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Dr. House - Medical Division (House, M.D.) una serie televisiva statunitense ideata da David Shore e Paul Attanasio, trasmessa da Fox dal 16 novembre 2004 al 21 maggio 2012; l'emittente televisiva ha ufficialmente accreditato Shore come creatore. La serie incentrata attorno al ruolo del dottor Gregory House, un medico poco convenzionale ma dotato di grandi capacit ed esperienza, a capo di una squadra di medicina diagnostica presso il fittizio ospedale universitario Princeton-Plainsboro Teaching Hospital, nel New Jersey. La serie trae ispirazione dai gialli del celebre detective Sherlock Holmes: in ogni episodio ha luogo un giallo diverso che il protagonista, attraverso le proprie capacit mediche e deduttive, deve districare basandosi su vari indizi, spesso poco evidenti; infine, egli riesce quasi sempre a risolvere il puzzle medico e a salvare il paziente. I misteri medici sono invece stati ispirati da una rubrica del New York Times dedicata ai casi clinici particolarmente problematici.Dr. House stato acclamato dalla critica e ha un alto livello di ascolto televisivo. La serie stata tra i primi dieci programmi televisivi pi seguiti negli Stati Uniti dalla sua seconda stagione alla quarta; nella stagione televisiva 2008-2009, scesa complessivamente sino al diciannovesimo posto. Distribuito in 66 paesi, Dr. House stato il programma televisivo pi seguito al mondo nel 2008. La serie ha ricevuto diversi premi, incluso un Peabody Award, due Golden Globe e tre Emmy Award. L'8 febbraio 2012 il network Fox ha annunciato la chiusura della serie con l'ottava stagione, che si conclusa il 21 maggio 2012. Dal punto di vista culturale, la serie televisiva e pi in particolare la figura del protagonista ha fornito motivi di riflessione filosofica, etica e religiosa relativi al campo della medicina e della deontologia; diversi saggi pubblicati hanno approfondito questo aspetto della serie.
Le donne si sono sempre impegnate nella disciplina della filosofia lungo il corso della storia ma poche sono state riconosciute come filosofe e pochissime sono menzionate come autrici di opere filosofiche nel canone Occidentale. Nella filosofia antica in Occidente, mentre la filosofia accademica era un dominio tipicamente maschile (su tutti Platone e Aristotele), sono state attive durante questo periodo pensatrici donne quali Ipparchia (attiva circa nel 325 a.C.), Arete di Cirene (V-IV secolo a.C.) e Aspasia di Mileto (470-400 a.C.). Una donna notevole della filosofia tardo-antica è stata Ipazia, vissuta nel V secolo. Tra gli altri esponenti notevoli della filosofia moderna vi sono Mary Wollstonecraft (1759-97) e Margaret Fuller (1810-50). Donne influenti della filosofia contemporanea comprendono Susanne Langer (1895-1985), Hannah Arendt (1906-75), Simone de Beauvoir (1908-86), Simone Weil (1909-1943), Mary Midgley (nata nel 1919), Mary Warnock (nata nel 1924), Julia Kristeva (nata nel 1941), Patricia Churchland (nata nel 1943) e Susan Haack (nata nel 1945). Nei primi anni del XIX secolo alcuni college ed università del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America hanno incominciato ad ammettere anche le donne, dando così vita a nuove generazioni di studiosi di sesso femminile. Tuttavia il rapporto del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti d'America indica che a partire dal 1990 in poi proprio la filosofia è uno dei campi delle scienze umane meno proporzionato in relazione al genere. Le donne vengono a costituire meno del 17% degli iscritti alle facoltà di filosofia secondo alcuni studi. Nel 2014 "Inside Higher Ed" ha descritto la filosofia come "la lunga storia della misoginia e della molestia sessuale di studentesse e professoresse". Jennifer Saul, insegnante di filosofia del linguaggio all'Università di Sheffield, ha affermato nel 2015 che le donne vengono "costrette a lasciare lo studio della filosofia dopo essere state ripetutamente molestate, assalite o sottoposte a ritorsioni". Già nei primi anni novanta l'associazione canadese di filosofia (ACPA) ha avvertito che effettivamente esiste uno squilibrio di genere e una polarizzazione di genere nel campo accademico filosofico. Nel giugno 2013 un professore statunitense di sociologia ha dichiarato che su tutti i contributi e citazioni presenti nelle quattro più prestigiose riviste del paese, solo il 3,6% del totale era di mano femminile, mentre i redattori della Stanford Encyclopedia of Philosophy hanno sollevato preoccupazioni circa la sotto-rappresentazione delle filosofe e hanno sostenuto di avere bisogno di redattrici e scrittrici per garantire la rappresentazione dei contributi femminili. Secondo Eugene Sun Park i filosofi sono prevalentemente di razza bianca e di sesso maschile, questa omogeneità esiste in quasi tutti gli aspetti e a tutti i livelli della disciplina. Susan Price sostiene che la filosofia accademica rimane una disciplina dominata dai maschi bianchi, il che si uniforma ancora al mito che il "genio" è correlato al genere. Secondo Jennifer Saul la filosofia, in quanto la più antica tra le scienze umane, è anche la più bianca e rimane in realtà appannaggio prevalente del sesso maschile (così come anche la matematica, seppur in misura minore), laddove invece altre aree sono più a zona di parità di genere.