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L'isola di Cefalonia (in greco: Κεφαλονιά, Kefalonia) è un'isola greca, la maggiore delle isole Ionie; montuosa (Monte Eno, 1 620 m) e ricca di boschi, è divisa in due parti dalla profonda baia dei Livadi. Dal punto di vista amministrativo costituisce un'unità periferica composta dal comune omonimo nella periferia delle isole Ionie. Vi si coltivano cereali, olive, uva. Caratteristico dell'isola è il pino nero di Cefalonia. Attrazione turistica dell'isola sono le grotte di Drakena e le Katavothres, canali sotterranei naturali ad Argostoli. È anche nota per essere stata teatro dell'eccidio della Divisione Acqui dell'Esercito italiano per mano dei soldati tedeschi tra il 15 e il 26 settembre 1943, cioè poco dopo l'annuncio dell'armistizio fra l'Italia e gli Alleati, l'8 settembre. Oggi la memoria dei fatti della Divisione Acqui è tramandata dall'Associazione Nazionale Divisione Acqui. Ad Argostoli, capoluogo dell'isola, sulla collina c'è un Monumento dedicato ai Caduti della Divisione Acqui eretto, nel 1978, dallo Stato Italiano.
Alfred Stork (1923) è un ex militare tedesco, nazista ed ex sottufficiale della Wehrmacht. Nel 2013 è stato riconosciuto colpevole dal tribunale militare di Roma per aver partecipato all'eccidio di Cefalonia, fucilando almeno 117 italiani. Per questo fatto ha ricevuto una condanna all'ergastolo in Italia. La sentenza comunque non è eseguita. Stork è contumace, vive nella sua villetta a Kippenheim e il governo tedesco non concede l'estradizione dei suoi cittadini coinvolti in crimini di guerra.
Amos Pampaloni (Firenze, 14 novembre 1910 – Firenze, 12 giugno 2006) è stato un ufficiale italiano.
Agostino è un romanzo dello scrittore romano Alberto Moravia (1907-1990).
L'affare Dreyfus fu il maggiore conflitto politico e sociale della Terza Repubblica, scoppiato in Francia sul finire del XIX secolo, che divise il Paese dal 1894 al 1906, a seguito dell'accusa di tradimento e spionaggio a favore della Germania mossa nei confronti del capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus, il quale era innocente. Gli storici sono concordi nell'identificare la vera spia nel maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. L'affare costituì lo spartiacque nella vita francese tra i disastri della guerra franco-prussiana e la prima guerra mondiale: costrinse ministri a dimettersi, creò nuovi equilibri e raggruppamenti politici, spinse a un tentato colpo di Stato. Si crearono e scontrarono, nell'arco di due decenni, due campi profondamente opposti: i "dreyfusardi", che difendevano l'innocenza di Dreyfus (tra loro si distinse Émile Zola con il suo intervento giornalistico denominato "J'accuse"), e gli "antidreyfusardi", partigiani della sua colpevolezza. La condanna di Dreyfus fu un errore giudiziario, avvenuto nel contesto dello spionaggio militare, dell'antisemitismo imperversante nella società francese e nel clima politico avvelenato dalla perdita recente dell'Alsazia e di parte della Lorena, subita per opera dell'Impero tedesco di Bismarck nel 1871. Lo scandalo giudiziario si allargò per gli elementi di falsificazione delle prove portati nel processo, gli intrighi e la coriacea volontà dei più alti vertici militari di Francia nell'impedire la riabilitazione di Dreyfus. Mentre giornali e politici antisemiti, ambienti ecclesiastici e monarchici istigarono e aizzarono ampi settori della società francese contro Dreyfus, i pochi difensori della sua innocenza vennero a loro volta minacciati, condannati o dimessi dall'esercito: Zola si rifugiò all'estero; il maggiore Marie-Georges Picquart, capo dei servizi segreti militari e figura centrale nella riabilitazione di Dreyfus, fu prima degradato e trasferito in Africa, e poi arrestato e condannato. Solo grazie a un compromesso politico, Dreyfus fu graziato e liberato nel 1899. Ci vollero altri anni per ottenere la riabilitazione civile e il suo reintegro nell'esercito nel 1906.