Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Porto Ercole (IPA: [pòrto èrkole]) è una frazione di 2 676 abitanti del comune italiano sparso di Monte Argentario, nella provincia di Grosseto, in Toscana. Posto nella Maremma Grossetana e parte della Costa d'Argento all'estremità meridionale della Toscana, ha una grande tradizione marinaresca. La località, nota per la sua vocazione turistica, è centro di rilevanza internazionale per la vela e la nautica da diporto. Con Porto Santo Stefano, costituisce uno dei due abitati maggiori che formano il comune.
Ercole furioso (in latino Hercules furens) è una tragedia di Lucio Anneo Seneca. Viene considerata una delle tragedie della maturità di Seneca, come la Fedra e le Troades. Modello principale è l'Eracle di Euripide.
Ercole (in latino: Hercules) è una figura della mitologia romana, forma italica del culto dell'eroe greco Eracle, introdotto probabilmente presso i popoli Sanniti dai coloni greci, in particolare dalla colonia di Cuma, e presso i Latini e i Sabini dal culto etrusco ad Hercle. Per antonomasia si definisce così una persona di grande forza fisica e, in passato, il forzuto che si esibiva nei circhi e nelle fiere.
Le Colonne d'Ercole nella letteratura classica occidentale indicano il limite estremo del mondo conosciuto. Oltre che un concetto geografico, esprimono metaforicamente anche il concetto di "limite della conoscenza". Geograficamente e tradizionalmente, visto che la loro esistenza è presunta, vengono collocate in corrispondenza della Rocca di Gibilterra e del Jebel Musa (oppure del Monte Hacho) che sorgono rispettivamente sulla costa della Spagna e del Marocco, e una volta chiamate Calpe e Abila. Una ipotesi oggetto di studio è che la loro collocazione sia mutata nel tempo, con l'espandersi della civiltà greca, passando dallo stretto di Messina alla Rocca di Gibilterra appunto. Attualmente si considera lo stretto di Gibilterra essere il confine non plus ultra (lett. "non più avanti") scelto da Ercole. Secondo la mitologia l'eroe, in una delle sue dodici fatiche, giunse sui monti Calpe e Abila creduti i limiti estremi del mondo, oltre i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Separò il monte ivi presente in due parti (le due colonne d'Ercole) e incise la scritta non plus ultra.