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Diritti LGBT in Giappone

In Giappone l'attività omosessuale è perfettamente lecita e ammessa, sebbene a livello sociale essa sia spesso ancora tenuta nascosta; legalizzata nel 1880, dopo un breve periodo di repressione, con l'introduzione del codice napoleonico. Non esiste alcuna legge specifica contro l'omosessualità, ma non vi è neppure un completo riconoscimento giuridico delle relazioni omosessuali; le famiglie composte da coppie dello stesso sesso non hanno protezioni legali paritarie rispetto a quelle eterosessuali. All'interno dell'espressione tradizione e culturale nipponica non vi è mai stata una storia di ostilità contro le persone LGBT: le maggiori religioni presenti da sempre (shintoismo e buddhismo) non hanno mai né condannato né tanto meno perseguitato gli omosessuali. Un recente sondaggio indica che il 54% dei cittadini ha convenuto che l'identità omosessuale dovrebbe esser accettata dalla società, mentre il 46% si trova in disaccordo, con una gran differenza d'età (con generazioni più giovani che si trovano a esser di gran lunga maggiormente a favore).Anche se la gran parte dei partiti politici non si sono mai apertamente schierati pro o contro il riconoscimento dei diritti LGBT, vi sono vari esponenti apertamente gay suddivisi tra le loro file. Infine, sebbene non a livello nazionale, la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale è espressamente vietata in alcune città.A Tokyo dal 2012 si tiene ogni anno il gay pride, con un numero di partecipanti che aumenta di anno in anno. Un sondaggio del 2015 ha mostrato che la maggioranza dei giapponesi è a favore della legalizzazione del matrimonio omosessuale.

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