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La tecnica narrativa utilizzata da Giovanni Verga nelle opere veriste composte dal 1878 in poi, possiede caratteri di originalità innovativi che si distaccano dalla tradizione e anche dalle esperienze contemporanee sia italiane che straniere. Tra le tecniche narrative utilizzate da Giovanni Verga si ricordano: La tecnica dello straniamento L'utilizzo del discorso indiretto libero La tecnica dell'impersonalità La tecnica della premessa o "regressione"
Giovanni Carmelo Verga (Vizzini, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore, drammaturgo e senatore italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo.
La descrizione dello spazio dal punto di vista geografico rende la narrazione verghiana autenticamente verista e assume, nelle novelle e nei romanzi, dignità di protagonista.
Nedda è un bozzetto scritto da Giovanni Verga, pubblicato il 15 giugno del 1874 sulla "Rivista Italiana" e nello stesso anno dall'editore Brigola a Milano. Secondo il parere della critica, Nedda è considerata erroneamente l'opera che segna il passaggio, nella poetica di Verga, al verismo, con la rappresentazione oggettiva e reale di una società in degrado e, anche se, come afferma Sarah Zappulla Muscarà "Il bozzetto siciliano non segna, come comunemente si afferma, la nuova fase dell'arte verghiana, costituisce tuttavia un momento senza dubbio fondamentale nel travaglio divenire dell'artista che, pur tra soste e ritorni, non conosce cesure o conversioni ma una graduale e coerente maturazione ".In realtà, Verga utilizza un narratore esterno come mezzo per narrare la vicenda. Non vi è distanza tra esso e il soggetto narrato, a differenza di "Rosso Malpelo" e ciò lo si può evincere sin dall'incipit.
I Malavoglia il romanzo pi conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881. una delle letture pi diffuse e indicate nei programmi di letteratura italiana all'interno del sistema scolastico italiano. Fa parte del ciclo dei Vinti.
Cavalleria rusticana è una novella appartenente alla prima raccolta di novelle di Giovanni Verga intitolata Vita dei campi, pubblicata da Treves a Milano nel 1880. È una storia d'amore e di gelosie, ambientata in un paese siciliano, Vizzini, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito all'Impresa dei Mille di Giuseppe Garibaldi del 1860 ed all'Unità d'Italia del 1861.
L'artificio della regressione è una tecnica narrativa usata dagli scrittori facenti parte del verismo. Questa tecnica consiste nell'annullare tutte le radici "colte" dell'autore. Il narratore si riduce cioè allo stesso piano dei personaggi di cui parla, venendo meno tutte le terminologie colte che possano in qualche modo far rilevare l'autore/narratore in modo evidente rispetto al testo; è un modo di scrivere secondo cui il narratore adotta le categorie culturali della comunità che descrive a tutti i livelli: conoscenze, credenze, lingua, modo di pensare, metafore. Non vi è più il narratore onnisciente che giudica alla Manzoni, ma abbandona le sue conoscenze e la sua morale per regredire alla mentalità paesana. Questa tecnica è ampiamente usata da Giovanni Verga che per rispettare il principio dell'impersonalità fa ampio uso dell'indiretto libero e di questa tecnica.Verga narra attraverso una voce che, "rimanendo fuori campo" ed evitando di dare giudizi personali, si limita a riferire i fatti dal punto di vista delle comunità locali (I Malavoglia) e a farsi portatore della mentalità popolare della gente umile e semplice che vive in piccoli paesi del Mezzogiorno d'Italia. Se Émile Zola e i naturalisti cercavano di riprodurre la realtà in maniera oggettiva, Giovanni Verga, per raggiungere il medesimo obiettivo, arriva a scomparire dietro la sua narrazione, in quanto si identifica nelle abitudini, nei gesti, nelle parole di quel "personaggio ideale" e collettivo che è il coro paesano. Tale ritrarsi di Verga alle spalle dei suoi umili personaggi del Ciclo dei Vinti, che è chiamato dai critici appunto l'Artificio della regressione: "regressione" perché l'autore regredisce culturalmente al livello dei paesani "artificio" perché Verga si nasconde dietro di loro, senza autocancellarsi (come invece fa Luigi Pirandello nella sua poetica del personaggio "senza autore").La Lupa, ad esempio, è presentata all'inizio del racconto secondo il punto di vista delle donne del paese: "Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia". Ne I Malavoglia il narratore popolare si porta sempre sul piano culturale dei personaggi. Ad esempio descrive la tempesta (cap. III) con paragoni che rimandano all'esperienza quotidiana del popolo (come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese), alle attività rurali (il mare si udiva muggire [...] che pareva [...] i buoi della fiera di S. Alfio), o all'immaginario religioso, che associa il vento al demonio e conferisce alla natura una forza malefica (il vento s'era messo a fare il diavolo..., Ci sono i diavoli per aria!). Scrive il critico G. Baldi: "Ne scaturisce un procedimento, che può essere ancora ricondotto alla categoria dell'erlebte Rede (discorso indiretto libero), perché in certo qual modo è sempre l'ottica del personaggio ad essere filtrata dalla "voce narrante", ma è del tutto atipico rispetto alle forme canoniche dell'indiretto libero, e costituisce una peculiarità originale della tecnica verghiana. [...] Nel caso di questo caratteristico procedimento verghiano il "narratore" non si annulla totalmente nell'ottica del personaggio, ma serba in certa misura la sua identità, e non riporta enunciati verbali o discorsi interiori della cui realtà effettiva si possa essere assolutamente certi, ma più che altro rifà il verso mimeticamente ed ecolalicamente, al modo in genere con cui il personaggio pensa e si esprime, utilizzando magari le sue locuzioni abituali o riproducendo i suoi inconfondibili stereotipi mentali".