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Trieste (, AFI: /triˈɛste/; Trieste in triestino; Trst in sloveno, in croato e in serbo) è un comune italiano di 200 523 abitanti, capoluogo della regione italiana a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia, affacciato sull'omonimo golfo nella parte più settentrionale dell'Alto Adriatico, fra la penisola italiana e l'Istria, a qualche chilometro dal confine con la Slovenia nella regione storica della Venezia Giulia. Già capoluogo dell'omonima provincia, è sede dell'omonimo ente di decentramento regionale (EDR), istituito con Legge regionale 29 novembre 2019, n. 21 ("Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale"), ed operativo dal 1º luglio 2020. Rappresenta da secoli un ponte tra l'Europa occidentale e quella centro-meridionale, mescolando caratteri mediterranei, mitteleuropei e slavi ed è il comune più popoloso e densamente popolato della regione, con il porto di Trieste che nel 2016 è stato il porto italiano con più traffico merci ed uno dei più importanti nel sud Europa.
Le lingue dell'Italia costituiscono, a detta di alcuni autori, il patrimonio linguistico più ricco e variegato all'interno del panorama europeo. Ad eccezione di taluni idiomi stranieri legati ai moderni flussi migratori, le lingue che vi si parlano sono esclusivamente di ceppo indoeuropeo e appartenenti in larga prevalenza alla famiglia delle lingue romanze: compongono il paesaggio linguistico, altresì, varietà albanesi, germaniche, greche e slave. La lingua ufficiale della Repubblica Italiana, l'italiano, discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso in letteratura è iniziato con i grandi scrittori Dante, Petrarca e Boccaccio verso il XIII secolo, e si è in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana corrente. La lingua italiana era scritta solo da una piccola minoranza della popolazione al momento dell'unificazione politica nel Regno d'Italia nel 1861, ma si è in seguito diffusa, mediante l'istruzione obbligatoria esclusivamente in lingua italiana standard e il contributo determinante e più recente della televisione che vede escluso, o molto limitato, l'uso sia dei dialetti che delle lingue di minoranza (salvo quanto previsto dagli accordi internazionali sottoscritti dall'Italia dopo la seconda guerra mondiale a favore delle minoranze linguistiche tedesca della provincia di Bolzano, slovena della regione Friuli-Venezia Giulia e francese della Valle d'Aosta) nonostante il fatto che, nel secondo caso, la legge 482/99 preveda l'obbligo per la RAI di trasmettere anche nelle lingue delle minoranze linguistiche.Dal punto di vista degli idiomi locali preesistenti, ne consegue un processo di erosione linguistica e di minorizzazione, processo accelerato sensibilmente dall'ampia disponibilità di mass media in lingua italiana e dalla mobilità della popolazione, oltre ad una scarsa volontà politica di tutelare le minoranze linguistiche (art. 6 Cost e L. 482/99) e riconoscere una valenza culturale ai dialetti (art. 9 Cost). Questo tipo di cambiamenti ha ridotto sensibilmente l'uso degli idiomi locali, molti dei quali sono ormai considerati in pericolo di estinzione, principalmente a causa dell'avanzare della lingua italiana anche nell'ambito strettamente sociale e relazionale . Negli ultimi anni si è assistito a una loro rivalutazione sul piano culturale in reazione ai processi omologativi della globalizzazione. Nonostante il mancato appoggio dello Stato, secondo varie ricerche più del 60% dei ragazzi parla quotidianamente in "dialetto" (con riferimento ai dialetti dell'Italia, non ai dialetti dell'italiano); tra i vari motivi, i più importanti sono: il desiderio di creare un legame forte con la propria famiglia (67%), volontà di conoscere la storia di determinati termini ed espressioni (59%) o possibilità di arricchire il proprio parlato con espressioni colloquiali (52%) e naturalmente lo spirito di appartenenza alla propria terra. Secondo i più recenti dati statistici il 45,9% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 32,2% lo alterna con una lingua locale, mentre solo il 14% si esprime esclusivamente nell'idioma locale, il resto ricorre ad un'altra lingua. Il noto linguista Tullio De Mauro, intervistato da un quotidiano nazionale il 29 settembre 2014, affermava che l'uso alternante di italiano e dialetto arriva oggi al 44,1% e coloro che adoperano solo l'italiano sono il 45,5%.Sempre secondo De Mauro, il plurilinguismo "italiano + dialetti o una delle tredici lingue di minoranza" gioca un ruolo positivo in quanto «i ragazzi che parlano costantemente e solo italiano hanno punteggi meno brillanti di ragazzi che hanno anche qualche rapporto con la realtà dialettale».
