell'istituto sia in relati di questa fase storica, questa particolare concezione di "possedimento comunitario", dagli Aragonesi, si ebbero minimi aggiustamenti rispetto agli usi preesistenti come i communalia ed i communia, sviluppatisi durante la dominazione romana e per effetto delle distribuzioni di terre in regime di colonia. L'ademprivio presenta una forte analogia con altri istituti che un tempo erano diffusi in tutta Europa e che permanevano, soprattutto, in zone in cui le attività forestali e quelle legate all'allevamento avevano una preponderanza rispetto all'agricoltura propriamente detta. Nelle Alpi ad esempio vi erano le regole ampezzane o cadorine. Nel settecento in Inghilterra con le Enclosures e nell'Ottocento nel resto d'Europa fu comune la tendenza a trasformare queste proprietà collettive in proprietà piene: vi era una forte spinta del mondo borghese a voler trasformare le attività agricole in senso più imprenditoriale, vedendo gli istituti tradizionali come una remora alla nascita di un'agricoltura moderna. In Sardegna l'ademprivio rappresenta praticamente l'uso civico per antonomasia.