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La Valle del Vajont è una valle alpina, posta tra Veneto (provincia di Belluno) e del Friuli-Venezia Giulia (provincia di Pordenone), che separa dal punto di vista orografico le Prealpi Carniche (Dolomiti Friulane) a nord dalle Prealpi Bellunesi (Catena Cavallo-Visentin) a sud, con i rilevi principali rappresentati dal monte Toc e dal monte Salta. Percorsa dal torrente Vajont, che confluisce nel Piave in prossimità di Longarone, il Passo di sant'Osvaldo la divide ad est dalla vicina Val Cimoliana, mentre parte del territorio rientra nel Parco naturale delle Dolomiti Friulane. Valle laterale della valle del Vajont è la Val Zemola, che diparte verso nord-est dal paese di Erto.
Vajont (Vaiònt in friulano occidentale) è un comune italiano di 1 688 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. È una delle città italiane fondate durante il XX secolo. In base alla legge regionale 26/2014 "Riordino del sistema Regione - Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia", Vajont entra a far parte dell'"UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane".
Il lago di Chiusi è un bacino lacustre in quota (di massimo invaso) 249,94 metri s.l.m. della Toscana, situato nella val di Chiana senese, pochi chilometri a nord-est della località da cui prende il nome, non lontano dal lago di Montepulciano rispetto al quale si trova pochi chilometri a sud-est, a cui è idricamente collegato da un canale di collegamento dentro il quale, nei pressi di Passo alla Querce e di Poggio Falcone, si trova una diga meccanizzata a ghigliottina (munita di sfioratore). È il secondo lago più grande della Toscana, dopo il lago di Massaciuccoli, se si escludono gli invasi artificiali di Bilancino e di Montedoglio, ma è il quarto se si annoverano tali recenti invasi.
Erto e Casso (Nert e Cas nei rispettivi dialetti locali) è un comune italiano sparso di 373 abitanti del Friuli-Venezia Giulia, appartenente all'UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane, che comprende il capoluogo Erto e la frazione Casso, ormai quasi spopolata anche a causa del disastro del Vajont del 9 ottobre 1963.
Il disastro del Vajont è stato un disastro ed umano verificatosi la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell'omonima valle (al confine tra Friuli e Veneto), dovuto alla caduta di una frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e la distruzione degli abitanti del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 2018 persone. Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolosità i dati a loro disposizione, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.
La centrale idroelettrica "Achille Gaggia" è situata nel comune di Soverzene, in provincia di Belluno.