Il dialetto bresciano (pronunciato localmente [breˈsa] o [breˈha], scritto comunemente bresà o bressà) è, insieme al cremasco, ai dialetti delle zone confinanti delle province di Cremona e Mantova, un idioma del gruppo orientale della lingua lombarda, appartenente al ceppo delle lingue gallo-italiche. Il bresciano è parlato, nelle sue diverse varietà, nel territorio della provincia di Brescia, nella parte nord-occidentale della provincia di Mantova (Castiglione delle Stiviere, Solferino, Medole, Castel Goffredo, Casalmoro, Asola), in quella sud-occidentale della provincia di Trento, nella valle del Chiese, valli Giudicarie e val Rendena .
Emanuela Grimalda (Trieste, 26 giugno 1964) è un'attrice italiana.
Il dialetto arianese, tipico dell'area territoriale di Ariano Irpino, è una particolare varietà del vernacolo irpino, appartenente a sua volta al gruppo campano dei dialetti italiani meridionali. Come tutti gli idiomi romanzi discende direttamente dal latino volgare, una lingua di ceppo indoeuropeo diffusa sul territorio fin dall'epoca romana.
Con l'espressione dialetti d'Abruzzo si definiscono le varietà linguistiche romanze parlate nella regione italiana dell'Abruzzo (con dialetto si intende, a seconda dell'uso, una lingua contrapposta a quella nazionale o una varietà di una lingua). Tale territorio non si presenta unitario dal punto di vista linguistico, in quanto dette varietà appartengono a due gruppi diversi delle lingue italoromanze: il dialetto sabino, che appartiene al continuum dei dialetti italiani mediani o italiano centrale il gruppo abruzzese dei dialetti italiani meridionali identificati anche come lingua napoletana o napoletano-calabrese.
La cultura dei castellieri si sviluppò in Istria nell'età del bronzo medio per espandersi successivamente in Friuli (cjastelîr in friulano), Venezia Giulia, Dalmazia, Veneto e zone limitrofe. Durò oltre un millennio (dal XV al III secolo a.C. circa) ed ebbe termine solo con la conquista romana. Prende il nome dai borghi fortificati che sorsero un po' ovunque nella sua zona di diffusione e definiti per l'appunto castellieri.
L'architettura manierista è quella fase dell'architettura europea che si sviluppò indicativamente tra il 1530 ed il 1610, cioè tra la fine del Rinascimento e l'avvento del Barocco.Di solito il Manierismo è considerato dagli storici come l'ultima fase del Rinascimento, preceduta da quelle dell'Umanesimo fiorentino e del Classicismo romano; tuttavia, se le prime due fasi sono temporalmente distinguibili, altrettanto non può dirsi per il Classicismo ed il Manierismo, che coesistettero sin dagli inizi del XVI secolo.Il termine "maniera", utilizzato già nel Quattrocento per indicare lo stile di ogni artista, fu ripreso da Giorgio Vasari nel secolo successivo per descrivere uno dei quattro requisiti delle arti ("ordine, misura, disegno e maniera"), con particolare riferimento alle opere di Michelangelo Buonarroti. Eppure solo con l'affermarsi del Neoclassicismo comparve per la prima volta il termine "manierismo", impiegato per indicare una digressione dell'arte dal proprio ideale; successivamente fu usato dello storico Jacob Burckhardt per definire in modo sprezzante l'arte italiana fra il Rinascimento e il Barocco. Ciononostante, all'inizio del XX secolo, alla luce delle nascenti correnti surrealiste ed espressioniste, la critica rivalutò la cultura manierista.
Aldo Romeo Luigi Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico, accademico e giurista italiano. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante alla Costituente, ne divenne prima segretario (1959) e poi presidente (1976) e fu più volte ministro. Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, guidò governi di centro-sinistra (1963-68) promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta strategia dell'attenzione verso il Partito Comunista Italiano attraverso il cosiddetto compromesso storico. Fu rapito il 16 marzo 1978 e assassinato il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse. È uno dei quattro Presidenti del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ad aver ricoperto questa carica per un periodo cumulativo maggiore di cinque anni.