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La tintura in capo è una tecnica di tintura che consiste nel tingere un capo di abbigliamento già confezionato. La differenza visiva tra un capo confezionato con tessuto già tinto e un capo tinto dopo la confezione consiste nell'aspetto, che risulta più pulito ed uniforme nel caso del capo confezionato con tessuto tinto, più lavato e usato invece nel caso del tinto in capo. Molte case di moda oggi, per motivi di tempistica, richiedono alle tintorie un prodotto tinto in capo che abbia le stesse caratteristiche del capo confezionato con tessuto tinto, quindi esente da abrasioni e uniforme in ogni sua parte. Dall'avvento di questa tecnica, che permette di tingere tutti i tipi di materiali (dalla lana al cotone e ai sintetici), sono state sviluppate moltissime tecniche di lavorazione: alle tintorie può quindi essere richiesto un prodotto molto invecchiato, come se fosse stato lavato molte volte (tintura old), un prodotto con aspetto sfumato, anche con più colori; successivamente alla tintura è inoltre possibile effettuare ulteriori trattamenti di finissaggio come stone wash o lavaggi a base di formulati enzimatici. I macchinari che vengono utilizzati per questa tecnica di tintura sono diversi da quelli utilizzati per la tintura dei tessuti, mentre coloranti e prodotti ausiliari sono i medesimi, pur variando le loro condizioni applicative (tempo, quantità, percentuali). La tintura dei capi già confezionati viene effettuata in particolari lavatrici, dove è possibile regolare il numero di RPM (giri al minuto del cesto) in base al tipo di articolo da trattare e in base all'effetto che si vuole ottenere.
Il palladio è l'elemento chimico di numero atomico 46 e il suo simbolo è Pd. È un metallo raro, di aspetto bianco-argenteo, del gruppo del platino a cui somiglia anche chimicamente: viene estratto principalmente da alcuni minerali di rame e nichel. I suoi usi più comuni sono nell'industria, come catalizzatore, e in gioielleria.
L'antisettico è un mezzo fisico o chimico con la proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi, all'esterno, sulla superficie o all'interno di un organismo. Il più comune antisettico presente in natura è il calore; le alte temperature sono utilizzate quali antisettico per strumenti ed abbigliamento.
L'acido solforico è un acido minerale forte, liquido a temperatura ambiente, oleoso, incolore e inodore; la sua formula chimica è H2SO4, a volte riportata anche come SO2(OH)2. È l'ossiacido dello zolfo esavalente, o zolfo(VI). I suoi sali vengono chiamati solfati. Un solfato molto comune è il gesso, che è solfato di calcio diidrato. In soluzione acquosa concentrata (>90%) è noto anche con il nome di vetriolo. Soluzioni di anidride solforica, che possono arrivare fino al 30%, in acido solforico sono note come oleum. Solubile in acqua e in etanolo con reazione esotermica anche violenta, in forma concentrata può causare gravi ustioni per contatto con la pelle. L'acido solforico ha numerose applicazioni, sia a livello di laboratorio che industriale. Tra queste si annoverano: la produzione di fertilizzanti, il trattamento dei minerali, la sintesi chimica, la raffinazione del petrolio ed il trattamento delle acque di scarico. È impiegato inoltre come elettrolita negli accumulatori al piombo-acido per autoveicoli. In combinazione con l'acido nitrico forma lo ione nitronio (NO+2 ), intermedio nella reazione di nitrazione, impiegata industrialmente per la produzione del trinitrotoluene (TNT), della nitroglicerina, del fulmicotone e di molti altri esplosivi. Tra gli additivi alimentari, è identificato dalla sigla E 513.